Una preziosa ristampa
Cercasi parità
Il Saggiatore ripubblica il celebre dialogo tra Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre sulla parità tra i generi. Un testo ancora - purtroppo - di stringente attualità
Fu in seguito alla delusione rispetto agli ideali della rivoluzione socialista che Simone de Beauvoir, tra i massimi intellettuali del secolo scorso, assunse un atteggiamento «decisamente femminista», a partire dagli anni Settanta. Autrice de Il secondo sesso (1949), uno dei testi cardine del pensiero femminista, de Beauvoir si rese conto che rivoluzione socialista non aveva prodotto l’emancipazione delle donne, perché in nessuno dei paesi cosiddetti socialisti da lei conosciuti la donna era veramente pari all’uomo.
In un breve ma denso dialogo con Jean-Paul Sartre, suo compagno di vita, riproposto in una nuova edizione a cura di Mara Cantoni e Massimo Gallerani (Simone de Beauvoir interroga Jean-Paul Sartre sul femminismo, il Saggiatore, 50 pagine, 9 Euro) emergono punti di divergenza, come il maschilismo di Sartre e il suo non aver mai incluso le donne nei suoi scritti sugli oppressi, un aspetto imputato dallo stesso alla propria infanzia, all’aver trascorso molto tempo con le donne – tanto da pensare che in lui ci fosse “una specie di donna” – ma del quale prende coscienza, riconoscendo ad esempio di non aver mai avuto rapporti di inferiorità-superiorità con de Beauvoir – difatti, incoraggia la scrittura de Il secondo sesso e appoggia le tesi che lì vengono avanzate: «Proprio in questo rapporto ho imparato, ho capito, che esistevano rapporti tra un uomo e una donna che provavano la profonda parità dei due sessi».
Sono tanti i punti di incontro tra i due, come la necessità di aprire gli occhi alle donne inconsapevoli dell’oppressione domestica subita. Un elemento centrale dello scambio è proprio la subordinazione della donna nella società: «Sentivo che mia nonna era oppressa da mio nonno, ma non me ne rendevo veramente conto. Mia madre, in quanto vedova, era oppressa dai suoi genitori; ma sia da sua madre sia da suo padre. […] Non avevo coscienza del fenomeno. Non vedevo che casi particolari. Certo, ne vedevo moltissimi. Ma, ogni volta, consideravo l’imperialismo un difetto individuale dell’uomo, e una certa particolare obbedienza un tratto del carattere femminile», dice Sartre. Egli approva appieno la lotta femminista, auspicando che la gerarchia presente nella società – che determina una duplice contraddizione: una maggiore che è la lotta dei sessi, una minore che è la lotta di classe –, possa essere soppressa in futuro dal movimento femminista e uomini e donne saranno sullo stesso livello: «Io considero la lotta delle donne come primaria. Per secoli, questa lotta non si è manifestata se non in rapporti individuali, in ogni casa. L’insieme di queste lotte particolari sta dando vita a una lotta più generale. Essa non coinvolge tutti. Direi anzi che la maggior parte delle donne non si rende conto che avrebbe interesse a unire la propria lotta individuale a una lotta più generale, che è quella di tutte le donne contro tutti gli uomini. Questa lotta generale non ha ancora acquistato tutta la sua ampiezza».
Si tratta di un dialogo incalzante e appassionante, che propone un confronto, quello tra i due pensatori, che suscita molteplici e complesse riflessioni su un tema quanto mai attuale, ancora dopo mezzo secolo. Il desiderio di parità, da parte di Simone de Beauvoir che, nell’interrogare il suo interlocutore, conduce il discorso, è forte e domina l’intero testo: «Credo che nei secoli a venire si guarderà al modo in cui le donne vengono trattate oggi nella nostra società con quello stesso stupore con cui noi guardiamo, per esempio, alla schiavitù nella democrazia ateniese».


