Every beat of my heart
Ovidio, poi Shakespeare
Le storie di Eco e Narciso, di Orfeo e Euridice, di Alcione, che si diffondono nella poesia d’Occidente con potenza straordinaria, agiscono in Dante e massimamente nel Bardo. Poiché la poesia dell’autore delle “Metamorfosi” «non si limita alla tragedia e all’epica, né alla lirica, ma fonde tutto, dramma, incanto, commedia»
Consigli di un poeta ancora abbastanza giovane, e molto esperto, a ragazzi: come conquistare le donne. In questo caso, nell’irresistibile libro L’arte di amare, versi miracolanti, Ovidio indica i pranzi e le cene come luogo di caccia ideale, con un tono genialmente scherzoso, elegantissimo e poi le corse dei cavalli, massimamente il teatro dove si è costretti a stare seduti incollati l’uno all’altra sulle gradinate… È straordinario come questo poeta sappia giostrare con le ludiche poesie di conquista amorosa, leggera, priva di ogni volgarità, e con le liriche del simile ma più serio libro Amores, mentre scrive il più grande poema dell’antichità dopo l’Odissea: Le metamorfosi. Che raccontano la storia del mondo nelle sue forme, la nascita degli alberi e delle piante, degli animali, di rocce e acque, da avvenimenti fiabeschi e mitici.
Le storie di Eco e Narciso, di Orfeo e Euridice, di Alcione, che si diffondono nella poesia d’Occidente con potenza straordinaria, agiscono in Dante e massimamente in Shakespeare. Al quale paragono il sommo Ovidio: nello squadrone di poeti dell’età di Augusto, in quel periodo aureo di Roma, Virgilio, Orazio, Catullo, Lucrezio, Tibullo, Properzio… di tutti è Ovidio quello che anticipa Shakespeare, poiché la sua poesia non si limita alla tragedia e all’epica, né alla lirica, ma fonde tutto, dramma, incanto, commedia.
Sue le istruzioni al ragazzo di Roma che cerca avventure e amore, sue le tragiche, meravigliose Eroidi, monologhi in versi di donne tragicamente deluse e offese dall’uomo, da Arianna a Didone, tutte accumunate da passione e amore e vittime di tradimenti e spregi dell’uomo. C’è qualcosa di Shakespeare, in Ovidio, tragedia e incanto, commedia e dramma, epica e fiaba, e la metamorfica meraviglia delle Mille e una notte.
Anche i pranzi, tavola imbandita, sono un’occasione:
e puoi trovarci altro, oltre al buon vino.
Lì spesso amore afferra con le tenere mani e tiene ferme
le corna di Bacco seduto a tavola,
e quando il vino ha impregnato le ali di Cupido,
il dio si ferma, bolso e appesantito,
Ma presto scuotendo le ali bagnate si alza in volo…
guai se le gocce lanciate da Amore ti toccano il petto.
Il vino dispone l’animo all’amore, accende la passione,
dissolve la cupezza e la malinconia,
e se ne bevi molto nasce il riso, baldanzoso,
niente più pene, e affanni, e rughe sulla fronte,
e, cosa inconsueta, apri sinceramente il tuo cuore,
perché Dioniso detesta la finzione.
E là spesso le donne rubano il cuore ai giovani,
e Venere, col vino, è fuoco nel fuoco.
Ovidio
Dall’Ars amatoria, traduzione di Roberto Mussapi


