A proposito de “I giorni di vetro”
Salvate Redenta!
Il romanzo di Nicoletta Verna racconta gli orrori del fascismo e il coraggio dell'antifascismo in una Romagna magica e terribile fatta di sogni e violenza
I giorni di vetro di Nicoletta Verna (Einaudi Stile libero) è un romanzo storico sul fascismo, che in qualche modo lo riassume, simbolicamente, plasticamente, nella figura quasi demoniaca di Vetro, gerarca spietato e perverso, quasi un mito di cattiveria superomistica. Il romanzo racconta con verosimiglianza storica e tensione drammatica, con una lingua romanzesca, molto narrativa, screziata di dialetto, un lungo periodo storico, attraverso il doppio punto di vista di Redenta, nata a Castrocaro, nel cuore della Romagna, il giorno del delitto Matteotti e della partigiana Iris.
Quando Redenta nasce, in paese si mormora che abbia la scarogna, e che morirà a breve (come i suoi “”tre fratellini morti”). La sua vita invece, già gravata dalla menomazione alla gamba dovuta alla polio, va avanti fra angustie, privazioni, violenze, lutti. Il destino con lei non sarà clemente ma non riuscirà mai a piegarla, resterà nella donna sempre un residuo di speranza di riscatto sociale ed emancipazione.
Attorno alla sua figura, e a quella di Iris, la partigiana ardente e temeraria che opera nella leggendaria brigata Diaz, sulle montagne, e segue un altro filo della narrazione, si snoda una vicenda non solo familiare, fra il fascismo trionfante e la guerra partigiana, con personaggi vividi e coerenti, che si fanno ricordare. Il libro alterna momenti crudi (le punte di sadismo sono soprattutto nella figura del marito di Redenta, il gerarca Vetro, con un passato sanguinario in Africa, che sottopone la moglie a una violenza inaudita e quasi irraccontabile. – ma l’autrice giustamente la racconta con gli strumenti della letteratura, senza indugiarvi voyeuristicamente, ma senza tacere niente).
Leggendo questo libro, in alcuni passaggi, in alcuni personaggi, in certi stilemi ideologici, iconografici, viene in mente, fra le varie suggestioni filmiche e letterarie, anche il luttuoso e osceno Salò di Pasolini: Salò non è distante da Castrocaro, Forlì ecc.- L’aspra lotta partigiana sulle montagne, dicevo, è narrata attraverso figure di giovani partigiani (maschi e femmine) eroici, ardimentosi e teneri.
Un’ultima considerazione è sul contesto magico-antropologico di cui si nutre Verna (rapporti con i morti, le credenze popolari ecc.) che affonda le radici in quella terra emiliano-romagnola e nella sua lingua (l’autrice è di Forlì).


