Every beat of my heart
Le lacrime dell’armonia
Nei versi di Sohrab Sepehri (1928-1980), poeta che illumina il Novecento iraniano, risuona «un misticismo solo persiano, una magia solo Sufi». L’esito è «una cosmologia dell’amore in cui eros, vertigine religiosa, incantamento magico si fondono»
Versi fuori dal comune: non conosco la lingua persiana, ma so intuire quando la traduzione è poesia: non sono in grado di stabilirne la fedeltà, anche metrica, ma conta il risultato, l’arrivo. E questa poesia dell’iraniano Sohrab Sepehri suona magnifica, quindi la traduzione di Faezeh Mardani ha raggiunto in pieno il suo scopo. «Un sufi tra i grattacieli», lo definisce Faezeh, nella splendida antologia da lei curata Poeti iraniani. Dal 1921 a oggi, che Mondadori pubblica nello Specchio, dando una lezione di come la grande editoria possa ancora fare grandi scommesse per grandi visioni. Sohrab Sepehri, nato nel 1928 e morto nel 1980, è uno dei poeti finora a noi pressoché sconosciuti che illuminano il Novecento iraniano della magica eredità persiana. Sufi, sapienziale la sua poesia questa in particolare, in cui eros e conoscenza si fondono in un misticismo solo persiano, in una magia solo Sufi. Non il contrasto petrarchesco o la leopardiana disillusa sete d’infinito, ma una cosmologia dell’amore in cui eros, vertigine religiosa, incantamento magico si fondono. Inutile commentare questi versi, in cui sentiamo parlare l’anima nel brivido della voce e negli spasimi del corpo. Sì, come scrive la curatrice è un sufi, oggi, un degno discendente di quei maestri di poesia e visione, nella culla della voce poetica di sempre e per sempre: è una principessa persiana, Sharazade, in cui nasce e incanta il miracolo della voce.
La notte dell’armonia
Le labbra tremano. La notte pulsa. Il bosco respira.
Perché esitare, fammi viaggiare nella notte delle tue braccia!
Stringo le tue dita notturne e il vento sparge petali di lontani papaveri.
Guardi il tetto del bosco: le stelle corrono nei tuoi occhi bagnati.
Incompiuti sono i tuoi occhi senza lacrime: il vapore del bosco non basta.
Apri le mani e i sciogli il nodo dell’oscurità.
Sorridi e il laccio del mistero trema. Guardi e la chiarezza del tuo volto mi smarrisce.
Vieni, incamminiamoci sulla strada dell’unione!
I serpenti dormono. Si apre il portale dell’eternità. Usciamo alla luce!
Abbandoniamo gli occhi, scende un affabile chiaro di luna.
Dimentichiamo le labbra, non è tempo per la voce.
Lascia che il sogno degli alberi ci sorseggi, la gloria del crescere ci attraversi.
Il vento si spezza. La notte si ferma. Il battito del bosco tace.
Sentiamo sgorgare le lacrime dell’armonia
e scorrere la linfa delle piante verso l’eternità.
Sohrab Sepehri


