Ida Meneghello
Alla Cineteca di Bologna

Simenon, un vizio

Bologna rende omaggio a Georges Simenon con la più completa mostra mai realizzata sulla sua vita e la sua attività di scrittore. Lettere, oggetti, fotografie e film: tutto ciò che serve per entrare nel segreto di un romanziere che, come diceva Fellini, è diventato quasi un vizio...

Che cos’è la creazione artistica? Intervistato da L’Express Federico Fellini rispose così: «Simenon ne è l’esempio più luminoso. È un medium abitato da visioni. Un creatore è sempre un medium che capta la dimensione fantastica e la rende concreta. Attraverso parole, colori, immagini. […] Da un odore di fritto nasce una certa cucina in una cittadina di provincia. Poi in questa cucina entra della gente…». L’amicizia che legò Fellini a Georges Simenon era iniziata al festival di Cannes nel 1960 – quando la giuria presieduta dallo scrittore assegnò, tra i fischi del pubblico e dei critici, la Palma d’oro a La dolce vita – amicizia che durò fino alla morte di Simenon nel 1989. I due non potevano apparire più diversi, ma in realtà avevano profonde affinità: se Simenon trovava in un odore l’ispirazione per iniziare un romanzo, è risaputo che Fellini non aveva quasi idea del film che avrebbe girato, all’inizio delle riprese cercava un’atmosfera, come un prestigiatore cerca l’illusione di un trucco. Esattamente com’era Simenon, non uno scrittore o un letterato, ma un romanziere.

Georges Simenon. Otto viaggi di un romanziere è la mostra che la Cineteca di Bologna ospita nella Galleria Modernissimo (1300 metri quadrati di spazio espositivo sotto piazza Maggiore accanto al cinema omonimo e che ha già ospitato l’anno scorso la mostra dedicata a Vittorio De Sica) e che durerà fino all’8 febbraio 2026. Accanto alla mostra è in programma al cinema Modernissimo la rassegna «Simenon au cinéma» di cui scriverò alla fine.

Dietro questo allestimento titanico che non ha precedenti ed è imperdibile non solo per il vasto popolo dei suoi lettori, ci sono due persone che hanno impiegato dieci anni per “tallonare l’artista”, sfidando la mole gigantesca delle sue opere e della sua eredità: il figlio John e il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli che ha lavorato “à bout de souffle” su un archivio praticamente sconfinato, alla ricerca delle radici del genio.

I visitatori vedranno, in molti casi per la prima volta, circa 2000 oggetti che evocano i luoghi, i viaggi e i molti mestieri di Simenon, attraverso le carte, le lettere, i manoscritti, le foto (800 scatti in gran parte mai visti dei suoi reportage in Francia, Africa, Europa, tra il 1928 e il 1936), le copertine dei suoi romanzi, i manifesti dei film e le sue molte pipe, l’oggetto fondativo del mito del romanziere e del suo personaggio più famoso: il commissario Jules Maigret.

È davvero un lungo viaggio quello che propone al pubblico il percorso della mostra bolognese. Ed è così complesso che è impossibile sintetizzarlo se non elencandone le tappe, i titoli degli otto viaggi in cui si articola l’esposizione. Occorre però sottolineare che Simenon non resterà chiuso nella galleria Modernissimo, perché i suoi viaggi coinvolgeranno tutta la città diventando il viaggio di migliaia di persone grazie ai gruppi di lettura che faranno rivivere nelle prossime settimane l’anima del romanziere.

Il viaggio inizia a Liegi, dove Simenon nacque due anni prima della grande Esposizione Universale del 1905 che ne fece una delle capitali del mondo nuovo.

La mostra si articola in due sezioni.
Da Sim a Simenon: un uomo in movimento
1- Liegi, città laboratorio
2- Parigi, città mondo
3- in viaggio (1928-1936) il fotografo, il giornalista, il viaggiatore
4- Maigret, la nascita di un personaggio
Un’opera in movimento
5- dai grandi romanzi alla fine della scrittura
6- Simenon e l’Italia
7- “do not disturb”: il metodo Simenon
8- il cinema

«Esiste sempre il rischio di distruggere un autore celebrandolo. Invece questa mostra va oltre i cliché e qui tutti gli aspetti, anche i più sconosciuti, vengono illuminati perché essa parla la stessa lingua dell’oggetto che tratta». Roberto Colajanni, successore di Roberto Calasso alla direzione di Adelphi, l’editore che ha affiancato la Cineteca in questa impresa, coglie l’unicità dell’operazione. Una curiosità fra le molte rivelate dalla rassegna: a favorire il cambio dell’editore italiano da Mondadori ad Adelphi fu Fellini che raccomandò Calasso a Simenon. il passaggio avvenne esattamente quarant’anni fa con la pubblicazione di “Lettera a mia madre” nel 1985. Un’altra curiosità? Simenon ebbe una sola maestra di scrittura nella vita, Colette, e fu lei a dargli l’unico consiglio che lui seguì sempre: niente letteratura.

«Pochi scrittori hanno dato vita a un mondo fatto di storie, ma soprattutto di personaggi e atmosfere così fascinose, così capaci di ispirare la fantasia di registi, sceneggiatori e produttori audiovisivi», scrivono John Simenon e Gian Luca Farinelli nell’introduzione del catalogo della mostra. «Serge Toubiana osserva in questo catalogo che Simenon, per scrivere, usava un metodo da cineasta. Come un regista deve entrare nei suoi personaggi, così Simenon deve conoscerli, deve vivere, mettendole in scena nella propria mente, le sequenze che diventeranno pagine del suo romanzo, immaginando le location, interpretando ogni ruolo, recitando ogni battuta».

Era inevitabile completare la mostra sul romanziere che lavorava come un regista con la rassegna “Simenon au cinéma” che riunisce i film tratti dai suoi romanzi. Ci sono quasi tutti i miti del cinema francese: Jean Gabin e Brigitte Bardot, Alain Delon e Simone Signoret, Jean-Paul Belmondo e Philippe Noiret, e registi giganteschi come Jean Renoir, Bertrand Tavernier e Claude Chabrol, tutti catturati dal fascino delle atmosfere che solo Simenon sapeva evocare. Primo film Panico di Julien Duvivier. Seguiranno La verità su Bébé Donge, La ragazza del peccato, L’uomo di Londra, Le chat, L’orologiaio di Saint-Paul, L’evaso, I fantasmi del cappellaio, La camera azzurra, Lo sciacallo.

Ma “ce n’est qu’un début”, come ha sottolineato il direttore Farinelli, perché a questa prima retrospettiva sui film basati sui cosiddetti “romanzi duri”, seguirà una rassegna dedicata in maggio al Maigret cinematografico.

Alla fine del lungo percorso della mostra di Bologna c’è una lettera che spiega lucidamente perché Simenon è per milioni di lettori in tutto il mondo il romanziere più amato. La lettera si conclude con queste parole: «Simenon è anche un vizio al quale ci si condiziona con una dipendenza e un gusto crescenti. Le trame tutte bellissime e rigorosamente e lucidamente costruite hanno questo di straordinario: dopo un anno non te le ricordi più, ne trattieni soltanto una sensazione, un sentimento struggente e inconfondibile. Ed è questo sentimento che ti invita a rileggere il libro, sicché Simenon dura finché vuoi tu, t’accompagna per tutta la vita, si lega alla tua vita. Quanti viaggi in treno con Simenon, quante convalescenze golosamente godute con i suoi libri, con le sue storie dentro il letto con te, un tepore, un caldino di umanità, un lunghissimo, fluttuante sogno benefico che assomiglia alla vita e che forse ti vuole aiutare a interpretare, ad amare, e a vivere quella vera». Firmato: Federico Fellini.

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