Paolo Petroni
Omaggio all'istituzione romana

Filarmonica 200

La Filarmonica Romana ha compiuto duecento anni e ha festeggiato la ricorrenza, ovviamente, con un concerto di grande livello. In programma brani di Georges Aperghis, di Igor Stravinskij e di Gioachino Rossini suonati dall'Orchestra Mozart diretta da Daniele Gatti

Il 4 dicembre del 1821 ci fu il primo appuntamento musicale organizzato dalla neonata Accademia Filarmonica Romana. Sabato scorso, nella stessa data, la ricorrenza dei 200 anni è stata celebrata, alla fine di una giornata di convegno in cui si sono confrontate una ventina di istituzioni musicali europee, con una serata d’eccezione in un Teatro Olimpico pieno e che ha applaudito l’Orchestra Mozart e Daniele Gatti che l’ha diretta, reduce dal podio dell’Opera per il Julio Caesar di Battistelli. Una serata di applausi lunghissimi con il direttore e l’orchestra costretti più e più volte a tornare sul paco a ringraziare. E in platea molti rappresentanti del mondo della musica, oltre a Paolo Baratta, presidente, e Andrea Lucchesini, direttore artistico (uscente) della Filarmonica col compositore Georges Aperghis, Paolo Arcà, Sandro Cappelletto, Matteo D’Amico, Denis Krief, Marcello Panni, Beatrice Rana, Silvia Sinopoli e poi Roberto Ciccutto, presidente della Biennale, Caterina D’Amico direttore della Scuola nazionale di Cinema, Giovanni Maria Flik e Francesco Rutelli e signora. 

A dare il senso e la qualità del concerto i brani scelti, con, come nella tradizione della Filarmonica e la sua attenzione alla musica moderna e contemporanea, un pezzo appositamente commissionato in prima esecuzione assoluta, ”Contre-jour, le jour” per baritono e orchestra di Georges Aperghis, musicista greco trasferito in Francia e già leone d’Oro alla Biennale Musica del 2015. Un brano scritto durante il primo lockdown in cui il musicista dice di aver provato ”una sensazione di pesantezza e grande violenza” e di essersi ritrovato in una frase di Pasolini, tratta dal documentario ”La rabbia”, che vede nello squasso del mondo l’inizio della nuova preistoria. Un bel pezzo quindi forte e incisivo, in cui la voce del baritono Lionel Peintre si frantuma, si inarca, reitera sillabe e suoni giocando su quelle complessità ritmiche, registri estremi, gamme dinamiche e virtuosismi che sono il segno delle composizioni con inediti accostamenti di voci e strumenti di Aperghis.

C’è stata poi l’esecuzione di ”Apollon Musagéte” di Igor Stravinskij che è stato un capolavoro di finezza dell’orchestra e di Gatti. Composizione per nulla facile e nata per balletto, privata quindi qui del movimento che l’accompagna, mostra tutta la sua tessitura che il compositore volle liberata da qualsiasi vicenda narrativa ispirandosi al colore bianco, giocando tutto su una ricerca timbrica più che sui colori e usando un complesso di soli archi (in cui ha una parte di rilievo l’ottimo primo violino Raphael Christ) con ”schemi ritmici principali giambici”, come indicò lui stesso, sciogliendone la solennità nella leggerezza e eleganza della tessitura.

A questi due brani si sono aggiunti la trascinante e allegra Ouverture de ”Il barbiere di Siviglia” di Rossini, a suo tempo molto legato alla Filarmonica, e quindi uno dei cavalli di battaglia dell’Orchestra Mozart, la sinfonia n. 41 ”Juppiter”, l’ultima di Mozart e quella meno malinconica, più ferma anche nei suoi passaggi da irrompere di fanfare al tema più sentimentale, dolce ora più sereno ora più drammatico, sino al mirabile finale in cui gioca coi linguaggi della sua epoca (da Haydn a Bach) sciogliendoli in modo personale e mirabile.

Il programma delle celebrazioni continua tutto dicembre con, tra le altre cose, una Festa Filarmonica l’8 dicembre con Andrea Lucchesini, che ne è l’attuale (e uscente) direttore, e il 16 un recital di Pietro De Maria al Teatro Argentina; un libro che aggiorna sino al 2021 la vecchia storia dell’Accademia di Arrigo Quattrocchi con nuovi capitoli e interventi di Matteo D’Amico e Sandro Cappelletto; l’emissione di un francobollo celebrativo; la pubblicazione dell’inventario dell’archivio della biblioteca; infine l’uscita di un documentario, a firma di Nino Criscenti e Daniele Carnini che, con materiale di archivio e filmati, ripercorre la storia dell’Istituzione.

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