Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Per ricordare Bellezza

È triste e scandaloso che un poeta come Dario Bellezza, morto da pochi anni, sia stato così dimenticato. È una delle voci più forti, intense e strazianti della poesia italiana del secondo Novecento

Dario Bellezza. Roma, la sua città, il Mondo. Nequitosa, invalida, il traffico è ossidato in cellule soltanto negative, che non risorgono. Il retro della città, come porta all’Ade, passaggio infero, il fiume, il mitico fiume di Roma qui stagno d’Averno, dove la città sprofonda nel regno dei morti. Il disfacimento della città caput mundi, il suo trasformarsi in palude stigia, è il decadimento del mondo.

Di colpo, con il colpo d’ala del poeta assoluto, un’immagine dei primordi: gli antichi riti tiberini, l’incanto del fiume dove gli uomini di allora, ancora bambini, cercavano pesci volanti, acqua e cielo fusi miracolosamente, impossibilmente. Ma un sogno li sosteneva.

È triste e scandaloso che un poeta come Dario Bellezza, morto da pochi anni, sia stato così dimenticato. È una delle voci più forti, intense e strazianti della poesia italiana del secondo Novecento. Chi ama la Bellezza ascolti questo mio invito, faccia qualcosa per riportarne l’opera, discuterla, celebrarla, tra noi, oggi. Fu vero in tutto, vero come maledetto e disperato, vero come uomo, vero come poeta.

O città nequitosa, invalida

regni nell’interno rumore del traffico

insolente (perdente, ossidato

in cellule capricciose, non risorgenti)

 

chi si spaura davanti governa

senza tregua nel dietro infernale,

apparendo nei fiumi, -il fiume lento

laggiù dove la mia città sprofonda

cantando l’abisso dei morti-

 

un tempo pescatori bambini

cercavano invano pesci volanti.

 

Da L’avversario, Mondadori, 1994

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