Filippo La Porta
Nuove abitudini di lettura

Elogio della pausa

Meglio i libri o gli ebook? Nel mezzo di questa contesa c'è uno spazio vuoto, una sospensione: quel piacere di leggere nei “tempi intermedi”. Sempre più brevi, sempre più rari

Una redattrice dell’Espresso mi invia una mail per una inchiesta che sta facendo: «Avete mai usato il cellulare per scaricare un ebook? o per ascoltarlo in podcast? Io sì: ho i Promessi sposi sul cellulare (scaricato gratis da google books in una versione piena di errori di stampa!) e quando non ho niente da leggere in una pausa imprevista ce l’ho sempre a portata di mano…». In questa modalità di lettura delle opere si cela probabilmente lo spirito del tempo, e non credo affatto che preannunci la fine della civiltà o il postumano.

Confesso che non mi sono ancora convertito all’ebook, al di là del supporto che si intenda usare. Non per nostalgia vetero-umanistica – non penso ad esempio che leggendo su uno schermo si “venga letti”, come ho sentito dire –, e neanche per il piacere tattile di sfogliare un libro (che pure c’è). Banalmente, mi stanca gli occhi presto (ma certo lo smartphone o il tablet sbaraglieranno, in quanto device multifunzione, qualsiasi e-reader…). Mi colpisce però quei Promessi sposi custodito nel cell, benché con refusi, da leggersi a pezzi nei ritagli di tempo. È evidente che il mezzo, se non è il messaggio, però lo influenza molto. Anzitutto: la lettura di una pagina del romanzo in una pausa lavorativa somiglia a una boccata d’aria, a una fuga o evasione benefica, ad una terapia (quella perfezione, quell’“ordine” della lingua e della sintassi manzoniana ci cura, ci dà un senso di pace e ci estrania dal presente). Né è detto che si tratti di una lettura distratta benché avvenga entro una “distrazione”.

Potrebbe però offrirci una indicazione diciamo così su un mutamento antropologico. Ci ricorda infatti come oggi le cose più preziose si vivano quasi solo nelle pause impreviste, nei frammenti, nelle parentesi dell’esistenza. L’esperienza della lettura è così cambiata che non so neanche se sia corretto chiamare egualmente “lettura” questa cosa qui, o, per dire, la lettura che dei Promessi sposi, molti anni dopo quella scolastica, faceva mia madre adulta nei lunghi (e ancora freddi!) pomeriggi invernali, sola e a casa. Può darsi che oggi le esperienze più importanti si abbiano solo come sospensione temporanea di qualcos’altro, come sottrazione improvvisa e del tutto casuale a qualcos’altro. Per la prima volta nella storia dell’umanità quello che davvero ci forma e ci educa avviene di nascosto e per caso. La tradizione umanistica ne viene irreparabilmente modificata e sfigurata. Ma può darsi che da ciò quelle esperienze siano perfino valorizzate.

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