Pasquale Di Palmo
I deliri del bibliofilo

Dal Fabbro & Baj

È una preziosissima ed esile plaquette, intitolata “Descrizione di Orfeo”, il frutto del sodalizio tra lo scrittore veneto e l’artista milanese. Fu pubblicata nel 1954 (65 copie e una tiratura fuori commercio di 10 esemplari numerati), con due acqueforti originali firmate da autore e illustratore

Esistono autori che, durante il corso della loro esistenza inquieta, sembrano mettersi alla ricerca di un gobettiano “editore ideale” a cui affidare i propri scritti. Si potrebbero fare numerosi esempi al riguardo (vengono in mente Luigi Bartolini e Raffaele Carrieri, sui quali torneremo). Uno dei casi più eclatanti è quello di Beniamino Dal Fabbro che costellò la sua carriera di una serie di pubblicazioni affidate a editori eterogenei, spaziando indifferentemente da piccoli stampatori di provincia a colossi come Einaudi, Mondadori e Feltrinelli.

Autore originalissimo e versatile, l’autore bellunese si misurò infatti con poesia e prosa, recensione ed elzeviro, saggio critico e traduzione (sua la versione originale della Peste di Camus, oltre a vari testi dell’amato Valéry). A lui dobbiamo alcuni finissimi approdi in ambito musicologico, dal Crepuscolo del pianoforte, edito nel 1951 nell’autorevole collana dei “Saggi” di Einaudi, a I bidelli del Walhalla. Ottocento maggiore e minore e altri saggi, pubblicato dai Fratelli Parenti nel 1954, fino ad arrivare a Musica e verità. Diario 1939-1964, licenziato da Feltrinelli nel 1969. Ma bisogna ricordare anche Esperienze musicali di Jean Dubuffet (Edizioni del Cavallino, 1962) e la monografia Mozart. Scritti e appunti 1945-1975 (Feltrinelli, 1975).

Critico musicale di vari quotidiani, tra cui Milano Sera, Il Gazzettino, Il Resto del Carlino e Avvenire, Dal Fabbro ebbe sempre un’ammirevole autonomia di giudizio, lanciando i suoi strali contro alcuni mostri sacri come Arturo Benedetti Michelangeli e Maria Callas. Quest’ultima arrivò a querelarlo per diffamazione dopo che su Il Giorno del 10 aprile 1958 era apparsa la recensione intitolata Alla Scala è tornata Anna Bolena, in cui l’autore precisava: «Ma soprattutto i reggitori della “Scala” dovranno liberare la esecuzione di Anna Bolena, e definitivamente il palcoscenico del nostro teatro, da Maria Meneghini Callas, la quale fa del gigionismo filodrammatico accanto a veri artisti di canto d’egregia scuola e d’indiscussi meriti vocali, riduce a stagnanti lamentele a mezza voce le pagine di grazia lirica, trasforma in vociferazioni inconsulte le pagine d’espressione romanticamente esagitata, corrompe il gusto del pubblico, abbassa la nobile assemblea d’un teatro al livello di faziose competizioni da arena».

Nel suo archivio, depositato presso il Fondo Beniamino Dal Fabbro della Biblioteca Civica di Belluno, curato con ammirevole solerzia da Giovanni Grazioli, sono presenti collage di primi piani di Maria Callas ed Eugenio Montale, a cui sono stati aggiunti a penna, in maniera indiscriminata, baffi e corna. Non mancarono d’altronde invettive contro i letterati. In un epigramma dedicato a Carlo Bo si legge: «Sempre visse / mai pensò. // Mammona gli disse: / t’amo, pio Bo». Non trovando un esemplare di cartapecora per rilegare il suo libro d’esordio, Avvertimenti intorno alla poesia (Edizioni di Corrente, 1941), l’autore adoperò il diploma di laurea in giurisprudenza. In un altro epigramma, dedicato A sé stesso, scrive sotto un’epigrafe leopardiana: «Ho male al dente / di esser decadente».

Tra le numerose pubblicazioni di Dal Fabbro forse la più rara è un’esile plaquette, intitolata Descrizione di Orfeo, pubblicata nel 1954 da Editoriale Periodici Italiani di Milano in 65 copie, oltre a una tiratura fuori commercio di 10 esemplari numerati in numeri romani. Tutte le copie, stampate su carta Umbria delle cartiere Miliani Fabriano presso le Arti Grafiche dei Fratelli Maschera, contengono due acqueforti originali di Enrico Baj (una al frontespizio e una a piena pagina) e sono firmate da autore e illustratore al colophon. Le acqueforti erano state impresse nella Calcografia di Paolo Pace a Milano e le matrici risultano biffate dopo la stampa.

La cartella, a tre quartini sciolti, contiene 12 pagine e misura cm 39 x 27. Risulta molto rara a causa dell’esiguo numero di copie stampate: si registrano tre soli esemplari nel catalogo SBN nazionale. La quotazione di una copia di Descrizione di Orfeo, contenente il poemetto eponimo composto nell’agosto 1953, varia dai 250 ai 500 euro. Il libretto è stato recentemente riproposto come sedicesimo titolo della piccola collana “Opere di Beniamino Dal Fabbro”, curata da Antonio Castronuovo e Giovanni Grazioli per Babbomorto Editore di Imola.

Baj e Dal Fabbro erano molto amici e facevano parte del circolo di intellettuali milanesi che gravitavano intorno al Caffè Giamaica di via Brera a Milano. Erano inoltre tra i fondatori dell’Institutum ’Pataphisycum Mediolanense, concepito all’insegna della provocazione di stampo jarryano. Dal Fabbro caldeggiò a più riprese le iniziative di Baj e dei nucleari.

Oltre ai titoli citati, i libri più ricercati di Dal Fabbro sono Villapluvia e altre poesie, ispirato a Belluno, sua città natale, edito nel 1942 dai Fratelli Parenti di Firenze, Carme giovanile e frammenti, pubblicato da Guanda nel 1943 e Viaggio di contrizione, licenziato dalle Tre Venezie di Padova nel 1945. Da ricordare anche la curatela di Poeti contemporanei, uscito sempre nel 1945 presso le Edizioni della Conchiglia di Milano quale ottavo titolo della collana “Poeti antichi e moderni”, diretta da Luciano Anceschi e Salvatore Quasimodo. Il volume ebbe una tiratura di 150 copie su carta a mano filigranata di puro straccio, contenente 10 tavole e finalini di Nino Strada.

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