Pasquale Di Palmo
I deliri del bibliofilo

Quel “contenzioso” tra Parise e Pozza

Breve storia editoriale del romanzo d’esordio dello scrittore vicentino, “Il ragazzo morto e le comete”– oggi una preziosa rarità nel mercato antiquario. L’autore con giovanile «ostinazione spavalda» non volle modificarlo secondo i suggerimenti dell’editore. Ma poi...

L’esordio di Goffredo Parise avvenne nel 1951 con la pubblicazione dello straordinario romanzo Il ragazzo morto e le comete, edito da Neri Pozza. Parise cominciò a lavorare alla stesura di questo testo (il cui titolo originario era Il ragazzo di quindici anni) nel 1948 quando non era ancora diciottenne. Nel 1950 si rivolse, «armato solo del suo talento», all’editore vicentino Neri Pozza, la cui sede principale si trovava all’epoca a Venezia, che accolse con entusiasmo la richiesta di pubblicazione del romanzo, dopo che lo scrittore in erba l’aveva inchiodato alla scrivania leggendo ad alta voce, pagina dopo pagina, le vicissitudini dei suoi strampalati personaggi. Il romanzo uscì in una tiratura di 1000 copie e venne accolto nella collana “Narratori moderni italiani” in cui videro la luce opere campali del nostro Novecento come In quel preciso momento di Buzzati (1950) e Il primo libro delle favoledi Gadda (1952). Nel verso e nel recto della fragile sovracoperta campeggiano due spaccati di ville palladiane su fondo rosso, tratti dall’edizione Bertotti-Scamozzi e rielaborati graficamente dall’editore, che sembrano preludere all’aspetto visionario della trama, incentrata sulle vicissitudini di un ragazzo quasi coetaneo del suo autore. 

Il volume, molto difficile da trovare sul mercato antiquario in buone condizioni, deve preferibilmente essere completo della fragile sovracoperta e dell’avvertenza dell’editore acclusa, diventata pressoché introvabile. Qui Neri Pozza, dopo una lunga e travagliata vicenda editoriale, testimoniata dal carteggio confluito nell’archivio della casa editrice, ora in dotazione alla Biblioteca Bertoliana di Vicenza, prende le distanze dal suo pupillo, reo di non aver accolto i consigli stilistici offerti: «Nella nostra professione la scoperta di uno scrittore nuovo è il premio di un’attenta amministrazione, il risultato di letture di centinaia di manoscritti. Ma quando lo scrittore che si presenta è addirittura un giovane, non soltanto la professione perde peso e acquista di colpo una fisionomia affascinante, ma solleva di colpo le più vive speranze. Così è per questo romanzo, l’autore del quale ha compiuto da poco vent’anni […] Senonché conviene all’editore aggiungere ancora qualche notizia. Dopo la prima lettura dell’opera egli ha insistito presso l’autore perché tornasse pazientemente sul testo a togliere storture ed errori. L’autore ha rifiutato di farlo con l’ostinazione spavalda di chi ha davanti una vita e si ripromette di trarre da questa nuove esperienze ed opere. Così il romanzo è rimasto tale e quale era nato e oggi si pubblica: frutto dolorosamente di un grande talento». 

Parise a Vicenza nel 1951

Parise infatti, in data 13 giugno 1950, aveva risposto alla sollecitazioni dell’editore che lo invitava a rivedere alcuni passaggi del romanzo in un modo che può sorprendere e che rivela una personalità d’eccezione in un autore che non aveva ancora compiuto ventuno anni: «Caro signor Pozza, in risposta alla Sua del 7 ottobre, Le dichiaro che dopo matura riflessione e dopo maturo esame dei Suoi consigli e delle Sue esortazioni (consigli ed esortazioni delle quali ho cercato di tener conto e di cui gliene sono grato), sono rimasto fermo nella mia determinazione di veder pubblicato il mio lavoro senza ulteriore modifica e quindi anche con le sue acerbità e storture, inevitabili del resto per chi come me s’accinge per la prima volta ad entrare nel campo letterario». Sembra inverosimile che la quotazione attuale di questo libro, con un formato in-16°, di 190 pagine, si aggiri intorno ai 1000 euro, considerato che la stessa opera, esposta nelle vetrine dei librai vicentini, incontrava lo scherno pressoché unanime degli avventori. Ricorda infatti Neri Pozza: «il lettore d’oggi deve cercare di figurarsi quel che successe a Vicenza quando il libro andò in vetrina […]. Non ci fu un lettore, al di sopra della giovinezza, che dicesse una parola di consenso. Parise era, per i suoi venticinque lettori, “matto da legare”». Ma, sul versante critico, bisogna segnalare i lusinghieri apprezzamenti riservati da critici autorevoli come Geno Pampaloni, Enrico Falqui e Giuseppe Prezzolini che, dal suo esilio statunitense, si adoperò al fine di far tradurre il romanzo presso la prestigiosa casa editrice Farrar, Straus & Young di New York nel 1953. 

Neri Pozza e Goffredo Parise

Nello stesso 1953 Parise pubblicò, sempre nella collana “Narratori moderni italiani”, anche il suo secondo romanzo: La grande vacanza. Il libro uscì con una litografia dello stesso Neri Pozza in sovracoperta, riproducente un volo di pipistrelli su fondo azzurro che si estende anche alla quarta, documentando in maniera quanto mai appropriata la trama onirica e surreale che serpeggia nel libro. Anche questo romanzo non deve aver sbancato il botteghino se Neri Pozza scrive, in data 26 gennaio 1954, a un sempre più irrequieto Edo: «Caro Parise, suoniamo trombe – anzi le facciamo suonare a Buddy Golden o a King Oliver che le sapevano suonare sul serio, ai loro tempi: abbiamo venduto una copia della Grande Vacanza. Vecchia chiave, che le beviamo queste settecento lire? Alla prima occasione, parola mia, le traduciamo in tanto “Prince de Polignac”». Fu la fine della collaborazione tra i due intellettuali vicentini. L’anno successivo vide la luce per Garzanti Il prete bello che, nonostante sia considerato uno dei primi best-seller del dopoguerra, non ha lo stesso fascino dei due libri d’esordio di Parise. L’autore rivide in seguito le proprie posizioni rimaneggiando Il ragazzo morto e le cometenelle successive ristampe allestite da Feltrinelli ed Einaudi. Forse un tardivo credito ai suggerimenti del suo lungimirante primo editore.

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