Pasquale Di Palmo
I deliri del bibliofilo

I piccoli incisori del maestro Gianni Faè

È un piccolo capolavoro di arte grafica “I bambini e le macchine”, realizzato da Leonardo Sinisgalli nel 1956 con le linoleografie degli allievi della scuola elementare di S. Andrea di Badia Calavena. Un'avventura creativa la loro, capace di coinvolgere poeti di prima grandezza

L’esperienza editoriale di Gianni Faè si configura come una delle pagine più felici del connubio tra espressione artistica e mondo dell’infanzia nel nostro paese. Maestro elementare di S. Andrea di Badia Calavena, piccolo centro della Lessinia ubicato nella Val d’Illasi, ospitante la popolazione di origine germanica dei Cimbri, Faè fu un insegnante illuminato e sensibile che intraprese, con i suoi alunni della scuola elementare “Piccola Europa”, la stampa artigianale di una rivista intitolata «Piccole Dolomiti» negli anni Cinquanta. L’idea gli venne dopo aver osservato i suoi allievi, provenienti da famiglie povere di agricoltori o artigiani del paese, dedicarsi con assiduità a intagliare i banchi in legno con un taglierino anziché ascoltare la lezione in classe. Pensò quindi che quella del disegno poteva essere un’ottima opportunità sul versante didattico e, dopo aver acquistato il materiale, cominciò a far incidere ai bambini le tavolette in linoleum con le quali venivano illustrate le poesie che il maestro di volta in volta sceglieva.

Si decise quindi di allestire la pubblicazione periodica «Piccole Dolomiti» che accoglieva una serie di rubriche, corredate da linoleografie, riguardanti perlopiù la vita degli alunni. Un numero di «Piccole Dolomiti» venne spedito al poeta e ingegnere Leonardo Sinisgalli che, all’epoca, dirigeva «Civiltà delle macchine», ideata nel tentativo di coniugare retaggio umanistico e scientifico; la rivista si avvaleva degli apporti dei maggiori intellettuali del tempo, da Gadda a Moravia a Ungaretti. L’autore di Furor mathematicus si entusiasmò al progetto del maestro e approntò un accurato servizio sulla scuola di S. Andrea di Badia Calavena nel n. 4 del secondo anno (luglio 1954) della testata edita per conto di Finmeccanica, riproducendo le incisioni dei bambini dedicati al tema delle macchine.  

Inoltre fece dono alla scolaresca di una cassetta contenente caratteri tipografici mobili e di un torchio al fine di permettere che la rivista venisse stampata artigianalmente in classe, in quanto i numeri della prima annata (1953-’54), come osserva Biagio Russo, curatore del volume Leonardo Sinisgalli e i bambini incisori, «erano interamente mano-incisi a stampatello e si articolavano in quattro facciate su cui si riproducevano le incisioni con una procedura molto faticosa e rudimentale». Sinisgalli ricavò per il Capodanno del 1956 un libro in 120 esemplari numerati, edito dallo stampatore Franco Riva con il suo torchio a mano veronese, sotto la fantomatica insegna delle Edizioni del Gatto. Il titolo era I bambini e le macchine, che accoglieva venti tavole riproducenti le linoleografie dei bambini, corredate da un articolato testo introduttivo del poeta lucano. Tutte le copie erano firmate da Sinisgalli e Faè al colophon. Faè mandò una settantina di incisioni per la pubblicazione e Sinisgalli ne scelse una ventina. Si tratta di linoleografie in cui sono riprodotti gli strumenti, spesso di taglio artigianale, con cui si misuravano quotidianamente genitori e parenti dei bambini: mietitrice legatrice, mulinello per filare, scrematrice del caseificio, tornio per falegname, arnesi del barbiere, perfino una pompa per biciclette ecc. Il libro in brossura, a fogli sciolti, protetto da velina, camicia e custodia in cartonato rigido, misura cm. 32,2 x 24,6 ed è pubblicato su carta a tino di Fabriano. La valutazione di questo piccolo capolavoro di arte grafica si aggira intorno ai 500 euro. 

Intanto i bambini stampano «Piccole Dolomiti» in un formato più accattivante (cm. 22,5 x 28,5), caratterizzato dalla brossura spillata e da una foliazione di dodici pagine per un totale di sei uscite annuali nel triennio 1954-1956. La tiratura è di una cinquantina di copie ed è possibile abbonarsi alla rivista che viene inviata a un certo numero di addetti ai lavori con i quali si viene a creare un intenso scambio epistolare, come segnalato nella rubrica «Corrispondenze» dove di volta in volta si ringraziano intellettuali del calibro di Vanni Scheiwiller, Ungaretti, Saba, Montale ecc. Naturalmente le incisioni hanno un posto di rilievo nell’economia della rivista, essendo spesso associate a testi degli stessi alunni o volte a commentare qualche poesia, come fa Gaetano Ramponi con La bambina che va sotto gli alberi di Sbarbaro: «Il maestro mi ha fatto leggere una bella poesia di Camillo Sbarbaro; la poesia parla di una bambina che va correndo sotto gli alberi e canta felice e contenta con le sue trecce bionde giù per le spalle; il poeta la guarda con affetto e commosso. Io ho fatto poi il disegno illustrando la poesia con un’incisione. Un’altra illustrazione l’ho fatta per mandarla al poeta». Figurano in calce a «Piccole Dolomiti» addirittura degli spazi pubblicitari, ottenuti grazie all’interessamento di Sinisgalli, con i prodotti reclamizzati (macchine fotografiche Ferrania, Vespa Piaggio, macchine per scrivere e calcolatrici Olivetti) attraverso l’incisione degli stessi bambini. Il disegno industriale trovò sbocco nell’allestimento di alcune incisioni realizzate per conto dell’Agipgas, su iniziativa che fa capo alla rivista «Il Gatto Selvatico», diretta da Attilio Bertolucci. 

Si decise di omaggiare Sinisgalli attraverso la pubblicazione di un florilegio di suoi versi, illustrato dai bambini. Nacque così Quattro poesie di Leonardo Sinisgalli, stampato nel 1955 in classe dai bambini con la sigla La Stella Alpina di Novara in due soli esemplari, di cui uno riservato al poeta. Le poesie accolte erano le seguenti: Vidi le MusePoesia per una moscaA perdita d’occhi e I fanciulli. Le incisioni sono di Alberto Trettene, Gaetano Ramponi, Giovanni Carpene e Luciano Anselmi. I testi erano tratti dalla raccolta mondadoriana Vidi le Muse, edita nella celebre collana «Lo Specchio» nel 1943. Il libro d’arte, con doppia spillatura e copertina in cui figura un fregio con due galli stilizzati che becchettano, è composto di otto pagine ed è preceduto sull’antifrontespizio dalla dedica «Al poeta Leonardo Sinisgalli sempre riconoscenti dedicano questa piccola fatica tipografica i bambini di S. Andrea».

Nello stesso anno prende corpo il progetto di pubblicare, con relative illustrazioni affidate ai bambini, una piccola selezione di versi di alcuni dei maggiori poeti italiani del tempo, soprattutto di area ermetica. Nasce così la serie delle Cinque poesie dedicata rispettivamente a cinque maestri italiani come Montale, Quasimodo, Saba, Sinisgalli e Ungaretti. Le cartelle vennero stampate sempre sotto la sigla La Stella Alpina «in 25 esemplari numerati, V dei quali fuori commercio, su carta a mano di Fabriano», come si ricava dal colophon. Ogni esemplare era firmato dal maestro Gianni Faè. Nel 1956 Vanni Scheiwiller stampò la splendida «Strenna del Pesce d’Oro pel 1957» I bambini e i poeti, a cura di Gianni Faè, con prefazione di Cesare Zavattini. Il libretto propone tutti i testi e le incisioni accolte nella serie delle Cinque poesie, arricchiti da una postfazione dello stesso insegnante che spiegava le motivazioni sottese all’iniziativa: «I mesi estivi del 1955 furono le più belle vacanze per i bambini che lasciavano più che mai volentieri il lavoro dei boschi e il pascolo per andar a “scavare” le tavolette di linoleum e a stampare le cartelle».   

Con queste pubblicazioni si raggiunge forse il punto più alto nella parabola creativa degli alunni di Faè che cominciarono, attraverso l’attenzione riservata dalla stampa alla loro attività, a diventare un vero e proprio caso. Furono invitati perfino dalla Rai che organizzò trasmissioni radiofoniche in cui vennero intervistati insieme al loro insegnante. Non mancarono le voci di intellettuali autorevoli che si occuparono dell’iniziativa dal pulpito di varie testate, anche prestigiose: articoli di Giulio Nascimbeni, Aldo Camerino, Libero de Libero, oltre al solito Sinisgalli che ne parlò finanche dalle pagine del «Mondo».  

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