Luca Zipoli
A Villa Wolkonsky di Roma

Lezione di tolleranza

L'ambasciata britannica ha organizzato un corposo dibattito per parlare di razzismo e intolleranza: un tema quant'altri mai attuale. Un futuro di convivenza si costruisce non perdendo mai la memoria del passato

I dati sono sulle pagine dei giornali degli ultimi mesi. Secondo il rapporto annuale dell’Oscad, l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, nel 2019 in Italia si sono registrati 969 reati a carattere discriminatorio, uno ogni nove ore, e 726 di questi hanno a che fare con la razza. La senatrice a vita Liliana Segre, volto pubblico della lotta all’antisemitismo, è finita sotto scorta a causa di una brusca accelerazione delle minacce che ha ricevuto online. Infine, secondo un’indagine statistica, il 15,6% degli Italiani crede che la Shoah non sia mai esistita, mentre erano il 2,7% nel 2004. Questi dati, peraltro simili a quelli di altri paesi europei, non devono suscitare panico o preoccupazioni allarmistiche sulla nostra società, ma piuttosto condurre a una riflessione su un fenomeno che, per quanto legato a una fetta minoritaria della nostra popolazione, esiste e non deve essere sottovalutato. L’Italia ha degli strumenti giuridici e legislativi forti contro la diffusione della discriminazione razziale, dalla sempre attuale Costituzione del 1947, alla legge Mancino del 1993 che sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati alla discriminazione razziale. Ciò non toglie però che si può andare ancora avanti per rafforzare gli strumenti di contenimento del pregiudizio e promuovere la sensibilizzazione, soprattutto dei giovani, in materia di intolleranza e antisemitismo.

Di questo e di molto altro si è parlato a Roma, in un evento che si è tenuto il 27 febbraio presso Villa Wolkonsky, la splendida dimora ottocentesca che è la residenza ufficiale dell’ambasciatore britannico in Italia. Il titolo scelto per questo evento è di per sé eloquente e suona come un manifesto di intenti: “Fermiamo l’Intolleranza e l’Antisemitismo”. A fare gli onori di casa è stato l’ambasciatore Jill Morris, che con il suo italiano impeccabile ha dato un caloroso benvenuto a tutti i presenti e ha spiegato con precisione gli obiettivi di questo incontro molto attuale. In apertura dei lavori, è stato letto un messaggio della senatrice a vita Liliana Segre, che con le sue parole ha richiamato la lezione mai tramontata di Primo Levi: «È accaduto, quindi potrebbe accadere di nuovo», la sintesi più efficace e profonda sul dovere di conoscere e ricordare l’Olocausto.

A questa preziosa testimonianza, sono seguiti gli interventi di due massime esperte in questi temi, Milena Santerini, Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, e Ruth Dureghello, Presidente della Comunità ebraica di Roma. La prima si è concentrata sulla necessità di proseguire e rafforzare l’opera di divulgazione nelle scuole della Shoah, soprattutto in questa fase storica in cui il supporto dei testimoni oculari sta venendo meno per ragioni anagrafiche. Secondo la professoressa, nei giovani la memoria deve andare oltre la partecipazione emotiva del momento e tradursi in una concreta risposta civica da portare avanti nel quotidiano. Ruth Dureghello ha offerto una breve ma rigorosa panoramica sulla storia e sulle diverse sfaccettature che il pregiudizio contro gli Ebrei ha assunto e ancora assume nella società, dall’antigiudaismo culturale all’antisionismo di matrice politica. La Presidente ha poi richiamato l’attenzione sulla IHRAInternational Holocaust Remembrance Alliance e ha indicato nella loro definizione di antisemitismo le linee guida imprescindibili, per i singoli Stati, per promuovere efficaci iniziative legislative legate a questo tema.

Tanti i presenti tra il pubblico di questo evento, da rappresentanti della politica e delle istituzioni, a membri di varie associazioni civiche, da giornalisti di diversa provenienza geografica fino a ‘semplici’ cittadini di diverse anime della società, che con un susseguirsi serrato di domande e spunti di riflessioni hanno contribuito a un interessante dibattito e a un’importante occasione di confronto. Se è vero che non c’è presente senza memoria, il luogo che ha ospitato l’evento è apparso quanto mai carico di significato. Sede dell’ambasciata tedesca dal 1922 al 1944, Villa Wolkonsky è stata uno dei luoghi che ha contribuito alla diffusione dell’ideologia nazionalsocialista in Europa. A quasi otto decenni di distanza, tra quelle stesse mura ci si è ritrovati per parlare di tolleranza e lotta alla discriminazione: un segnale di speranza per un futuro memore degli errori del passato e migliore per tutti.

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