Lidia Lombardi
Itinerari per un giorno di Festa

Noi e il Gil

L’edificio che ospitava la Gioventù Italiana del Littorio viene restituito ai romani che potranno riscoprire un esempio alto di architettura del ‘900 assistendo a spettacoli ed eventi in programma fino a marzo. In attesa che venga messo a punto il polo culturale che il WeGil si propone di essere

La Festa del Cinema di Roma vi ha tenuto uno dei più spumeggianti party, in chiave swinging London e colonna sonora dei Beatles; dall’8 dicembre vi sono esposte le fotografie di Massimo Sestini, vincitore nel 2015 del World Press Photo con l’immagine-simbolo della carretta del mare rimpinzata di migranti. E da quel giorno mostre, spettacoli, eventi gastronomici, incontri, conferenze animano l’intrigante ex Gil di Trastevere, complesso architettonico degli anni Trenta che reca la firma del razionalista Luigi Moretti, ideatore tra l’altro della Palestra della Scherma del Foro Italico. Una vicenda lunga e travagliata, quella dell’articolato edificio inaugurato stentoreamente nel 1937 per ospitare la Gioventù Italiana del Littorio, riservandole salone d’onore, palestre, piscina, cinema. Spazi rivoluzionari, inseriti com’erano nel cuore di Trastevere, tra chiese medievali e barocche, non lontano dal seicentesco San Michele a Ripa e il campanile della basilica di Santa Cecilia, per non dire dei vicoli brulicanti di romani veraci.

Moretti si inventa invece una summa dell’architettura razionalista: grandi spazi inondati di luce grazie alla sequenza di finestroni rettangolari, di lucernari, di piani intersecantisi senza la costrizione di soffitti. Con citazioni del passato perché la linea dritta dell’architettura anni Trenta si sposa con quella curva memore dei secoli addietro. Con l’acme della scala elicoidale – che nacque nel palazzo Farnese di Caprarola e diede il via a una serie che impegnò tra gli altri il genio di Bernini e di Borromini – dalla quale si giunge alla zona palestre e, oltre, al cortile interno, moderno chiostro. Moretti disegnò tre corpi di fabbrica, distinti per forme, dimensioni e funzioni: quello quadrangolare, posto verso il palazzo preesistente di Viale Trastevere, riservato a piscina coperta, refettorio, aule, cinema-teatro, e appunto occupato al centro dal cortile; quello centrale, alto e allungato, perpendicolare rispetto agli altri corpi, con facciata ricurva verso via Ascianghi, riservato alle tre palestre; infine il corpo di rappresentanza, culminante nella torre, articolato in Salone d’Onore, Area Esposizioni, Biblioteca, Sala della Riunioni.

Sono soprattutto questi spazi adesso riaperti al pubblico dopo quarant’anni in seguito a un restauro realizzato dalla Regione Lazio con i contributi derivati dall’Art Bonus. Ma prima che cosa era successo? Nel ’52 l’ex Gil era caduto in disuso anche per l’immancabile damnatio memoriae del fascismo, i cui segni erano qui evidentissimi, dal busto di Mussolini dominante il Salone d’onore alle scritte sulla facciata della Torre, tra le quali quella “Necessario vincere, più necessario combattere”. Nel ’69 fu concesso in parte all’Opera Don Orione, mentre la sala teatro venne usata come cinema e gestita per circa trent’anni da privati, con il nome di Cinema Induno e poi Massimo Troisi. Nell’83 una zona fu occupata dall’ente regionale Erfal-Uil e dal Centro Sportivo Roma Uno. Infine, tutto il complesso fu preso in carico dalla Regione Lazio con avvio dei restauri nel 2000 e il recupero non solo degli ambienti originari, soffocati da tamponature e modifiche, ma anche di parte degli apparati decorativi che comprendevano anche affreschi di Mario Mafai e Orfeo Tamburi.

Adesso si chiama WeGil, con il programmatico uso di quel “Noi” che vuol rilanciare il senso di comunità: infatti si propone come hub culturale a disposizione della città che ha messo a regime un programma stabile di attività con la gestione della società regionale LAZIOcrea. Una rinascita che prevede entro settembre prossimo la fine della prima fase di lavori di ristrutturazione dei piani interrato e secondo piano, dove avrà sede la Scuola d’Arti Cinematografiche Gian Maria Volontè, polo di formazione triennale gratuita dedicato ai ragazzi tra i 18 e i 29 anni dotato di aule interdisciplinari, aule di montaggio audio/video, una sala mix cinematografica e un’aula magna per incontri e proiezioni. Mentre entro marzo 2020 troverà sede il Polo di Formazione per i dipendenti regionali e la Scuola di Formazione Enogastronomica, che intende tra l’altro valorizzare il paniere delle eccellenze del territorio, la cultura del cibo e la biodiversità della regione.

Intanto chi visiterà il WeGil potrà riscoprire un esempio alto di architettura del Novecento e insieme assistere a spettacoli ed eventi, secondo un programma definito fino al 10 marzo prossimo in serate a pagamento o a ingresso libero. Eccone alcune. Domani alle 20, leggende popolari della tradizione europea verranno narrate per gli amanti del brivido e delle atmosfere gotiche. L’8 gennaio, percorso sensoriale centrato sull’incontro di ispirazione tra le principali mostre in corso a Roma e i piatti dello chef-artista Franco Madama. Il 9 gennaio, via a un percorso sinestetico tra suggestioni di cinema, musica e vini. La sera successiva, echi di storia con la Maza, focaccia di farro che le fanciulle dell’antica Lanuvium portavano in offerta nel tempio di Giunone Sospita. L’11-12 gennaio serata multidisciplinare con “concerto per fragole e ciliegie, danza scotta e pittura sdrucciola”, il 18 “Murder Party, con invito a cena, menù ricercato e delitto à la carte”. Spazio alla danza il 25 gennaio con il tango che trasformerà WEGIL in milonga argentina e il 26 con i ritmi swing. A febbraio si alterneranno workshop e spettacoli teatrali, compreso il festival delle voci comiche romane.

Lunga vita all’ex Gil, finalmente restituito alla città. Sperando che i buoni propositi di programmazione e pieno utilizzo non trovino inceppi all’italiana.

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