Lidia Lombardi
Itinerari per un giorno di festa

Presepi a Roma

Quattro Natività da ammirare: quella di piazza San Pietro, dove la sabbia, essenza dell’effimero, è plasmata per celebrare l’eternità. Quella del maestro lucano Franco Artese ospitata al Quirinale. L’emozionante Presepe della Guerra al Museo della Repubblica Romana e quello firmato da Giulia Napoleone alla Galleria Nazionale d’arte Moderna

Il più sensazionale è quello del Vaticano, il più spettacolare quello del Quirinale, il più povero quello del Museo della Repubblica Romana, il più simbolico quello della Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Nell’antologia di presepi che Roma sciorina in questi giorni – Natività medievali e barocche, popolari e pittoresche – questi quattro che vi raccontiamo sono stati confezionati o allestiti nella Capitale per il Natale 2018. Dunque inedite rappresentazioni di quella Notte Santa capace di emozionare il mondo, religioso e laico, con buona pace dei guerriglieri dell’Islam integralista.

Eccolo allora il nostro itinerario capitolino tra le nuove culle del Bambinello. In piazza San Pietro lascia a bocca aperta “Sand Nativity”, un presepe di sabbia, il materiale più semplice, naturale ed effimero, piegato per l’occasione a rappresentare l’eterno, il soprannaturale, il prezioso (spiritualmente). Lungo 16 metri, profondo sei, alto cinque, si articola in tre gruppi scultorei: al centro la Sacra Famiglia, ai lati i Re Magi e gli attoniti pastori, realizzati «interamente con la sabbia della spiaggia di Jesolo (Venezia), dove da 17 anni si costruisce il presepe di sabbia in nome della fede e della tradizione di tutti i cristiani del mondo», spiega un cartello ai tanti che affollano l’ombelico del cattolicesimo, sotto le luci del Cupolone, del Colonnato, delle Fontane, in sere precoci attorno al solstizio d’inverno. Hanno cominciato a prepararlo da novembre mescolando con l’acqua la sabbia originaria delle Dolomiti e compattandola con macchinari ad hoc in “casseri” di legno. La figura che colpisce di più è il Bambino: non spalanca gli occhi a benedire, ma li tiene chiusi, manine ripiegate sul petto, come qualsiasi neonato addormentato.

Anche il Gesù del Presepe del Quirinale è inusuale. La Madonna lo protende con le braccia tese verso i pastori, dono per l’Umanità, e il piccolo allarga le braccia a croce, come in un presagio. Richiama la statua bronzea della scultrice olandese Daphné Du Barry che dal 2009 svetta al Santuario della Madonna del Pollino. Sì perché questa Natività viene dalla Basilicata e il maestro lucano Franco Artese non solo lo ha ambientato tra le chiese rupestri di Matera, prossima capitale europea della Cultura, ma vi ha compendiato riti religiosi e pagine di storia della regione. Ecco il contadino col carretto tirato da un asino che si inchina a una nobildonna velata. È l’accenno alla leggenda della Madonna della Bruna comparsa all’uomo e al suo bambino, un prodigio che si festeggia ogni 2 luglio nella Città dei Sassi. Ed ecco il corteo dei cinti votivi, tronetti realizzati con candele che uomini e donne di Avigliano, Teana, Viggiano recano in testa sottolineando l’identità lucana. «In omaggio alla sede istituzionale del Quirinale ho inserito quest’anno la visita in Lucania di Giuseppe Zanardelli, la prima in Basilicata di un presidente del Consiglio, avvenuta nel settembre del 1902 su sollecitazione del parlamentare Giustino Fortunato. Il premier è raffigurato mentre accarezza una bambina che gli porge un fiore», dice Artese, che ha impiegato due mesi per installare il suo presepe nella Sala d’Ercole (visite fino al 5 gennaio 2019, su richiesta al sito www.quirinale.it).

Al Museo della Repubblica Romana (largo di Porta San Pancrazio) emoziona il Presepe di Guerra, realizzato sul fronte di Asiago, a quota 1920 metri, nel dicembre 1917. Lo ha messo a disposizione un collezionista, l’architetto Roberto Nivolo, a testimoniare lo scoramento e insieme la speranza dei soldati che languivano in trincea. E che non potevano permettersi altro che una Natività fatta solo di un Bambinello adagiato su una scheggia di granata e di un San Giuseppe idealmente anche lui soldato.

Infine il “Presepe sfolgorante” che si impone all’ingresso della Galleria Nazionale d’arte Moderna, a Valle Giulia. Lo firma Giulia Napoleone, artista capace di far palpitare i suoi lavori astratti, caratterizzati da “puntini” infiniti, arabeschi di paesaggi naturali e mentali insieme. La sua Natività è composta da due grandi cerchi che si intersecano, il Cielo e la Terra, in un turbinare appunto di bianchi puntini che sono le volute di immaginari corpi celesti su un lato e il perfetto cerchio di un sole scuro dall’altro. Al centro di questo mondo siderale («Mi hanno ispirato le notti in Siria, dove ho soggiornato a lungo – dice Napoleone – e una in particolare in Palestina dove un monte con luci lontane mi ricordava un paesaggio della mia Majella») cinque piastrelle in plexiglass recano incise, come in un cristallo di rocca, le figure di Maria, Giuseppe, il bue, l’asino. E Gesù? Impossibile rappresentarlo se non come pura luce: allora incroci di segni formano un astro che palpita di vita. Questo presepe viene dalla collezione dei duecento di Vanni Scheiwiller, che l’editore milanese ha chiesto negli anni agli artisti, favorito dal critico d’arte Giuseppe Appella, e che sono riuniti a Castronuovo di Sant’Andrea, nel Potentino. Scheiwiller amava sollecitare gli artisti ad accompagnare le loro Natività con una poesia. Ecco quella di Giulia Napoleone, increspata dallo spasimo per la violenza in Medio Oriente.

 

Gesù Bambino,

in cielo stelle sulla terra luce

il cielo è terra

parole di pace speranza salvezza

 

sabbie lucenti e deserti di pietre

in quella amata terra

l’inquieto silenzio

violato da sibili di spari

 

la pace spesso è un sussurro

che si perde nella deriva dei venti

– ancora madri vegliano

velate di nero e di pianto –

 

quando l’anno sfiora il suo termine

i giorni sprofondano in un buio remoto

– ombre e luci insieme destate –

sempre quella notte ritorna

 

per rinnovare mistero e grandezza

dare voce agli animali – vita alle cose

vincere tenebre e oscurità

ravvivare la speranza nei cuori,

Gesù bambino

 

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