Lidia Lombardi
Itinerari per un giorno di festa

Alla riscoperta di Bassano Romano

Il binomio natura-architettura che caratterizza tanta parte di paesaggio italiano si realizza perfettamentre nel borgo viterbese, dove Palazzo Giustiniani e il Giardino di Pianamola spiccano per singolarità e bellezza: dagli affreschi del Domenichino alla rigogliosa collezione di “rose di mare”

Bassano Romano, nel Viterbese, è un po’ la Cenerentola dei borghi nel quadrante nord del lago di Bracciano. Soffre insomma della fama di Sutri, di Caprarola e della stessa Bracciano, dominata dal castello superstar. Eppure nell’agglomerato di case sulla punta di tufo che digrada a valle e nella campagna attorno ospita due rarità, che vale la pena di conoscere. Parliamo del Palazzo Giustiniani-Odescalchi (visite guidate gratuite il sabato mattina, alle 11) e del Giardino di Pianamola. Realtà diversissime, l’uno costruzione rinascimentale-barocca (ma l’origine è medievale) che al piano nobile presenta un’infilata di sale affrescate dal Tempesta, dal Domenichino, da Francesco Albani oltre a una loggia ornata a grottesche che risale al dominio degli Anguillara e a un piccolo teatro ligneo in via di restauro; l’altro eden naturalistico impiantato venti anni fa e cresciuto secondo un progetto rivoluzionario quanto ecosostenibile. Eppure complementari, se si tiene conto che il parco del blasonato palazzo, acquistato dallo Stato soltanto nel 2001, è chiuso al pubblico perché vi deve mettere mano il Mibact per districare la impervia foresta che è diventato, a causa dei secoli di abbandono. Però era il fiore all’occhiello della proprietà dei ricchi banchieri genovesi Giustiniani, venuti nel 1566 da Chios, in Grecia, in seguito all’occupazione turca: simile a palazzo Farnese di Caprarola vi si accede da un ponte che parte dalla magione e scavalla il vallone circostante; e unisce alla varietà anche esotica delle specie botaniche installazioni architettoniche, gruppi scultorei, una piccola Rocca, attualmente tutti da restaurare. Insomma, replica il binomio Natura-Architettura che caratterizza tanta parte di paesaggio italiano.

Ebbene, anche il Giardino di Pianamola è un laboratorio di piante, anche orticole, ma insieme offre al visitatore (prenotazioni 0761-635344) la visione di installazioni artistiche permanenti, a epilogo di due mostre en plein air tenutesi nel 2010 e nel 2015, One Minute Tree e NaturaOrdineDisordine. C’è un messaggio che Elisa Resegotti, produttrice cinematografica e paesaggista, ha voluto imprimere indelebile in questi suo ettaro di terreno, o poco più, acquistato nel 1994 in forma di aride alture, perché ogni verde era stato espiantato. La Natura va sempre assecondata, mai violata con interventi solo di testa. Passione e sentimento devono insomma guidare il paesaggista. Uno sturm und drang (collabora con Resegotti l’artista-biologo tedesco Hans-Hermann Koopmann, che nella tenuta ha il proprio atelier) ovviamente non estraneo alla pazienza, al limite della cocciutaggine, nell’esperire impianti, trapianti, innesti. A caratterizzare Pianamola Garden è infatti una collezione di cisti – le cosiddette “rock roses” o “rose di mare” – che occupa una delle colline digradanti della tenuta, con vista sul lago di Bracciano e sul Tirreno all’altezza di Cerveteri. Resegotti ha osservato che alcune di queste piante – che si sviluppano in rigogliosi cespugli e fioriscono in maggio-giugno in corolle da cinque petali – erano presenti nei boschi dei Monti Sabatini oltre che sulle vicine spiagge etrusco-tirreniche. Ha dunque impiantato su una collina estesa per un terzo della proprietà le specie autoctone e vi ha aggiunto altre “salvate” da espianti selvaggi sulla costa laziale e fino a Orbetello, oltre a ibridi in più esemplari. Ora la collezione di cisti vanta cento specie ed è unica, al punto da suscitare l’interesse dei botanici.

Resegotti ha chiamato il suo progetto “Mediterraneo expanded”: «Ho voluto evocare i colori e i profumi della non lontana costa tirrenica in questo terreno assolato, vulcanico, drenante. Il giardino nel suo insieme è un esempio contemporaneo di buone pratiche a tutela dell’ambiente, della biodiversità e di scelte sostenibili». Ecco allora che quanto cresce spontaneamente è preso per mano e aiutato a svilupparsi piuttosto che considerato erbaccia: le “famiglie” di papaveri sono più ammalianti se accostate ai fiordalisi piantati in mezzo; i pungitopo e i soffioni vivono allegramente in piccole “macchie”; la grande quercia che ombreggia l’anfiteatro “etrusco” realizzato con mattoni di tufo a secco non viene sottoposta a potatura; l’edera è lasciata libera di tappezzare il terreno, in aiuole caparbie e virtuose insieme, le legnaie sono composte come scultura-quadro nella sapiente sistemazione delle sezioni tagliate. Sulla cima della tenuta, che raggiunge i 490 metri di altezza, tronchi scuri di mimosa si espandono in orizzontale, a creare una lunga trama realizzata da Resegotti appunto con il titolo OrdineDisordine. Altrove i pali-totem di Koopman accendono i riflettori sull’acqua dolce, elemento base per la vita del pianeta. “Migrazione e adattamento di uomini e piante” è lo “slogan” del Giardino di Pianamola. Omaggio ad Armonia e Quiete, si può aggiungere.

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