Lidia Lombardi
Itinerari per un giorno di festa

Sangue e arena al Colosseo

Pagine di storia e di costume in un mix di effetti speciali, commentati dagli epigrammi di Marziale. Da non perdere lo show che ci riporta all’anno 80, ai cento giorni inaugurali dell’Anfiteatro Flavio, sotto il regno di Tito. Con grande rigore filologico…

«Un rinoceronte, Tito, ti ha offerto degli attacchi imprevedibili (…) che forza taurina in questa bestia che giocava con il toro come fosse un fantoccio!». È Marziale, in uno degli epigrammi del suo Liber de spectaculis. Lo scrisse in occasione dei cento giorni inaugurali del Colosseo, tra il giugno e il settembre dell’anno 80. Regnava Tito, al quale lo scrittore venuto dalla Spagna dedica l’opera, da perfetto intellettuale organico qual era. Duemila anni dopo il suo volto compare su un leggero schermo proprio laggiù, nella cavea dell’Anfiteatro Flavio. La bocca si muove, ne escono i versi dedicati all’imperatore, che compare, proiettato sul terzo livello delle arcate, benevolo verso la folla e i protagonisti dei giochi.

Benvenuti, dunque, nell’80 dopo Cristo. Sotto le stelle e nell’ombelico del mondo. Restituito con clangori e urla dei gladiatori, battimani o pollice verso del pubblico, ruggiti di belve. Sangue e arena, allora, nello spettacolo che da qualche giorno, per la prima volta, ripopola la platea dell’anfiteatro come avveniva ai tempi dell’impero. E ricostruisce un’intera giornata nel catino del monumento-simbolo di Roma, oggi tra i più visitati del mondo. Lo show è multimediale e immersivo, come tanti ora nella Città Eterna, dai Fori “animati” da Piero Angela e Paco Lanciano, all’Ara Pacis che ritrova i suoi colori. Dalle Terme di Caracalla, dove piscine, spogliatoi, biblioteca risorgono per il visitatore che indossa speciali visori, alla Domus Aurea, che riesuma col 3D i giardini e il lago neroniano.

Ma al Colosseo c’è il carisma del monumento per eccellenza, sotto l’occhio algido della luna. Il bello è che la magia ruota sull’etereo, il piatto, il leggero. Una teofania in 3D e ologrammi di bestie feroci, combattenti, condannati a morte, senatori, plebe, marinai che prendono vita su un bianco velario lungo 17 metri e attraverso bagliori rossi, verdi, violetti sparati di tanto in tanto sulle arcate di travertino e nel piano interrato. Lo show ammette 170 persone a replica, e sono tre, il giovedì, venerdì e sabato, alle 21,30, 22,30, 23,30. Fino al 27 ottobre, si mischieranno le lingue nel catino venti secoli fa frequentato da genti di tutto l’impero.

Non sono 30 minuti – tanto dura la perfomance – di kitsch. Rossella Rea, l’archeologa che li ha curati sotto l’egida del Parco archeologico del Colosseo, ha puntato sul rigore filologico. Agli spettatori che occupano una piccola scalinata lignea poggiata sull’arena – seicento metri quadri ripavimentati, in attesa che vengano coperti gli altri 3357 secondo un progetto che richiederà 13 milioni di euro – è proposto quanto avveniva, dal mattino alla sera, in uno di quei cento giorni inaugurali. Il pubblico odierno siede nei posti che venivano assegnati ai senatori, a diretto contatto con il plateatico, sicché non assiste solo a uno show ma gode di un punto di vista inedito, che svela aspetti notturni del monumento finora non apprezzati. Di fronte ha la concavità dei tre ordini di arcate, a sinistra lo scorcio dei sotterranei. Poi il via alle immagini, proiettate sul velario e commentate dagli epigrammi di Marziale. «Roma viene restituita a se stessa e sotto il tuo governo, Tito, sono a disposizione del popolo le delizie che prima erano riservate al tiranno», rimbomba la voce del poeta rivolta al regnante, figlio di quel Vespasiano al quale si deve l’operazione politica di costruire un luogo per lo svago dei romani là dove c’erano il lago e i giardini a esclusivo uso di Nerone e della sua corte.

Ecco poi la “scaletta” dello show, emozionante ma filologicamente esatto non solo nel testo ma anche nella ricostruzione virtuale, che si avvale di fonti iconografiche antiche, prime tra tutte i mosaici. Pagine di storia e di costume escono dal mix di effetti proiettati, tra cui l’animazione di iconografie antiche, il modeling, l’animazione in 3D, il projection mapping, accompagnati da illuminazione sincronizzata.

Si comincia con l’avvio mattutino della giornata, la pompa, il corteo nel quale sfilavano i littori, il magistrato dei giochi, i vessilliferi, le coppie dei gladiatori, i cacciatori, i condannati a morte legati l’uno all’altro da una corda. Segue il primo numero, la “venatio”: una caccia che coinvolgeva soli animali, per esempio un toro contro un rinoceronte, o uomini e animali, come avvenne con Carpophorus, che vinse un leone, un orso e un leopardo, «novello Ercole – nota Marziale – al momento della premiazione neanche stanco». I condannati subiscono la pena capitale inseriti in una narrazione mitologica: sul telo scorrono le loro sagome – così come erano passate quelle delle belve – e si evocano i miti di Prometeo, che per aver rubato il fuoco dall’Olimpo ebbe il fegato dilaniato da un’aquila, e di Orfeo, attorno al quale spunta una foresta multimediale, eco di rocce e alberi che salivano con montacarichi dai sotterranei del Colosseo. Emerge anche l’orso che sbranò il condannato. «Tutto ciò che Orfeo ha fatto te l’ha mostrato l’arena, Tito, si sono mosse le rupi ed è apparsa una foresta meravigliosa. Ma lui stesso è morto, dilaniato da un orso insensibile. Solo questo particolare discorda dal mito», certifica la voce narrante di Marziale, in italiano e poi in inglese, come la litania di un coro antico.

La naumachia era il segmento più amato dal poeta: dal sottosuolo inondato venivano a galla le imbarcazioni, inscenando una battaglia navale tra corciresi e corinzi. Commenta l’autore: «Non fatti trarre in inganno dalla battaglia navale con i suoi battelli e dalle onde che eguagliano il mare: qui poco fa c’era la terra. Tutti gli spettacoli cui si può assistere nel circo e nell’anfiteatro te li ha offerti, Tito, un mare prodigioso. (…) Questa sola naumachia passerà alla storia».

Si affianca alle immagini e ai giochi di luce una colonna sonora fragorosa, memore di tube e tamburi imperiali. Effetti speciali che si devono alla canadese Graphics Emotion, vincitrice della gara di appalto su altri due team creativi. Ha già lavorato per le realizzazioni multimediali di Pompei.

 

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