Lidia Lombardi
Itinerari per un giorno di festa

“Teverone” tour

Nella Valle dell’Aniene, seguendo nei borghi storici il corso del fiume. Un cammino punteggiato di rocce, salti d’acqua, pendii, resti romani, medievali, rinascimentali, con rocche e monasteri. Da Tivoli, attraverrsando Anticoli e Subiaco, fino al Monte Taurino…

A Ponte Nomentano, dove l’Aniene fa gli ultimi guizzi prima dello sposalizio con il Tevere, è ambientata una delle scene madri de Il Piacere di d’Annunzio. Affacciandosi dal parapetto sulle acque di «color brumo ma più lucido» e intorno a una «campagna accidentata, simile a un’immensità di rovine» la correggesca Elena Muti dice addio ad Andrea Sperelli. Scenario acconcio all’immaginazione del Vate. Perché il fiume anticamente chiamato Anio (dal leggendario re toscano che inseguendo il rapitore della figlia nel corso d’acqua restò sommerso) attraversa nel suo percorso di 99 chilometri, dal monte Taurino (Filettino) a Roma, un paesaggio aspro e maestoso, in una valle stretta tra i Simbruini e i Tiburtini e in un’aura romantica che ben poteva infiammare l’ispirazione di D’Annunzio. Un cammino punteggiato di rocce, salti d’acqua, pendii scoscesi. E di resti romani, medievali, rinascimentali. Con rocche e monasteri che si chiamano Borgia o Sacro Speco.

tivoliAllora, risaliamo il letto di quello che i romani veraci, col sarcasmo che li fa ineguagliabili, chiamano il Teverone. L’incipiente primavera rende il viaggio frizzante, nell’aria asprigna di erbette appena rinate, di germogli sugli alberi e di camini ancora fumanti nella campagna intorno. La prima tappa da sindrome di Stendhal è Tivoli. Che è “intrisa” di Aniene. Già Villa Adriana, col Teatro Marittimo e le trasparenze del Canopo, è un inno al tremolio dei flutti, cangianti come potevano essere i capelli ricci del giovinetto Antinoo. Ma è a Villa d’Este che il “Teverone” è protagonista, perché una deviazione artificiale nutre tutte le sue giocose fontane. E se le Acque Albule replicano immagini liquide, nel romantico giardino di Villa Gregoriana – restaurato dal Fai – il fiume dona un habitat ideale a 3200 tipi di piante. Con scorci pittoreschi di cascate da 160 metri che stregarono Goethe.

Non solo amenità, ma anche attività produttive, nella storia di questi luoghi. Fu realizzata qui, nel 1886, la prima centrale idroelettrica per la Capitale: sfruttava l’irruenza dell’Aniene, si chiamava Acquoria e già illuminava fino a Porta Pia la Roma fin de siècle, per poi continuare a essere vanto dell’Enel.

Il corso del fiume continua verso nord est, occhieggiato in alto da borghi coronati sempre con un campanile. Ecco il blasone di Castel Madama. Da una collina di oltre 400 metri, regala all’Aniene il torrente Empiglione. E deve il nome a madama Margarita d’Austria, figlia dell’imperatore Carlo V, che andò sposa a un de’ Medici e a un Farnese, segnando, a Roma, la costruzione della cinquecentesca Villa Madama, alle pendici di Monte Mario, e del Palazzo del Senato. Un feudo degli Orsini, mentre i Brancaccio dominavano l’altro borgo arroccato sulla valle, quando il fiume piega verso Agosta e sui colli gli fanno da contrafforti Roviano e Anticoli Corrado. Allora si esalta l’interesse degli scorci, in una campagna che attirò, da inizio ‘800, artisti italiani e stranieri.

AnticoliBelle come le vedute, le donne, sicché Anticoli fu chiamata la “città delle modelle”. Nel 1935 qui si contavano 55 studi d’artista. Ispirati dai burroni, dalle rupi, dalla Rocca dei Brancaccio, dagli alberi che a valle sono le frange verdi dell’Aniene, i pittori soprattutto amavano il buen retiro nel borgo che evoca Corrado d’Antiochia, nipote di Federico II di Svevia. Posavano per Fausto Pirandello, Ercole Drei, Giulio Aristide Sartorio, Ernst Stuckelberg, Chaler Moulin i contadini e le belle del luogo. Certe, diventate muse degli artisti, tentarono in prima persona il cavalletto. Un andirivieni testimoniato dall’omaggio di Arturo Martini che ha realizzato per Anticoli, al centro di piazza delle Ville, la fontana chiamata dell’Arca di Noè.

Niente di strano, comunque, che questi borghi fossero illuminati anche da giovani e procaci paesane. A Subiaco, altra perla della Valle dell’Aniene, è nata Gina Lollobrigida. È il più famoso dei 31 comuni della Valle dell’Aniene: tra essi Tivoli, Vicovaro, Mandela, Rocca Canterano, Subiaco, Vallepietra, Arsoli, Cervara, Olevano.

Allora, continuiamo nel percorso verso la sorgente, protetto da Santi e Monasteri. L’Aniene tanto più fa nervoso il suo corso, tanto più si stratifica di memorie. Ha a destra i Monti Simbruini, fitti di faggi e querce, ispidi di rocce carsiche, elegiaci da primavera ad autunno per le mandrie di bovini e di cavalli che pascolano brade. A sinistra ha gli Affilani, più dolci, sicché fioriscono i vigneti, come a Olevano Romano.

borgo anieneMa storia e leggende vengono soprattutto dai Simbruini e dai loro boschi, il Parco più grande del Lazio. Ecco Arsoli, dal quale discende, per donarsi all’Aniene, l’Acqua Marcia. Il borgo, a un passo dall’Abruzzo, era luogo benedettino, ma la Rocca che lo domina divenne proprietà, nel ‘500, dei principi Massimo. Un luogo di vacanze per sfuggire alla calura di Roma, dove vivevano a Palazzo Massimo alle Colonne, quasi davanti a Sant’Andrea della Valle. A rinfrancarsi tra le selve inviavano il principino malato, Paolo, protagonista di un prodigio quando il 16 marzo 1583 la morte lo portò via. L’adolescente era già spirato allorché giunse al capezzale Filippo Neri, il religioso che riuniva i ragazzi, presi dalla strada o di lignaggio, nel suo celeberrimo oratorio. Ebbene, il Santo chiese a Paolo come si trovasse in Paradiso e quello, riacquistato col fiato la vita, rispose che ci stava meglio che in questo mondo, chiudendo per sempre gli occhi. Arsoli ha però anche fama mondana: Pirandello, che ci passava le vacanze mentre il figlio Fausto dipingeva nella vicina Anticoli, la soprannominò “Piccola Parigi”.

Sette chilometri più avanti un altro paese, Cervara, si chiama tout court “città degli artisti”, tappezzata com’è nelle viuzze a scalinate di poesie e dipinti appositamente realizzati (da Rafael Alberti a Elio Pagliarani, da Purificato a Monachesi a Hebert) fino a uno spartito, Notturno e Passacaglia per Cervara di Ennio Morricone. Dal Belvedere a quota 1050 metri la Valle dell’Aniene sembra in fondo al mondo. E laggiù il fiume scorre a toccare appunto Subiaco, divisa tra i ruderi della Villa di Nerone, le memorie rinascimentali della Rocca Borgia – dove nacque la fatale Lucrezia – e il misticismo dei due monasteri benedettini, Santa Scolastica e il Sacro Speco.

Si fermò qui Benedetto, tra rocce impervie sotto la mole di monte Livata e sopra l’orrido dov’è scavato il corso dell’Aniene. Il convento festeggia il 21 marzo il Santo e l’equinozio di Primavera. Ma addentrarsi nelle chiese superiore e inferiore, nel reticolo di grotte, cappelle e altari affrescati fin dall’VIII secolo è immergersi nella spiritualità medievale, col miscuglio di storie bibliche, episodi edificanti, moniti alla devozione o al memento mori che la Natura aspra nutre di suggestione. Si avvicina al fiume la spelonca dove Benedetto digiunò e fu tentato dal Demonio e dove San Francesco innestò il suo roseto. L’Aniene si ribella con alte cascate, poi prosegue per Jenne e Vallepietra. Fino a quel Monte Taurino, quota 1958 metri, dal quale sgorga caparbio.

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