Lidia Lombardi
La Domenica: itinerari per un giorno di festa

Orlando nel tempio della conoscenza

La più bella e antica biblioteca di Roma, quella di Palazzo Corsini, celebra i 500 anni dalla prima edizione del “Furioso” con una mostra che indaga il poema dell’Ariosto nei secoli e nelle arti. Un’occasione preziosa, da assaporare…

Prendetevi il doppio del tempo per visitare la suggestiva mostra che Lina Bolzoni ha curato per celebrare i 500 anni dalla prima edizione dell’Orlando Furioso. Perché è ospitata nelle sale della più bella biblioteca antica di Roma, quella di Palazzo Corsini, sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei. E dunque il contenitore affascina quanto il contenuto, i voli della mente appresso alle avventure del paladino seguono quelli che suscitano gli scaffali dorati dove sono sistemati 800 mila volumi preziosi. Insomma, un duplice itinerario, una festa nella conoscenza, nel diletto del poema ariostesco e nella tradizione bibliografica e artistica della Capitale.

Orlando FuriosoL’esposizione, intanto. Le bacheche al centro delle sale squadernano antiche edizioni dell’Orlando. Libri spesso ricchi di incisioni e illustrazioni colorate, come quelli seicenteschi con i costumi di Orlando e Alcina, di Angelica e Ruggiero, del musulmano Medoro e della guerriera cristiana Bradamante. Incantano le figure disegnate da Tiziano e incise da Cornelis Cort, ove Ruggiero libera Angelica dal Drago. E quelle celeberrime di Gustave Doré. Ma c’è anche una indimenticabile edizione del Novecento, laddove Italo Calvino si accosta al poema cavalleresco più famoso della letteratura italiana. Un teatrino di pupi siciliani rimanda alla tradizione orale dell’Orlando. Gli spettacoli indimenticabili tratti dal Furioso possono poi rivedersi selezionandoli sullo schermo messo a disposizione dei visitatori: dal rivoluzionario allestimento di Luca Ronconi (Spoleto, 1969) replicato in una riduzione televisiva con le scenografie di Pierluigi Pizzi, all’Alcina di Haendel firmata nove anni prima da Zeffirelli per la Fenice di Venezia e all’opera di Vivaldi diretta da Claudio Scimone.

Ogni sala della Biblioteca ospita un tema del capolavoro ariostesco: le donne, i cavalier, l’arme, gli amori… fino ai viaggi, la follia, le audaci imprese. Ma è una entusiasmante avventura anche il tour nella Corsini. A partire dalla scala a spirale che conduce all’ingresso. È dal 1754 che quegli scalini di travertino portano studiosi e curiosi, romani de Roma e viaggiatori da Grand Tour nelle stanze di Palazzo Corsini, che uniscono i volumi della famiglia toscana di cardinali e papi a quelli dell’Accademia dei Lincei. La Capitale ha raccolte di libri blasonate: la Angelica, la Casanatense, la Vallicelliana, il Burcardo. Posti che distraggono dalla lettura, tanto sono belli. Ma il trionfo di scaffali scuri e preziosi, di scrivanie intagliate si esaurisce in un solo, anche se dilatato, ambiente. La Biblioteca Corsiniana invece squaderna una sfilza di sale. È l’inveramento di un progetto culturale e architettonico. È la forma artistica della vocazione enciclopedica di una ricca e potente famiglia.

Orlando 2I Corsini cominciarono a collezionare libri nel Seicento, col cardinale Neri Maria Corsini, che assiepò volumi nel palazzo Pamphjli a piazza Navona, preso in affitto. Il primo erede fu Lorenzo Corsini. E subito dalla porpora la proprietà dei libri passò alla tiara. Lorenzo nel 1730 diventa Papa Clemente XII. Il carisma del soglio pontificio impone ai familiari di possedere una prestigiosa dimora. Ecco, nel 1736, l’acquisto di palazzo Riario alla Lungara, ecco l’ingaggio di Ferdinando Fuga per ampliarlo. Ecco l’attenzione quasi maniacale per il fondo librario, già cresciuto con i 32.000 volumi comprati da Clemente XII presso il cardinale Gualtieri. Il Papa li dona tutti, nel 1733, al nipote, ovviamente cardinale, Neri Corsini junior. Con precisi paletti. No alla divisione della biblioteca tra eredi. No all’uscita dei libri, neanche uno, pena la scomunica del “traditore”. Sì invece ad aperture intellettuali, con l’acquisto di opere messe all’indice.

Neri Corsini fa della Biblioteca il suo grande scopo. Chiede a Fuga apposite sale. E lui “dilata” da virtuoso il vecchio palazzo, crea la manica lunga, la sequenza di stanze su via della Lungara. Ben quattro, più il vestibolo. La logica organizzazione dello spazio permette di sistemare i libri per materie. Di dare a ciascun ambiente una grande finestra, facendolo godere della luce e dell’aria trasteverina. Il programma enciclopedico della raccolta rimbalza nelle decorazioni. Gli affreschi e gli sguinci delle finestre replicano i temi affrontati nei libri di ciascuna sala. In alto un fregio dipinto in tempera su tela restituisce in trompe l’oeil i busti dei più importanti autori. Così alzi lo sguardo e nel soffitto della prima sala trovi l’allegoria della Storia che ordina al Tempo di scoprire la verità. Nella seconda (Filologia e Lettere) un Apollo sul monte Parnaso. In quella dedicata alla Scienza Galileo pare occhieggiare dall’alto la vetrina con la prima edizione autorizzata dalla Chiesa del suo Dialogo dei massimi sistemi. Un globo in legno della volta celeste troneggia da un lato. C’era anche quello della Terra, sparito durante la seconda guerra mondiale. Secondo una diceria, pare che Mussolini l’abbia regalato a Hitler, conscio – chissà? – della sequenza del Grande Dittatore, laddove Chaplin-Führer gioca col mondo-mappamondo.

Biblioteca CorsiniL’ultima sala è dedicata alle materie ecclesiastiche. Qui il fregio è nascosto dagli scaffali aggiunti, che quasi toccano il soffitto. Lassù, dove nessuno riesce a leggere i titoli, sono relegati i libri “scomodi”, gli autori giansenisti, quelli in odor d’eresia. Altre pagine scottanti in una camera accanto, “segreta”: l’opera omnia di Calvino e Lutero, l’Enciclopedia di D’Alembert. Neri Corsini aprì la Biblioteca al volgo nel 1754. Magnanimo, fissò l’ingresso nelle ore di chiusura degli altri luoghi di lettura pubblici. Si entrava col fiatone, dopo aver salito la scala elicoidale. Un esercizio che si fa pure oggi. Ma che premio. Ci sono anche le collezioni dei Lincei, tra mobili e affreschi rococò, soppalchi e balaustre liberty. La sala di consultazione è dove i Corsini nell’Ottocento ballavano. Campeggia un lampadario di cristallo e il simbolo dei Savoia con la lince. Sogni regali affiancati a quelli del Rinascimento dell’Ariosto. Che torna a incantarci appunto nella mostra L’Orlando Furioso e le arti. Testo e immagini, musica e teatro visitabile a ingresso libero, insieme con la biblioteca, fino al 28 novembre.

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