Lidia Lombardi
La Domenica: itinerari per un giorno di festa

C’era una volta Siena

Fino al 30 settembre, proiettata all’esterno del Duomo, la history telling in 3D della città toscana che Dante considerava megalomane e vanitosa. Il meglio dell’alta tecnologia al servizio dei nostri beni culturali

Per Dante Siena è la città dei vanitosi e megalomani (canto XXIX dell’Inferno, allorché chiede a Virgilio se esista mai gente al mondo «sì vana come la senese») e degli scialacquatori (impersonati nel canto XIII da Lano da Siena). E noi italiani che non abbiamo tralasciato di fare almeno un pellegrinaggio nella città del Palio, della quale il ciclo di pitture di Ambrogio Lorenzetti sull’Allegoria del Buon Governo è una sorta di logo, per tutta questa estate riusciremo meglio a comprendere lo “sfottò” dell’Alighieri nei confronti del ricchissimo comune nel medioevo a lungo nemico di Firenze. L’occasione è data da un’iniziativa culturale e spettacolare insieme: per tutte le sere, fino al 30 settembre, un video mapping in 3d proiettato all’esterno del Duomo racconta la vicenda di Siena, dei suoi artisti e appunto dei suoi sogni di magnificenza intrecciati alla costruzione del suo massimo luogo di culto. La Divina Bellezza – Discovering Siena il titolo del video che ha associato nella realizzazione municipio, Opera della Metropolitana e Gruppo Civita e che vanta questi numeri: ottocento metri quadrati di proiezione frontale, 6 milioni di pixel il peso di ciascuna immagine proiettata, primo progetto di history telling in Italia, cinque atti per la durata complessiva di mezz’ora, due proiezioni al giorno alle 21,15 e alle 22,15, info 0577-286300, info@ladivinabellezza.com).

Siena 3DMa torniamo a un’altra “divina”, la Commedia dantesca con il suo pettegolezzo sui senesi megalomani. Perché proprio la vicenda del Duomo, uno dei temi dello show, ne è paradigma. E infatti il video mapping si proietta sul cosiddetto “facciatone” del Duomo Nuovo, un’incompiuta, un cantiere aperto e mai chiuso dai cittadini delle banche e del Palio. Accadde che, nel 1339, il Duomo come ora lo vediamo – dedicato all’Assunta, cominciato a costruire alla metà del XII secolo, dotato di abside poi distrutta e decorato da Giovanni Pisano nella parte inferiore della facciata – fosse ritenuto troppo piccolo per la popolazione che un’economia più che florida aveva fatto lievitare. Perbacco, un campanile tanto ricco poteva ben competere con Firenze, della quale bisognava emulare le opere monumentali. Ecco allora che la chiesa fino ad allora costruita fosse destinata a occupare soltanto il transetto di un gigantesco Duomo Nuovo. Nella costruzione si impegnarono architetti di grido (Lando di Pietro, Giovanni di Agostino), le carte progettuali si sciorinarono davanti ai mercanti, ai banchieri, ai nove membri del Governo. Senonché la fortuna di Siena cambiò verso: la peste nel 1348 l’ammorbò e la impoverì e nel 1355 cambiarono anche i politici al potere. Il sogno del nuovo duomo, troppo costoso e inficiato anche da intoppi di statica, fu abbandonato, abbattendo le parti pericolanti. Si finì di edificare il vecchio Duomo che deve ora un po’ del suo fascino anche a certe asimmetrie e irregolarità legate ai progetti fatti e disfatti (per esempio, i pilastri al lato del rosone della facciata non sono in corrispondenza con quelli del portale mediano). E però il cuore di Siena vi pulsa: basti pensare alle bandiere delle contrade che si dispiegano al suo interno alla vigilia del maggior Palio, quello dell’Assunta, il 16 agosto. E non si dimentichi l’impatto visivo del pavimento marmoreo di recente restaurato, 56 quadri con tarsie nere, bianche, colorate, perlopiù di soggetto biblico. O il pergamo di Nicola Pisano, che reca anche la mano dell’allievo Arnolfo di Cambio, il fior fiore dell’arte gotica.

Siena 2Proprio del fervore costruttivo di questa fabbrica palpita il video, che segue la “danza” dei mattoni che si montano e montano. Ma che racconta anche dell’avventura di Duccio di Buoninsegna o dei banchieri che plasmarono la città. Dice Alfredo Accatino, direttore creativo di Filmmaster Events: «Un progetto come La Divina Bellezza, che offre il meglio della tecnologia immersiva, può rappresentare il futuro per la valorizzazione dei nostri beni culturali». Dunque, ben vengano le history telling in 3D del Bel Paese. Purché non ci si mettano di mezzo gli scioperi dei custodi di musei e siti archeologici che, come avvenuto l’altra settimana a Pompei, chiudono irrevocabilmente i cancelli in faccia ai turisti di tutto il mondo.

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