Massimo Monaci
Continua il dibattito sul Valle occupato

Le ragioni dell’Eliseo

Massimo Monaci, il direttore del Teatro Eliseo, risponde con questa lettera al nostro articolo sugli "scandali" che si nascondono dietro al caso-Valle: "Finché si protesta va bene tutto, ma quando la protesta dura oltre due anni, si trasforma in gestione, allora bisogna rispettare le regole"

Massimo Monaci, direttore del Teatro Eliseo e Presidente dell’Agis Lazio, ci ha scritto una lunga, interessante lettera a proposito dell’articolo apparso ieri su Succedeoggi dedicato agli equivoci del dibattito intorno all’occupazione del Teatro Valle. La pubblichiamo molto volentieri.

Caro Fano, ho letto con interesse e attenzione il suo pezzo. Ho apprezzato molto di quello che Lei afferma ma credo sia opportuno dare delle informazioni in più ai Vostri lettori per evitare che ci siano fraintendimenti che derivano, spero, non dalla malafede ma da una cattiva conoscenza dei fatti.

Il tema della legalità è un tema che ci sta molto a cuore e che dovrebbe essere approfondito molto attentamente.

Prima di tutto vorrei spiegarLe quale sia la differenza tra un teatro pubblico e un teatro privato. Quando Lei parla dei teatri privati e sottolinea “che privati non sono perché ricevono enormi contributi pubblici senza avere i vincoli di bilancio imposti agli enti pubblici” non so a chi faccia Lei riferimento.

Il Teatro Eliseo che io dirigo è un teatro privato di interesse pubblico che riceve dallo Stato (dal FUS) circa 1,35 milioni di Euro, ed è l’unico contributo pubblico che riceve, a fronte di ricavi complessivi che arrivano a quasi 6 milioni di Euro. Questo significa che circa 4,7 milioni di Euro vengono fuori dal cosiddetto, forse erroneamente, “mercato”. In secondo luogo, posso garantire che i teatri sono privati in quanto gestiti da imprese private, nelle quali degli “imprenditori” matti hanno messo loro propri denari versati in un capitale sociale che è, dunque, totalmente privato. Ciò significa che il rischio di impresa è totalmente sulle spalle dell’imprenditore, e se si va in rosso a pagarne le conseguenze non è la cittadinanza ma l’imprenditore stesso. C’è una bella differenza con un teatro pubblico, i cui soci sono gli Enti locali che, eventualmente, ripianano perdite.
A questo mi lego per dire qualcosa sull’Eliseo: inutile negare che l’Eliseo, come molte altre realtà teatrali italiane e romane, stia passando un momento di difficile crisi economico-finanziaria, che deriva, purtroppo, da anni di tagli al FUS (come ricordavo, unico contributo pubblico percepito, diminuito in 3 anni di oltre il 25%), da un crollo drammatico degli sponsor privati, da un calo dei ricavi da botteghino di circa il 15% (il pubblico non vuole più spendere, per via della crisi, le cifre che spendeva anni fa, e dunque punta sulle promozioni), dall’inesistenza di una politica culturale della Città e anche purtroppo dello Stato. Ma c’è l’impegno di soci privati, appunto, che stanno mettendo anima, cuore, soldi e salute nella risoluzione dei problemi per il bene del teatro. E come accade all’Eliseo accade in molti altri luoghi. D’altronde noi all’Eliseo abbiamo rischiato sull’innovazione, sulla drammaturgia, sulle novità con attenzione nulla dalle istituzioni.
Mi preme anche ricordare che a fronte di un contributo dello Stato di 1,35 milioni, l’Eliseo e molti altri versano nelle case dello Stato circa 2 milioni di Euro tra contributi e altre voci. Purtroppo, quando si è in crisi economico-finanziaria, non si riescono a rispettare tutti gli impegni nei confronti di tutti, almeno temporaneamente, ma se si lavora con onestà e impegno si uscirà fuori dalle difficoltà e tutto andrà a posto. I debiti che ha l’Eliseo nei confronti delle compagnie e soprattutto delle banche ci sono ma sono garantiti da impegni fideiussori dei soci e non dalla generica sicurezza proveniente dallo status di Ente Pubblico.

Infine, ricordo che se l’Eliseo o il Quirino o qualunque altro teatro non paga i Vigili del Fuoco o la SIAE, vengono convocati, diffidati, messi in mora, minacciati di chiusura ecc. Al Teatro Valle questo non accade in virtù di una immunità che deriva dalla protesta. A mio avviso, finché si protesta va bene tutto, ma quando la protesta dura oltre due anni si trasforma in gestione e le regole allora devono valere per tutti.

Spero di non essere stato troppo lungo, ma sono un po’ stanco di sentire notizie inesatte, illazioni, imprecisioni che tendono a screditare un mondo che ha molte responsabilità ma che nella maggior parte dei casi lavora con onestà e trasparenza.

Massimo Monaci, Direttore del Teatro Eliseo e Presidente dell’Agis Lazio

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