Luca Fortis
Un fenomeno del Nordest

Cervelli di ritorno

Dalla (premiata) produzione video underground di Londra al Veneto per un programma nella tv privata: ritratto di Gloria Aura Bortolini, filmaker che ha scelto di tornare alle origini

Le bollicine del prosecco salgono su una dopo l’altra e sembrano puntare dritte al cielo. L’aria è fredda, ma l’orizzonte è terso all’imbrunire. Le colline trevigiane mostrano tutto il loro fascino. Quante serate tra amici sono trascorse chiacchierando di  progetti, pensieri, o visioni della vita. Il Veneto è sempre un posto allegro, estremamente vivo. Ogni discorso è accompagnato da un bicchiere di vino o da una buona grappa. In molte di queste serate ho incontrato Gloria Aura Bortolini, giovane documentarista e presentatrice televisiva che ha collaborato con la Rai, L’Espresso, l’Italiano, Fortune e Capital e vincitrice della sezione fiumi al Festival Sole Luna Doc lo scorso settembre.

A diciotto anni hai lascito il Veneto per girare il mondo, da pochissimo sei tornata a Treviso per condurre la trasmissione “Veneto in transizione” su Antenna 3. L’aver vissuto all’estero in diversi paesi ti ha permesso di poter parlare del Veneto in modo diverso ?

Cerco di dare un respiro internazionale alla mia trasmissione, portando in studio confronti e collegamenti con l’estero, perché in tutti i paesi dove ho vissuto o che ho visitato durante i miei viaggi, ho sempre incontrato qualche veneto trasferitosi lì. Devo dire che spesso sono stati incontri stimolanti perché ci portiamo ovunque la capacità imprenditoriale e godereccia che ci contraddistingue. In Brasile e in Argentina per esempio sono stata accolta dai membri delle associazioni venete e trevisane nel mondo e non solo mi sono sentita a casa, ma ho conosciuto molti imprenditori di origine veneta che hanno creato degli imperi nei paesi dove sono emigrati, senza mai perdere il legame con le loro radici.

Non è controcorrente in un epoca in cui tanti ragazzi decidono di lasciare il paese tornare dall’estero per lavorare in Italia?

È decisamente controcorrente, infatti spesso mi chiedono se sono pazza a lasciare Londra dove la crisi è un lontano ricordo. Però dopo tanti anni avevo “saudade” della mia terra e anche un po’ di curiosità a riscoprirla. Inoltre, mi piacciono le sfide, quindi mi sono “inventata un lavoro”, è infatti la condizione del freelance generare sempre nuovi progetti e opportunità. Cosi sono potuta tornare e spero con questo programma di apportare qualcosa di positivo.

Che realtà è il Veneto di oggi?

Il Veneto è una regione da scoprire sia a livello turistico, perché c’è un patrimonio inesplorato fuori dai circuiti di massa; sia sul piano imprenditoriale perché continuano a nascere piccole-medie aziende innovative, in certi casi leader a livello internazionale. Anche sul piano culturale ci sono delle belle realtà che animano il territorio con iniziative spesso gratuite. Senza contare i grandi appuntamenti: la Biennale, l’Arena…

Hai vinto il festival Soleluna Doc Film Festival con un documentario “London Afloat” in cui racconti le storie di chi ha scelto di vivere a Londra in imbarcazioni che si spostano nei canali. Che persone hai conosciuto?

Con questo documentario ho raccontato due realtà contrapposte, le barche del Tamigi dove vivono i londinesi benestanti: avvocati, medici, banchieri che scelgono questo stile di vita per amore della natura e della libertà; mentre sul canale di Regent, parallelo al Tamigi nella parte nord di Londra, vivono studenti, artisti e più in generale precari che non possono permettersi gli affitti delle case londinesi.

In un momento in cui l’Europa vive una profonda crisi economica e sociale, è dalla cultura underground che possono nascere risposte vincenti ?

Penso che quando un modello, sociale, culturale o economico entra in crisi è perché il suo meccanismo non funziona e va cambiato. Il mondo underground, proprio perché fuori dagli schemi, può in questi casi fornire soluzioni più interessanti. Soprattutto nell’approccio “fai da te” che in tempo di crisi è un ottimo paracadute.

Qual è la storia più toccante che hai mai raccontato in un documentario?

Con Lei è mio marito racconto la storia di un avvocato di Conegliano che a 50 anni si scopre donna, fa tutto l’iter, dolorosissimo peraltro, per cambiare sesso e finisce poi sposa alla sua compagna che lo aveva conosciuto da uomo, ma riesce ad accettare questa sua volontà di cambiamento e gli resta accanto durante tutta la sua trasformazione.

Quali sono le maggiori differenze nel mondo del lavoro tra l’Italia e gli altri paesi in cui hai lavorato?

Dei veri contratti di lavori: dopo lo stage, se sei bravo ti assumono e i pagamenti avvengono senza ritardo.

Hai lavorato due anni per il Festival del Cinema di Venezia, il Veneto è ancora proiettato verso il mondo, come accadeva durante la Repubblica Veneta, o rischia di chiudersi in un eccessivo localismo?

La proiezione verso il mondo è ancora forte nella sfera lavorativa mentre sul piano sociale e culturale difendiamo molto la nostra identità e questo può tradursi in una chiusura.

Il manoscritto originale delle memorie di Casanova è stato acquistato per milioni di euro dalla Biblioteca Nazionale di Francia nel 2010. Secondo te perché il Veneto non ha minimamente provato ad acquistare l’opera più importante di uno dei suoi scrittori più noti?

Forse per questioni di budget o forse perché i francesi sono molto più bravi nel valorizzare la loro cultura o nell’appropriarsene addirittura quando dà lustro. Bisognerebbe indagare…

 

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