Pier Mario Fasanotti
Consigli per gli acquisti/ 5

Natale in giallo

Tre raccolte di racconti danno risalto a un genere letterario - la prosa breve - ingiustamente disatteso. In una spicca l'ispettrice Petra Delicado creata da Alicia Gimènez Bartlett, nell'altra la storia antiretorica della francese Fred Vargas. Poi c'è Giovanni Battista Menzani con i suoi scenari da fine del mondo...

Declino – Non credo ci siano molti dubbi sul fatto che il mondo occidentale si affanni a rimodularsi, a tappare paurose falle sociali, a cercare modelli che non siano già stati usurati o abiurati. Alcuni scrittori, per vie dirette oppure per allegoriche scorciatoie, riescono a entrare nell’occhio dei vari tifoni internazionali, senza dimenticarsi che lo sbalordimento, o lo sbandamento, da tempesta riguarda l’intero pianeta. In fondo i grandi flussi migratori si basano quasi sempre sull’illusione che esistano da qualche parte le cosiddette isole felici. Un ancora giovane architetto-narratore di Piacenza, Giovanni Battista Menzani, ha scombussolato il vecchio, e un po’ ingessato, canone narrativo, e ha scritto per LiberAria (vivace e attenta casa editrice di Bari) una serie di racconti (L’odore della plastica bruciata, 164 pagine, 12 euro) che scandagliano, fino a giungere al surreale, la solitudine, la resa, il precoce invecchiamento dei singoli, oppure arene sulle quali danzano macabri spettri di un futuro immaginato e che a immaginarlo fa rabbrividire. Nel racconto intitolato A stomaco vuoto, Menzani, sempre modulando una scrittura che è molto vicina alla sceneggiatura, descrive una insegnante quarantenne, dai capelli ingrigiti, che dorme (male) solo dopo aver ingurgitato pastiglie. Vive in solitudine. Ricorda di aver stretto una tenera amicizia con un collega, il quale, dopo una sua esitazione, si alzò dalla panchina accampando una scusa lasciandola piangere, lì, per tutta la notte. L’insegnante è ancora precaria, e i precari per l’assegnazione di una cattedra devono entrare in uno stanzone a metà tra la bolgia e una sala-Bingo. Le emozioni, sue e di tutti gli altri, non sono indirizzate verso l’alto, semmai si attorcigliano attorno a un ennesimo rinvio senza che per questo ci siano movimenti di nuvole gioiose all’orizzonte. L’insegnante aspetta ore e ore, poi la chiamano e lei, inzuppata di sudore, ha finalmente il suo posticino in periferia, tra alunni che insultano e volgarizzano tutto, proprio tutto. Nel racconto Un brutto quarto d’ora un ragazzo, pur laureato e con specializzazione, tira a campare facendo l’intrattenitore alle feste organizzate per i bambini. Piccoli giochi, sorprese poco apprezzate, fiacchi sguardi del pubblico (giovanissimi e genitori: uniti da un malcelato disprezzo). Finché il protagonista, che ha sempre detestato i compleanni, a cominciare dal suo che fissò nella sua mente l’indifferenza del padre, si trova invischiato in una scena da rapina. Scombussolamento generale, paura. Paura anche sua. Nessuno l’aveva avvertito. È, ancora una volta, al margine di un mondo al margine.

L'ODORE DELLA PLASTICA BRUCIATAIl racconto che chiude la racconta di Menzani, il cui titolo è lo stesso della collezione di queste prose brevi e oggettivamente nevrotiche, descrive una specie di stadio. Si vendono, all’entrata, cartoline che ritraggono uomini e donne «nell’atto del morire». Padre, madre e due figli entrano, e si dispongono su seggiole «su più file, ad assistere in religioso silenzio. Nessun cenno di compassione». Un dubbio: ci sarà il Ministro per la Vendetta del Popolo. Pare di no, si sussurra in giro. Uno dopo l’altro salgono sul palco i colpevoli di reati. Svariati reati. Alcuni efferati. «Mai visto un uomo morire» pensa uno dei figli, il cui padre, che a casa ha abbattuto l’esitazione della moglie, è eccitatissimo e convintissimo che quel circo della morte autorizzata sia educativo, fortificante. Peccato che i suoi ragazzi, dopo la prima morte in diretta, vadano nei bagni a vomitare. I sussulti finali dei predestinati sono più o meno lunghi, a seconda di come resistono alle scariche elettriche (anche 2000 volt). Il circo della giustizia sommaria che assomiglia a un centro commerciale si riempie di puzza di plastica bruciata. Un uomo dalla pelle scura si contorce, impiega tanto a tirare le cuoia. Eppoi la sorpresa: si fa vedere il Ministro per la Vendetta del Popolo, «accolto da un’ovazione». Ringrazia tutti, come si fa al Festival di Sanremo. Ultima frase del suo intervento: «Ringrazio Dio». Nessuno ha modo di contestare o riflettere sulle colpe. Si gridano vari “Amen”. E basta. E quel ragazzo appena diciottenne chiamato a morire bruciato che avrà mai fatto? L’organizzazione fornisce sempre una spiegazione: «Non è proprio uno stinco di santo… è reo confesso di un numero imprecisato di anziane signore benestanti». I bambini, uno dei quali orina in piedi per il ribrezzo e il terrore, di quella futuribile famiglia hanno dato segni di insofferenza. Così pensa il padre, che esce dallo stadio scuro in volto: «Non ne posso più di voi due», sbraita. «Siete proprio due bambini disobbedienti».

 

copertina RegaloGiallo-Natale/1 – Com’è ormai consuetudine l’editrice Sellerio manda in libreria una raccolta di racconti (Regalo di Natale, 308 pagine, 14 euro) ispirati alle festività di fine anno. Stavolta sono sei. E vi figura la bravissima spagnola Alicia Gimènez Bartlett che mette in scena la sua ispettrice Petra Delicado, donna spinosa ma arguta e alla fine anche sentimentale dietro la maschera del sarcasmo. Il suo vice, Firmin Garzòn, compie quarant’anni di servizio attivo in Polizia. Gli consegnano un pacchetto contenente un cellulare dell’ultima generazione. È felice come un bambino. Ma appena lo mette in funzione, legge sul piccolissimo schermo la seguente frase: «Attenti alla principessa Umberta. Le apparenze ingannano». Uno scherzo? No, si capirà che è un avvertimento dato che il giorno dopo si scopre che la principessa italiana Umberta, nota per la sua attività di beneficenza in Spagna, è stata trovata uccisa. È ovvio: chi ha scritto quella frase, nel cellulare intonso, insisteva sul pericolo che di lì a poco la nobildonna si sarebbe trovata in pericolo. Ma soprattutto che l’anziana principessa, rinata a nuova vita dopo la morte del marito grazie a una frenetica attività no-profit (ma ne siamo sicuri?), certamente non era quella che sembrava essere. Il figlio, l’algido Felipe, pare cadere dalle nuvole quando gli esperti della polizia scoprono bilanci truccati della Fondazione diretta dalla madre. Poi crollerà: c’è del marcio dietro i fondi destinati ai bambini autistici Ma è un particolare, scovato da Petra Delicato a dare la classica svolta all’originalissima inchiesta: la carta che avvolgeva il regalo non era quella la stessa usata dall’impiegato del negozio. Qualcuno l’ha sostituita. Sorpresa e imbarazzo finali. In qualche modo è coinvolta la polizia? Fuochino, fuochino…

 

Giallo-Natale/2 – Anche la Einaudi manda in libreria una raccolta “natalizia” (12 novelle) intitolata Racconti di Natale (294 pagine, 16 euro, a cura della scrittrice Margherita Oggero). L’occasione delle festività porta finalmente all’attenzione del pubblico un genere – i racconti, appunto – troppo spesso trascurato, o addirittura rifiutato se l’autore nomina quella parolaccia così invisa ai cosiddetti esperti di marketing, convinti che le prose brevi siano oggetti lunari o reperti archeologici. Le sorprese invece sono tante. E belle. Ci vorrebbero forse più ricorrenze oppure – e sarebbe meglio – un’inversione di tendenza verso un modo di scrivere che per anni è stato l’asse portante della letteratura. Tornando all’antologia einaudiana, molto originale e in controdendenza rispetto alla retorica natalizia è il racconto della francese Fred Vargas intitolato Una notte efferata. A indagare è il “suo” commissario Adamsberg, tipo particolare, che rimugina sui suoi dubbi ma quando parla si dice arciconvinto delle sue intuizioni. Una donna di circa cinquant’anni si è buttata da un ponte sulla Senna. Si scoprirà che il suo nome è Annie Rochelle e che figurava tra le persone scomparse. Al cadavere, trovato al bordo di una riva, manca una scarpa, la sua borsetta è introvabile. “Suicidio banalissimo” dicono i collaboratori di Adamsberg. Lui non ci crede. È convinto che i due oggetti in questione se li sia tenuti l’assassino, e spiega il perché.

copertina RaccontiInteressante la sequela dei giudizi del poliziotto sui giorni prenatalizi: «Non appena compare Babbo Natale, la tensione sale progressivamente. L’intero paese, succube, s’irridisce e si prepara all’inevitabile gioia». «Un giorno che tritura i nervi». «A Natale tutti litigano, i più singhiozzano, alcuni divorziano, altri si suicidano». «Il Natale è una festa domestica, interna. Fuori non filtra niente. Persino i solitari irriducibili si radunano in un’osteria con due bottiglie e quattro imbecilli». Corrosivo, a dir poco. Adamsberg, durante una perquisizione porta via una cornice entro la quale ci sono, almeno pare, figure familiari della vittima. Viene poi a sapere che Madame Rochelle, molto grassa, aveva avuto in regalo dal fratello un piccolo albergo, che lei gestiva. Il fatto è che in commissariato smaltisce la sbornia uno strano individuo, signorile, forbito nell’eloquio: il signor Charles. Questi chiede ripetutamente una stampella per non rovinare, in gattabuia, la sua giacca. A furia di insistere la ottiene e il caso vuole che dica alcune cose intelligenti a proposito della fine della Rochelle. Gli fanno vedere le foto incorniciate e lui, che è un ornitologo, fornisce spiegazioni sul luogo dello scatto. Da qui gli interrogativi. Infine il rovesciamento della prospettiva. La sorpresa sarà notevole.

 

Facebooktwitterlinkedin