Testo e foto di Francesco Alborghetti, Filippo Castagna, Giacomo Moore
Da dove, da quanto/6

Le donne del ’46

Continua la storia di Rita Santilli il racconto della gente e del mondo del quartiere della Magliana di Roma, raccolto e descritto dagli studenti del liceo Montale

La signora Rita è nata nel 1946, l’anno in cui le donne hanno potuto votare la prima volta in Italia. Forse non a caso, la sua nascita pochi mesi prima del Referendum era già un segno di quanto sarebbero stati importanti i diritti per lei, in particolare quelli delle donne, che nel nostro paese iniziavano ad assumere importanza proprio dal ’46.

Rita è una signora in gamba e determinata, lo percepiamo appena entrati nella sua casa, piena di oggetti d’arte e scrivanie, tavole, libri, insomma tutti elementi legati al suo lavoro e al suo studio universitario. Rita, infatti, ha una laurea in architettura, ed è questo l’ambito in cui ha lavorato molti anni. Appena seduti assieme a lei, ci mostra la foto di una manifestazione e un ritratto di Frida Kahlo. Per Rita, Frida è un simbolo del femminismo, perciò tiene con sé una sua foto per iniziare a parlarci della sua vita rivoluzionaria.

Vita che inizia a Roma sull’Ostiense, poi a Via Costantino, zona San Paolo, e che per motivi legati allo studio e al basso prezzo degli affitti, si sposta nel 1971 alla Magliana, fulcro della lotta femminista, non solo dentro al Raccordo, ma di notevole importanza anche per l’intera Italia. Proprio da qui, il quartiere in cui ancora vive, inizia la nostra intervista; la Magliana era un’area periferica ancora da costruire e le poche case che c’erano venivano affittate a prezzi bassi. La gente faceva i picchetti per occupare e abitare le case, ci racconta lei stessa, e a queste rivolte partecipavano non solo gli uomini, ma anche le donne, tante sue amiche.

Rita ci racconta di loro mostrandoci le foto delle varie manifestazioni per l’aborto, a cui lei partecipò pur essendo incinta, insieme alle sue amiche: Marina, con suo figlio in braccio, Laura, che riconosce dal maglione che indossava e che ancora oggi lavora alla Casa delle Donne di Roma e Anna che, come Rita, era della Magliana.

La Magliana è stato il quartiere di Roma che ha coinvolto più di tutti persone che hanno lottato per i diritti delle donne; nel 1975 nasce il Collettivo Femminista Magliana, che spicca per il grande coinvolgimento che porta nel quartiere, allora periferico; fu proprio con questa ondata rivoluzionaria che Rita, assieme alle sue giovani amiche, scesero in piazza per il diritto all’aborto; “Attenzione, che se oggi venisse messo in discussione” ci dice Rita con un tono delicato, ma consapevole “riscenderei in piazza, perché donne come me sanno quanto ci è voluto per ottenere il diritto di scegliere”.

Rita esprime la sua opinione senza se e senza ma: lei ha lottato per la libertà di scelta. “La cosa più importante è la consapevolezza.” racconta “l’aborto non è una cosa che si fa a cuor leggero, e consiglio, se possibile, di evitarlo”

Negli anni ’70, all’epoca del Comitato di Quartiere, alla Magliana c’erano i Consultori, che fornivano, sebbene fosse illegale, la pillola. La lotta, che si espanse in tutta la penisola, si rivelò decisiva per l’approvazione della legge 194 del 1978, che permetteva alle donne di abortire fino al novantesimo giorno successivo al concepimento, per motivi di salute, economici, sociali o familiari.

Dopo aver affrontato quest’argomento, passiamo ad un altro, non meno delicato, quello dei femminicidi: “Siete voi che dovete cambiare”: è ciò che Rita dice a noi ragazzi. Pochi mesi fa a Roma si è tenuta una grande manifestazione a seguito dell’ennesimo femminicidio avvenuto in Italia, quello di Giulia Cecchettin.

E indovinate chi c’era in prima fila? Rita, insieme alle sue amiche del Comitato, cinquant’anni dopo; ci fa vedere la fotografia sul suo smartphone stavolta, i tempi son cambiati, ma l’effetto che le provoca è sempre lo stesso, un senso d’orgoglio e di consapevolezza di ciò che si è fatto per le donne.

La signora Rita sa cosa vuol dire aver partecipato alla lotta femminista, forse perché le donne della sua generazione hanno fatto tanto per ottenere i propri diritti. Ancora oggi crede in ciò che ha difeso, non ha nipoti, e purtroppo non ha potuto trasmettere a nessuna piccola nipotina la sua esperienza di vita.

A proposito di famiglia, Rita ci racconta anche di suo padre, uomo gentile e onesto; combatté due guerre; non era un uomo come quello interpretato da Valerio Mastandrea nel recente film di Paola Cortellesi, suo padre non aveva mai alzato le mani, né a lei né a sua mamma. E sua madre era una vera protofemminista, le diceva sempre: tu non ti devi mai sentire costretta a lavare i calzini o le mutande di un uomo.

E ci ritroviamo così, intervistatori e intervistata, alla fine tutti di quello che rappresenta C’è ancora domani per tutte le giovani e future donne che faranno parte di questo mondo, e che Rita si augura avranno lo stesso suo spirito, ispirato dal cambiamento e dalla libertà di scegliere, sempre, per tutti.


Nelle foto sopra, a destra Filippo Castagna ritratto da Ludovico Clementi, a sinistra Francesco Alborghetti fotografato da Ginevra Onori.

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