Testo e foto di Chiara Balma, Maria Vittoria Biagione, Sara Pandolfi
Da dove, da quando/8

L’infanzia di Ilaria

Con i ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza di Ilaria, continua il racconto del quartiere romano della Magliana fatto dai ragazzi del Liceo Montale

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Ilaria Balma, 55 anni, che ha vissuto tutta la sua infanzia e adolescenza nel quartiere di Magliana, fino all’età di venti anni. Sorridente, curiosa e propositiva, Ilaria è stata felice di raccontarci la sua storia. La sua infanzia è piena di bei ricordi, e ciò che porta nel cuore sono le amicizie che ha avuto l’occasione di stringere durante quegli anni; amicizie che tutt’oggi frequenta e che in qualche modo fanno ancora parte della sua vita.

“Quando ero bambina il tempo libero si passava in cortile. I cortili erano pieni di bambini, eravamo tanti, e si giocava a nascondino, acchiapparella e principalmente a palla. Crescendo sempre a Magliana ho avuto la possibilità di fare tante cose. Frequentavo un grande gruppo con cui giocavo a pallavolo nel campetto della chiesa, e in più stavo con la mia comitiva con cui mi incontravo spesso, e passavamo i fine settimana insieme. Facevo un sacco di belle cose!”

Ilaria ha frequentato elementari e medie a Magliana. Nel quartiere c’erano molti bambini, e si è ritrovata a dover fare i cosiddetti “doppi turni” di pomeriggio, poiché le aule non bastavano. Con gli occhi di una bambina, quello che poteva sembrare un disagio si trasformava in realtà in un’occasione di gioco.

“Allora, partiamo dal presupposto che io già dalla terza elementare andavo a scuola da sola. La scuola era dietro casa, quindi mia madre sapeva quando uscivo e quando rientravo. Questa cosa, secondo me, ti dà una visione del mondo diversa, perché sei un bambino e quindi vedi le cose sotto un’altra luce. Andare a scuola era proprio un gioco, perché in cortile ti incontravi con l’amichetto e facevate la strada insieme; era un modo per creare legami, perché quel pezzo di strada era anche un modo per conoscersi. La quarta e quinta elementare le ho frequentate in queste aule mobili, dato che eravamo tanti e hanno dovuto sistemare altre aule in un prefabbricato, che ormai ovviamente, non c’è più. Le aule mobili sono state forse il momento più divertente, eravamo quattro classi in questo prefabbricato che si trovava in un giardino: a ricreazione uscivi con gli amici e passavi il tempo lì” Crescendo, il sogno di Ilaria è diventare ingegnere aerospaziale, e sceglie un percorso di studi scientifici. Si renderà però conto di essere più portata per le materie classiche, cosa che le farà intraprendere un’altra via.

Ma il ricordo che la lega più di tutti alla Magliana è l’amata pallavolo, che Ilaria ha continuato a praticare anche una volta trasferitasi. Ha cominciato giocando al campo della parrocchia la domenica mattina con gli amici, sotto lo sguardo incuriosito degli inquilini dei palazzi vicini: “Lì di fronte affacciano i palazzoni, quelli che noi chiamavamo i Palazzi Rossi. E quindi c’era tutta ‘sta gente affacciata ai balconi che faceva il tifo e non era sempre un tifo molto positivo, c’era anche un tifo un po’ accanito!” le brillano gli occhi al ricordo.

Ilaria ora abita a Fiumicino e non più a Magliana, ma la sua famiglia vive ancora lì. E lei è ancora affezionata al quartiere e ci torna spesso, specialmente per visitare la madre. Nutre una sorta di attrazione, poiché è un luogo dove molte persone, compresi gli amici d’infanzia, continuano ad abitare, è un posto a cui tornare con piacere.

“Perché stranamente la Magliana è un posto dove poi si torna. Non so.”

Quando le chiediamo se pensa che Magliana sia cambiata rispetto alla sua infanzia, ci dice che il quartiere le sembra lo stesso di quando era giovane, con una sensazione di familiarità. Secondo Ilaria, la nomea che ha il quartiere non è del tutto coerente con la realtà, ma non è però del tutto infondata. Riconosce che non è un posto facile, con la presenza evidente di problemi come la droga e la criminalità.

“Da ragazzina mi sono trovata a contatto con tante cose non bellissime, da quello che se drogava per strada o quello che era figlio del delinquente, quello che c’aveva il padre in carcere.”

Tuttavia, ritiene che la presenza di aspetti negativi non dovrebbe oscurare il fatto che la Magliana sia anche un luogo in cui è possibile crescere e vivere una vita degna. Ciò che conta davvero è avere la possibilità di scegliere come affrontare le sfide e le opportunità che si presentano

“Non è quello che fa di un posto un posto dove non si può crescere bene, alla fine il bello e il brutto lo trovi ovunque se vai a scavare. L’importante è avere la possibilità di scegliere e quella penso ci sia sempre.”

Oggi Ilaria occupa il suo tempo libero con mille attività diverse. Dopo aver praticato pallavolo fino a un anno fa, ha deciso di concedere un po’ di riposo al suo fisico e si è dedicata ad altro. Va in palestra, frequenta un laboratorio di teatro, si è iscritta a un corso di pianoforte. Quando ne ha l’occasione, ama passeggiare lungo la spiaggia, approfittando della vicinanza con il mare, che è ciò che apprezza di più del posto dove abita ora. Ha scritto anche un racconto, dove ha raccontato la sua vita alla Magliana, fatta di gioie, amicizie e crescita personale.

“È stata proprio l’esigenza di raccontare un’altra Magliana, che non fosse quel posto malfamato che tutti ritengono. Anche quando ero ragazza io non dicevo di abitare lì, perché eri sempre un po’ sottoposto al pregiudizio. Mi piaceva l’idea di raccontare la Magliana dove ho vissuto e che è in realtà un posto dove sono cresciuta bene e ho stretto amicizie importanti, dove ho conosciuto grandi persone e ho fatto grandi cose. La Magliana degli anni ‘70 era comunque un posto non facile, con le case popolari dove era arrivata tanta gente, e quindi c’era anche una popolazione in difficoltà, a partire dalle famiglie. A scuola magari io avevo chi aveva il padre agli arresti domiciliari, ed erano situazioni che un insegnante faceva fatica a gestire. Ma anche gli aspetti positivi erano tanti, e tra persone in difficoltà si cercava anche di aiutarsi e di creare legami. Il centro sportivo, ad esempio, è stato un grande punto di raccordo per tanti ragazzi che volevano un po’ uscire da quello che era un ambiente familiare non bellissimo, e poi c’era il gruppo scout, anche quello un punto di incontro di ragazzi e persone. È un posto che rimarrà sempre nel mio cuore.”


Nelle fotografie: in alto a destra, Chiara Balma fotografata da Sara Pandolfi; a sinistra, Sara Pandolfi ritratta da Chiara Balma; qui sopra, Maria Vittoria Biagioni fotografata da Beatrice De Leo.

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