Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Felicità sospesa

Né desolazione del gelo né incanto della neve. Per il poeta Hölderin l’inverno – che descrive in questi versi inconsueti nella loro distanza – induce a un letargo protettivo, in cui il senso di benessere più consono ad altre stagioni è tenuto “sotto custodia”

Una visione strana, inconsueta dell’inverno. Inconsueta in particolare in un poeta romantico, quale è il tedesco Hölderlin. Il topos poetico dell’inverno, accentuato dalla sensibilità di quel movimento spirituale, accentua, di questa stagione, o gli aspetti tragici, freddo, gelo, e poi solitudine, natura spenta e a volte morta, o quelli opposti ma ultrainvernali dell’incanto: la neve, la magia del suo sonno, il silenzio magico, il bosco dormiente: Biancaneve, e il suo mondo di fiaba. Qui non c’è fiaba e non c’è tormento, non incanto e non sofferenza gelante, ma una fredda sospensione del tempo: lucidamente lontana l’estate, ma possibile un improvviso soffio di primavera. Un sonno freddo del mondo, in cui la dolcezza della vita non è gelata ma custodita, in una lieve, benefica ibernazione che esalta i momenti felici della vita. Ma, aggiungo, questa felicità di questo poeta, qui, è raggelante.

 

 

 

 

 

 

 

L’inverno

Quando pallida neve fa bella la campagna
e un’alta luce guarda il vasto piano
l’estate è una lontana seduzione;
ma spesso mite viene
la primavera mentre l’ora affonda.

Sfarzosa apparizione, l’aria è fina,
il bosco chiaro, non un uomo lungo
le strade (troppo fuori mano). Il silenzio
crea il sublime. Eppure tutto ride.

Primavera coi fiori ed i lucori
non così piace agli uomini;
ma chiare stelle ha il cielo, e volentieri
lo si guarda, che quasi mai non muta.

Fiumi come pianure, netti quadri
se anche sparsi. Continua la dolcezza
della vita. Estensioni di città
spiccano su distanze smisurate.

Friedrich Hölderlin

Traduzione di Enzo Mandruzzato

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