Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Profezia di Rinascita

«.. tu sii la mia tromba della profezia, Vento, / se arriva l’inverno la primavera non è lontana». Così Percy Bysshe Shelley in chiusura dell'ode rivolta al vento occidentale. «Anima della vita e della poesia», con il suo canto magistrale annuncio di primavera

Sono le strofe finali della leggendaria ode in cui il grande poeta romantico Shelley si rivolge al vento occidentale, dandogli del tu, come sempre dandole del tu si rivolge all’allodola, l’uccello piccolo e quasi invisibile che vola altissimo e canta un canto magistrale e irraggiungibile dai poeti.
Shelley parla al vento, che è l’anima della vita e della poesia, e vorrebbe essere lui, vorrebbe essere fatto o divenire vento. Questo poeta che nel suo ricco pensiero esprime rispettosamente critiche alla visione cristiana, condivide con Francesco d’Assisi una naturale venerazione degli elementi, aria, acqua, in primis. Fammi come te, scrive nell’ode, fammi Spirito. Vorrei come te soffiare, far vorticare le foglie e trascinare le onde del mare… nel cuore dell’uomo, fare poesia.
E nella sua immedesimazione una profezia: se sta arrivando l’inverno, la primavera non è lontana. Se ora il freddo e la neve incantano nel gelo, è sonno, non morte: si avvicina la primavera, la Rinascita.
Buona Pasqua.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tu che svegliasti dai suoi sogni estivi
l’azzurro Mediterraneo, dove giaceva
cullato dai gorghi dei fiotti di cristallo,

accanto a un’isola di pomice nel golfo di Baia,
e vide in sonno gli antichi palazzi e le torri
tremanti nel giorno più intenso dell’onda,

tutti sommersi da fiori e muschi azzurri
così dolci che a descriverli svieni,
tu per il cui passo la superficie dell’Atlantico

si squarcia in abissi, mentre in fondo
i fiori di mare e i boschi fangosi che indossano
le foglie senza linfa dell’oceano, conoscono

la tua voce, e all’improvviso grigi di paura
tremano e si spogliano, ascolta!

Fossi una foglia secca che tu potessi portare
o una veloce nuvola con te in volo,
un’onda smaniosa del tuo potere,

e condividere l’impulso della tua energia,
soltanto meno libero di te, incontrollabile, se solo
io fossi com’ero da bambino, potessi essere

compagno dei tuoi vagabondaggi nel cielo,
come allora, quando sembrava solo un sogno
oltrepassare il tuo passo celestiale, io non sarei

costretto a questa dolorosa preghiera.
Alzarmi come un’onda, una foglia, una nuvola!
Cado sulle spine della vita, e sanguino.

Un grave peso di ore ha incatenato e piegato
uno troppo simile a te: indomito, veloce e fiero.

Fai di me, come del bosco, la tua cetra:
cadano le mie foglie, come le sue,
l’impeto delle tue potenti armonie

trarrà da noi un grave canto autunnale,
dolce nel suo dolore. Ma tu, spirito fiero,
mio spirito, sii tu me stesso, vento impetuoso.

Guida per l’universo i miei morti pensieri
come foglie appassite, per rinascere,
e con l’incanto dei tuoi versi spargi

come faville e ceneri da un fuoco inestinto
tra gli esseri umani le mie opere.
Dalle mie labbra alla terra che dorme

tu sii la mia tromba della profezia, Vento,
se arriva l’inverno la primavera non è lontana.

Percy Bysshe Shelley

Traduzione di Roberto Mussapi. Da P.B. Shelley, Ode al vento occidentale, a cura di Roberto Mussapi, Feltrinelli, 2024

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