Ida Meneghello
Diario di una spettatrice

Oscar da guerra?

Tutto (quasi) come previsto alla notte degli Oscar: Hollywood preferisce Oppenheimer a Barbie e a Scorsese. E sul palco irrompono il Medio Oriente e l'Ucraina

Non c’è stato il colpo di scena, anzi no, una sorpresa c’è stata: l’Oscar alla migliore attrice protagonista non è andato, come molti prevedevano, a Lily Gladstone per Killers of the Flower Moon, ma ha premiato una incredula Emma Stone, straordinaria Bella in Povere creature!, un esito che personalmente avevo previsto. 

Tutto il resto, nella lunga notte degli Oscar numero 96 che si è conclusa alle 3,35 ora italiana, ha rispettato i pronostici della vigilia. La parte del leone la fa il film di Christopher Nolan Oppenheimer con 7 statuette e quelle più importanti: migliore film, migliore regia, miglior attore protagonista (Cillian Murphy) e non protagonista (Robert Downey Jr.), migliori colonna sonora, fotografia e montaggio. Segue con 4 Oscar Povere creature! ovvero Poor things di Yorgos Lanthimos: Emma Stone meritatissima migliore attrice, e poi i premi alla scenografia, ai costumi e al trucco. 2 Oscar al film di Jonathan Glazer La zona d’interesse che conquista la statuetta per noi italiani più pesante, quella al miglior film internazionale per la quale era in gara Io capitano di Matteo Garrone. Peccato, anche se, lo confesso, il film secondo me più bello era Perfect days di Wim Wenders. L’altra statuetta alla pellicola di Glazer premia giustamente il suono, in un film in cui l’orrore di Auschwitz non si vede ma si ascolta.

Anatomia di una caduta, già Palma d’oro a Cannes, si aggiudica l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale e premia la stessa regista Justine Triet, mentre la migliore sceneggiatura non originale è quella di American fiction. La più brava attrice non protagonista è infine la strepitosa cuoca di The holdovers Da’Vine Joy Randolph. Questi i vincitori degli Oscar più importanti.   

Ma chi ha perso? Il primo dei perdenti è certamente il film di Martin Scorsese Killers of the Flower Moon, 10 nomination e neanche un Oscar. Le previsioni davano per certo il riconoscimento alla protagonista femminile Lily Gladstone che sarebbe diventata la prima nativa americana premiata dall’Academy, ma non è andata così. Anche Barbie che di nomination ne aveva 8 vede premiata solo la canzone originale What Was I Made For? Resta a bocca asciutta Maestro, scritto, diretto e interpretato da Bradley Cooper.

In un copione largamente previsto e quindi potenzialmente noioso, non è mancato qualche momento emozionante:

  • il più spettacolare quando Ryan Gosling ha cantato I’m just Ken con i ballerini di Barbie e conseguente standing ovation del Dolby Theater. 
  • il più commovente quando l’attrice Da’Vine Joy Randolph (la cuoca in The Holdovers) ha confessato “io non mi ero mai vista, voi mi avete vista” e tutti si sono ricordati che non ci sono piccoli ruoli, ci sono solo piccoli attori. 
  • primo momento politicamente corretto: quando Cillian Murphy, che ha interpretato il creatore della bomba atomica, ha dedicato l’Oscar ai portatori di pace. 
  • secondo momento politicamente corretto: quando il regista de La zona d’interesse ha collegato la disumanizzazione raccontata nel suo film alla disumanizzazione attuale in Ucraina e in Palestina. 
  • il momento più divertente quando a dare il premio per i migliori costumi è stato un culturista nudo con la busta col nome del vincitore davanti al sesso. 
  • il momento più “scorretto”: quando alla fine dello show il bravissimo conduttore Jimmy Kimmel ha letto sul cellulare un messaggio di Trump che lo insultava giudicandolo un totale incapace e lui ha commentato tra gli applausi delle star: “ma l’ora della televisione in carcere non è ancora finita?” Il nostro Fiorello avrebbe fatto lo stesso.
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