Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Coppe d’addio

Una poesia di Ssu-k’ung Shu, poeta cinese del filone T’ang. Racconta di un amore diviso, da chissà quanto tempo, di un nuovo incontro notturno e di un’altra separazione. Come per Giulietta e Romeo, si rinnova «il dolore del mattino che viene»

Una delle magiche e luminose poesie T’ang, aureo filone della lirica cinese. Il Fiume Azzurro e il mare, che tengono lontani e divisi il poeta – Ssu-k’ung Shu – e lei: immaginiamo da tempo, forse dall’infanzia. E infatti quando si rivedono, come in un film di Truffaut, ognuno chiede all’altro la sua età: non l’anagrafe, ma quanto è durato il tempo che li ha separati. È una notte d’amore, senza preamboli narrativi, non sappiamo se avvenuta o sognata, ma il dolore del mattino che arriva, simile a quello disperato di Romeo Giulietta che all’alba devono separarsi, è prova che questa è una poesia su un incontro, dopo un lungo involontario addio, e poi d’amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nell’albergo di Yun-yang, pernottando, addio a Han Shen

Da te m’hanno tenuto lontano il Fiume Azzurro e il mare.
Quante volte monti e fiumi ci hanno divisi.
A un tratto vederci è stato come entrare in un sogno,
insieme turbati l’uno all’altro chiede l’età.

Al solitario lume nel freddo traluce la pioggia,
tra i cupi bambù vagano le nebbie nel buio.
Ancora ritorna il dolore del mattino che viene,
coppe d’addio amorevoli insieme scambiano.

Ssu-k’ung Shu
Traduzione di Martin Benedikter

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