Paola Benadusi Marzocca
Una mostra a Martigny

Anker e l’infanzia

Alla Fondazione Pierre Gianadda esposte fino al 30 giugno le opere del pittore nato a Berna che ritraggono la quotidianità dei bambini nell’ambiente che li circondava nella seconda metà dell’800 in Svizzera. Paesaggi bucolici, semplicità, istruzione, famiglie patriarcali e lavoro contadino

A Martigny in Svizzera alla Fondazione Pierre Gianadda, magnifico luogo immerso nel verde, c’è una mostra fino al 30 giugno dedicata all’infanzia attraverso i quadri di Albert Anker nato a Berna nel 1831, figlio di un veterinario cantonale. Il pittore ci offre una serie di ritratti a olio di bambini a casa, a scuola, in campagna mentre giocano nella quotidianità di ogni giorno, soprattutto ambientati in Svizzera nella seconda metà dell’Ottocento. Quella che appare è un’infanzia serena, quasi idilliaca, che riflette l’idea di un Paese proiettato nel futuro e ricco di progetti e speranze. Ma in quell’epoca l’infanzia non doveva essere un periodo dell’esistenza particolarmente gioioso. Ai bambini presi in considerazione in quanto futuri adulti, non veniva riconosciuta nessuna libertà di esprimersi liberamente. L’idea che potessero essere protagonisti di un mondo diverso da quello degli adulti per la loro indiscutibile capacità di vivere nella fantasia, non era ritenuta credibile. L’immaginazione suscitava apprensione per la sua forza dirompente. Quello che si richiedeva ai bambini era la massima tranquillità e obbedienza. Anker descrive, come si può vedere da uno dei suoi quadri più intensi Enfants dans la nature (Bambini nella natura): un paesaggio dai colori delicati e intensi e dalle linee ben disegnate, dove i bambini aiutano i genitori nel lavoro dei campi, mentre si danno da fare a contatto con gli animali domestici e la natura che si può immaginare amica e rassicurante. Insomma immagini bucoliche, scene di vita pastorale e familiare.

In Garde des enfants à la maison – Les tout petits chez les grands-parents (Cura dei bambini in casa – I bimbi a casa dei nonni) il pittore raffigura la giornata dei bambini affidati agli anziani mentre le madri lavorano a fianco degli uomini nei campi. Momenti di tenerezza come si può vedere dalla figura del nonno accanto al neonato. Tra i ricordi vissuti e le rievocazioni non vi è una grande differenza con la presenza dei nonni che sembra trasmettano ai nipoti consuetudini che andrebbero altrimenti perdute, contribuendo indirettamente alla loro educazione. Si intuisce che i nonni sono personaggi amati, simboleggiano l’unione fra passato e presente facendo capire ai bambini che la loro esistenza è collegata a quella della famiglia e a quella più vasta della collettività. Viene da pensare quanto i nonni siano una presenza positiva nella formazione dei nipoti e una guida per affrontare le sfide della vita. Colpisce, tuttavia, in Chez les grands parents, la rappresentazione dei bambini vicino al nonno davanti a un vecchio camino di un umile casa di contadini; è un’immagine di una dignitosa povertà, i piedi nudi, le vesti modeste, l’espressione timida, quasi rassegnata.

Tanti i ritratti di bambini e bambine scalzi nei campi e nei boschi. Spesso sono dipinti mentre dormono abbandonati in un sonno ristoratore, si può presumere, dopo aver duramente lavorato. Dans le bois (Nel bosco) una bambina dorme serena ai piedi di un albero dopo aver raccolto la legna. Un’altra bambina dà il grano alle galline con un’espressione attenta e allegra (Jeune fille donnant de la graine aux poules). C’è un bambino di pochi mesi su un seggiolone che si guarda le mani (L’enfant décrouvises ses mains). Numerosi sono i ritratti dei figli del pittore, bei bambini e bambine bionde con le trecce come Louise Ancher tenant sa poupée, ma anche narrazioni di intenso dolore come L’enfant mort (Il bambino morto), struggente rappresentazione del figlio del pittore, Rudolf, morto a due anni, disteso nel suo letto, come se si fosse addormentato profondamente.

Di forte impatto visivo La seur ainée, la sorella maggiore, che distribuisce le mele dal cesto ai fratellini con un lieto sorriso. In Enfants dans la communauté (Bambini nella comunità) Anker sembra ispirarsi alla pittura olandese del XVII secolo per la precisione dei particolari e gli effetti ottici delle varie scene di genere. Non bisogna dimenticare che il pittore svizzero si è occupato attivamente nell’istruzione pubblica impegnandosi nella vita politica, sociale e culturale del suo Cantone e della Svizzera e contribuendo a rendere obbligatoria l’istruzione primaria dal 1870 in nome di una “democrazia dialogante”. Di notevole risultato impressionistico sono L’école en promenade (La passeggiata degli scolari) e Jeune fille revenant de l’école, una ragazzina che torna con i suoi libri dalla scuola soddisfatta di ciò che ha imparato. Una immagine dai colori cupi, fumosi dove il maestro in cattedra sembra un generale è descritta in Un’école de village dans la Foret Noir.

Nel complesso l’infanzia di Albert Anker non è un mondo a parte, ma in equilibrio tra permissivismo e severità favorendo le potenzialità dei bambini nel rispetto delle leggi naturali e del loro sviluppo fisico e psichico. Certo in un preciso contesto storico e geografico. Un mondo così lontano da noi da sembrare fiabesco in molti quadri e che ci induce a porci delle domande. Che ruolo ha oggi la famiglia sovente screditata, ridimensionata e che cosa rappresenta nell’educazione dei figli? A chi spetta fare comprendere ai bambini la realtà della guerra e della morte? E quanti genitori sono in grado di educare i propri figli? Quanti di loro hanno raggiunto quella stabilità fisica, sentimentale e psichica da riuscire a crescere un figlio? Non si tratta di restaurare o di reprimere, dato che il privilegio di questa nostra epoca sembra essere la libertà per ogni individuo di stabilire da solo i propri valori. La questione è capire se si possiede la forza morale e la capacità intellettuale per farlo. Il dibattito è aperto.

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