Sergio Buttiglieri
Al Piccolo Teatro Strehler di Milano

Mauri il mago

Glauco Mauri interpreta "Minetti" di Thomas Bernhard: uno spettacolo memorabile nel quale realtà e finzione si intrecciano collegando l'autore al grande interprete

Assistere al più recente lavoro teatrale del novantatreenne Glauco Mauri al Piccolo Teatro Strehler di Milano è stato indimenticabile! Specialmente perché il grande attore ha saputo rileggere in maniera esemplare un famoso testo di Thomas Bernard: Minetti, ritratto di un artista da vecchio. Autore da lui mai affrontato prima. Questo scrittore, di origine dei Paesi Bassi, ma che visse gran parte della sua vita in Austria, non fu amato dal suo paese d’adozione, e non a caso lui volle che le sue opere teatrali non venissero mai rappresentate in Austria.

Glauco Mauri, impersonando il vecchio attore Bernhard Minetti (un attore che nella realtà esordì nella Germania nazista accanto al mitico Gustaf Gründgens e poi, in vecchiaia, divenne icona di tanti giovani registi e scrittori tedeschi, da Peter Handke a Claus Peyman oltre che dello stesso Bernhard) ci racconta che lui non andava in scena nel ruolo di Re Lear da almeno 30 anni. E questo, detto da Mauri che lo mise in scena davvero per oltre 300 volte, è un perfetto contraltare a Bernhard.

La regia di Andrea Baracco fa efficacemente recitare nella notte di capodanno Glauco Mauri nella hall di un hotel tra persone mascherate con teste di coniglio, con a fianco una ragazza stravaccata sul divano. Ogni tanto durante il monologo si apre il telo centrale rivelando un intenso fondale azzurro.

Il vecchio Minetti ci rivela, tramite il travolgente pensiero di Bernhard, che gli artisti allestiscono una tragedia che poi però diventa una commedia. E L’arte drammatica come scopo della vita? Per lui è un Assurdo! Se vogliamo raggiungere la meta occorre andare nella parte opposta. In un istante siamo morti. Per tutta la vita interpretiamo una cosa che nessuno capisce.

Il testo di Thomas Bernhard è implacabile: noi temiamo ciò che non comprendiamo e l’artista è un folle. Però quando l’attore fa i conti con lo scrittore allora è arte. Il mondo è pieno di esistenze artistiche distrutte, però mondo va turbato, non divertito. Nessuno oggi che si ferisca a morte contro l’ottusità della nostra società. «Non dobbiamo capitolare! No! NO!».

Glauco Mauri, che nella sua lunghissima vita di attore ha messo in scena Shakespeare, Beckett, Sofocle e Dostoevskij, ora seduto su una poltrona al centro del palcoscenico ci inonda di dei pensieri destabilizzanti di Thomas Bernhard: «Solo i giovani hanno propensione alla follia. Una propensione naturale. Gli attori sono inaffidabili. Io odio la letteratura Classica».

A Lubecca, ci racconta Minetti, «ero direttore di teatro. Amo l’Inghilterra più di tutti i paesi del mondo ma io sono condannato al mondo continentale. Sono 30 anni che porto questa valigia che contiene la maschera di Re Lear e alcuni ritagli di giornale. Mi sono negato alla letteratura classica. E quindi per 30 anni non ho recitato perché mi ero negato alla classicità. Se nessuno capisce Lear è una follia.  30 anni esiliato perché sono stato coerente. Io sono Minetti che ha sempre recitato Re Lear. All’inizio facevo scomparire 5 persone. Poi ho rinunciato ai giochi di prestigio per l’arte drammatica.  E ora sono qui per il bicentenario di Re Lear. Anche il più umile mendicante ha qualcosa di prezioso. Non dobbiamo farci umiliare!».

E Minetti si mette a leggere gli articoli di giornale che parlano di lui e del suo processo: «Il signor Minetti è una vergogna per la città di Lubecca!». Minetti aspetta il direttore del teatro che naturalmente non arriverà.

L’attore è vittima del pubblico: gli spettatori sono spaventati dalla sua inquietudine. «Il peggior nemico dell’attore è il suo pubblico. Mio padre illusionista è stato il mio maestro. Gli uomini esistono solo per ingannarsi a vicenda. Gli attori dipendono per tutta la loro vita dal mondo della cultura. Io ho studiato la letteratura classica. L’artista non può essere un pusillanime».

Alla fine del monologo si svuota il palcoscenico, si riapre il tendone, appare il retro della scena, e comincia a nevicare. Minetti a questo punto indossa la maschera di Re Lear. E avanzano lentamente gli attori mascherati con i visi che sembrano conigli accompagnati da una musica ritmicamente ripetitiva. E a questo punto la platea saluta il mitico Glauco Mauri con applausi scroscianti.


Le fotografie dello spettacolo sono di Manuela Giusto.

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