Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Splendore del buio

“Sonetto alla bellezza nera” è il titolo dei versi di Lord Edward Herbert scelti oggi da Roberto Mussapi. Poeta metafisico, fratello del più noto George Herbert, fu scoperto da Eliot insieme ai poeti suoi sodali elisabettiani. In questi versi, celebra l'oscurità, «favilla di luce»

Lord Edward Herbert of Cherbury, fratello del famoso poeta George Herbert, cui si ispirò anche Dylan Thomas per una poesia leggendaria, è uno dei poeti metafisici inglesi, realtà straordinaria del XVII secolo. Il più famoso è il grande John Donne, ma ve ne sono tanti di valore quanti furono in quei tempi favolosi gli elisabettiani, che non sono soltanto Shakespeare e Marlowe.
Fu Eliot a scoprire l’importanza centrale di questi autori fino allora sottovalutati, e in Italia fu Roberto Sanesi a farsi voce di Eliot, come era abituato, realizzandone una storica antologia per Guanda. Anche Edward, meno importante del fratello, è come lui Lord e poeta di classe e rilievo.
Come i suoi compagni metafisici è tale, ove metafisico non si intenda in senso platonico, cioè una poesia fuori dal mondo esperienziale (per questo Platone non capì e condannò i poeti), ma nel senso che Eliot avrebbe teorizzato e praticato, nel geniale sensous thought, “pensiero appercepbile dai sensi”: il poeta metafisico tratta di realtà ultraterrene, spirituali, attraverso immagini concrete, dal mondo quotidiano.
Affronta quello ultraterreno con storie e immersioni nel terreno. Qui, in questo magnetico Sonetto alla bellezza nera, che anticipa Black magic woman di Carlos Santana, fa splendere la bellezza misteriosa del buio, che non è soltanto oscurità, mancanza di luce, assenza (è anche ciò), ma simultaneamente una visione più splendida, quella della notte e del sogno, che animerà i romantici, che aveva temporaneamente tolto la vista a Omero e San Paolo, e che svela quello che io definii in una mia poesia “Lo splendore del buio”.

Sonetto alla bellezza nera

Nera bellezza, che al di là della luce comune
Il cui potere rinnova fra gli altri colori
Solo quelli che la tenebra annulla,
Rimani sempre invariata allo sguardo.

E come oggetto sempre uguale all’occhio
Non ti trasformi di giorno, non ti nascondi la notte;
Quando tutti i colori che il mondo chiama vividi
E la vecchia poesia continuamente insegue

A tal punto di notte svaniscono e fuggono
Che non rimane traccia del loro passaggio,
Tu ti ritieni unica, e noi riconosciamo

Che la tua oscurità è una favilla di luce
Del tutto inaccessibile: è soltanto la nostra oscurità
A farci credere infatti che sia scura.

Edward Herbert

Traduzione di Roberto Sanesi

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