Luciana Scarcia
Su “Queste terre selvagge oltre lo steccato”

Lezioni di futuro

Bayo Akolomafe, intellettuale e filosofo di origini nigeriane ma docente negli Usa, racconta la pace possibile in sei "lettere" indirizzate alla figlia: “Dobbiamo stare con la fatica di sapere che non vi è divenire che non sia un co-divenire”

Finito di leggere Queste terre selvagge oltre lo steccato. Lettere a mia figlia per fare casa sul pianeta, di Bayo Akolomafe (Exòrma, 400 pagine, 24 Euro), ho pensato: è il libro giusto nel momento giusto! Sia per me personalmente – perché sono alla ricerca di nuovi punti di vista da cui guardare alla mia vita e al mio modo di stare al mondo – sia per questo preciso momento storico – perché l’assuefazione all’impressionante numero di morti causati dai conflitti in atto o da catastrofi naturali fa vacillare il fondamento stesso della convivenza umana. Assuefazione e indifferenza al dolore degli altri. Perdita della dignità della morte.

C’è un’idea nel libro di Bayo Akolomafe che trovo molto utile oggi: mentre siamo portati ad aspettarci che tutto funzioni al meglio e a pensarci destinati al benessere, ecco che la realtà si incarica di smentire la nostra aspettativa di esclusività e la nostra pretesa di centralità, al riparo dalla sofferenza. “Siamo tutti coinvolti e non potrebbero esserci parole più nobili in questo periodo di esclusioni vessatorie, stermini legittimati e confini armati”.

Questo è un buon momento per “stare con la fatica di sapere che non vi è divenire che non sia un co-divenire”; pensiero, questo, che non si esaurisce tanto in un richiamo alla fratellanza, alla solidarietà, ma si pone a fondamento di un pensiero nuovo che invita a considerare la vita non già un percorso lineare che, attraverso obiettivi e tappe, approda a una meta ultima, bensì uno stare nel mentre, considerando le crepe non lo spazio vuoto creato da una frattura, ma un’occasione creativa per nuove possibilità. Dopo l’esaurimento delle potenzialità di futuro della cartesiana concezione dualistica del mondo, con annessa fiducia nel progresso e nello sviluppo senza limiti, Bayo Akolomafe recupera la tradizione Yoruba della sua Nigeria, secondo cui ayé, la vita, è casualità incontrollabile, multilineare, dove l’effetto retroagisce sulla causa. In ciò avvicinandosi alla visione del transfemminismo di Karen Barad, secondo cui i fenomeni, gli oggetti non sono indipendenti e definiti ma intra-agiscono.

Il punto di arrivo è che ci troviamo nel tempo e nel luogo più interessanti in cui poter vivere, qui e ora. “Io non sono nel mondo, io sono il mondo che si auto-esplora”. Il rimando al buddhismo zen di Thich Nhat Hanh (Lo zen e l’arte di salvare il pianeta, Garzanti 2022) mi pare immediato: “Io inter-sono; Tu sei il cosmo”; c’è una profonda connessione tra il modo in cui ci trattiamo l’un l’altro e il modo in cui trattiamo la Terra.

Va da sé che assumere questa prospettiva, considerandola non già Utopia ma Realtà, oggi, ci permetterebbe di dare più valore alla vita di tutti gli esseri viventi e di farne un bene da difendere contro guerre, odio, violenza.

Quanto scritto fin qui ancora non rende il valore di questo libro, che non sta tanto e solo nel sapiente mettere insieme filosofia, religione, storia, fisica quantistica, cosmologie indigene per elaborare una teoria sul presente, quanto piuttosto nel suo scopo pedagogico: scrivere sei lettere alla sua prima figlia, Atheleia, per proteggerla dalle insidie di un mondo che promette felicità attraverso il consumo di beni e dal razzismo con cui lei, nera, continuerà a fare i conti. Ma è proprio in questo mondo che lei dovrà trovare Casa, per questo il padre si premura di spiegarle che l’obiettivo da porsi non è quello di rivendicare l’uguaglianza delle razze perché le pari opportunità all’interno di una struttura già data non fanno che rafforzare quella struttura. “Perché essere uguali? — si chiede — Noi siamo già altri!”. Ciò che serve, piuttosto, è “una politica che ricerchi i crocevia, i luoghi di incontro dei corpi nostri e di quelli che già ci sono”. I nostri pensieri, emozioni, sentimenti, conoscenze, scelte non sono attributi esclusivamente umani, ma nascono nell’intreccio con il mondo.

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