Ida Meneghello
Diario di una spettatrice

Caftano d’amore

"Il caftano blu” della regista marocchina Maryam Touzani è la struggente storia di un amore più forte degli orientamenti sessuali e della morte. E quell'abito tipico diventa il simbolo di un'unione indistruttibile

Il caftano blu, secondo film della quarantenne regista e sceneggiatrice marocchina Maryam Touzani, è in apparenza la storia di un triangolo amoroso che contiene il lato proibito dell’omosessualità, tabù tuttora assoluto nei paesi arabi. In realtà racconta un amore tra un uomo e una donna così forte da prevalere sulle preferenze sessuali di lui e persino sulla morte di lei. Perciò è una storia meravigliosa nel senso letterale che suscita meraviglia in chi la guarda e lentamente si lascia condurre nei vicoli della medina di Salé, una delle più antiche del Marocco, all’interno di una boutique in cui si confezionano e si ricamano a mano caftani bellissimi.

La regista all’inizio indugia, ancor prima di inquadrare i protagonisti, proprio sui riflessi che la luce crea sui tessuti, sulla morbidezza cangiante dei velluti di seta, sui particolari della passamaneria di fili d’oro che intarsia bordi e bottoni. È una scelta che richiama le immagini de Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson, ma nella vecchia bottega tutto diventa subito più intimo, sussurrato, non detto. Gli occhi di Touzani accarezzano gli sguardi e i silenzi di Mina e di suo marito Halim con una delicatezza rara: lei lo osserva mentre insegna l’arte all’apprendista Youssef, riconosce i gesti dell’amore che sta nascendo tra loro, sa che lui va a cercare il piacere nei vapori dell’hammam. Ma non c’è giudizio, al contrario, “non conosco un uomo più puro di te”, gli dirà sapendo che la sua vita è alla fine e incoraggiandolo a non aver paura di amare e di essere finalmente se stesso.

La pellicola è il primo film marocchino ad aver vinto il premio della critica internazionale per “Un certain regard” al Festival di Cannes 2022, assolutamente meritato. Un solo appunto: anche questo film, come constato sempre più spesso, è girato interamente con camera a mano e primissimi piani, una tecnica di ripresa che non amo quando dura due ore. Ma la storia del meraviglioso caftano blu che diventa il simbolo di un amore indistruttibile, quella resterà dentro a lungo.

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