Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Il buio oltre la morte

Nei versi di Sofocle tratti da “Antigone”, il dramma tragico dell’esistenza e il mistero di tutto, la sintesi della tragedia greca del quinto secolo: l’uomo che «conosce ogni via e verso il futuro corre audace» è però destinato a una inesorabile sconfitta…

Nei versi del poeta tragico Sofocle l’esaltazione, pienamente greca, dell’uomo: esemplare questo inno di ringraziamento alla vita: non si tratta di lode all’umano, ma alla sua nascita nel mondo. E al modo in cui questo essere porta alle massime conseguenze le sue potenzialità. Dalla sfera delle attività pratiche a quella della speculazione. Non un dominio cieco sulla natura, per l’uomo, ma un controllo in armonia. 
E qui, di colpo, nell’ultimo verso, il dramma tragico e il mistero di tutto: l’uomo che sa agire, interpretare, pensare, curare la malattia del corpo e dell’anima, nulla può contro la morte. Questa è l’essenza della tragedia, perché nel mondo greco, dopo la morte, non esiste una realtà ultraterrena luminosa, quella che svelerà Platone, ma un oltretomba buio, ove le anime sono esangui parvenze: tutto si gioca nella vita terrena, in quella civiltà, e qui è il senso della tragedia del quinto secolo, quella di Eschilo, Sofocle, Euripide, lontana da quella dionisiaca, e quindi vicina al trascendente, delle antiche origini.

Molte sono le cose mirabili, ma nessuna più mirabile dell’uomo.
Corre anche sopra il grigio mare,
sopra il tempestoso dorso delle onde ruggenti,
la più alta tra le divinità, la terra immortale,
rivolta anno dopo anno trascinando l’aratro,
lavorandola con la stirpe dei cavalli,
cattura con le reti la gente degli uccelli dall’anima leggera,
e le belve selvagge,
insidia con un intrico di lacci la progenie marina degli abissi,
l’uomo capace di mille pensieri.
E con trappole cattura le bestie selvagge,
e doma il cavallo dalla folta criniera,
e sottomette al giogo il toro instancabile dei monti.
Ha imparato a parlare,
ha imparato il pensiero veloce come il vento
e l’indole civile,
ha imparato a difendersi dalla pioggia,
e dalle gelate notturne sui monti.
Conosce ogni via e verso il futuro corre audace:
ha trovato rimedio contro le malattie, e
solo contro la morte non ha scampo.

Sofocle

Da Antigone, (332-64), traduzione di Giulio Guidorizzi

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