Roberto Verrastro
A proposito di “Omicidio d'artista”

Giallo a Torino

Il romanzo d'esordio di Eleonora Scano è una complessa storia che mescola arte e mistero sullo sfondo del mercato d'arte a Torino. Con un risvolto che porta il lettore vicino al dramma dell'invasione dell'Ucraina

Il dipinto rappresenta un grosso cerchio di un arancione eterogeneo, non interamente racchiuso nella tela, con un piccolo quadrato posto quasi al centro. Nelle parole del famoso gallerista Keller, “è opera di un giovane artista ucraino, della regione del Donbass, capace di esprimere, attraverso i suoi tratti, il disagio che la popolazione di quell’area, stremata da anni di guerra, sta vivendo quotidianamente. Vedete… tutto intorno il caos che circonda e avviluppa e, in lontananza, una parvenza di ordine, o una speranza più che altro”. L’Ucraina è vicina nel romanzo d’esordio di Eleonora Scano, Omicidio d’artista (Amazon, 350 p., 14,79 euro, ebook 4,99 euro), un giallo ambientato in una Torino di vite in apparenza meno precarie, che tuttavia anelano anch’esse a un’utopica quadratura del cerchio.

Nell’imminenza delle feste di fine anno, in un palazzo della centralissima Piazza Vittorio Veneto, una sera di dicembre va a fuoco la mansarda all’ultimo piano in cui viveva da cinque anni il pittore 40enne Alex Cerruti, che rimane carbonizzato nell’incendio insieme al suo gatto. “La mansarda la ricordavo eccome”, osserva Cloe Serra, l’io narrante del romanzo, una ragazza giunta dalla Sardegna a Torino, dove ha appena intrapreso la carriera di avvocato. “Avevo trascorso lì i miei primi due anni da studentessa in giurisprudenza, quando zia Bice me l’aveva offerta, vista la vicinanza con la facoltà. Non era molto grande, un piccolo ingresso, un cucinotto, una camera da letto, un’altra adibita a studio-soggiorno, il bagno con vasca e una bellissima vista sulla Piazza e il Monte dei Cappuccini, uno dei panorami più belli che la città potesse offrire”.

Beatrice Rovetto, la zia materna di Cloe nonché proprietaria della mansarda, ora conta sulle capacità professionali della nipote per la richiesta di risarcimento danni all’assicurazione con cui il condominio aveva stipulato la polizza, non avendo personalmente alcuna copertura contro gli incendi. Zia Bice confida inoltre a Cloe i suoi sensi di colpa per avere sfrattato Alex: “E se si fosse suicidato? Secondo me si è suicidato. È tornato a casa e si è dato fuoco, Dio Santo”. Alex non solo era rimasto indietro di dodici mensilità con il pagamento dell’affitto, ma aveva anche infastidito più volte una condomina che abitava allo stesso piano, soprattutto quando di sera rincasava da sola, mettendola in condizione di dover andarsene quanto prima.

 Linda Errici, portinaia del palazzo da circa tre anni, provvede ad aggiornare Cloe sui nuovi inquilini arrivati dopo il suo trasferimento in Piazza Cavour: “Buon pomeriggio, dottore… Quello era il signor Keller, il proprietario della Galleria Keller&Keller“. Cloe sa che quella galleria è “un sinonimo di eccellenza e raffinatezza, unico luogo in tutta Torino dove i migliori artisti d’arte moderna esponevano le loro opere”. Come il giovane artista ucraino. E come Alex Cerruti. Keller, uomo dall’aria fredda e distaccata, abita in un attico ristrutturato due anni prima, confinante da un lato con l’appartamento di Alex, che descriveva come uno che “a 40 anni non ha ancora capito cosa vuole dalla vita”.

“Mi perdoni”, esclama Linda, allorché una zaffata di fumo della sua sigaretta avvolge il volto di Cloe. “Non sono più avvezza a fumare queste maledette. Ormai mi sono troppo abituata con quelle elettroniche”. La portinaia conclude che l’unica ad abitare in quel palazzo da anni è la signora Russo con sua figlia Carmela, al secondo piano. Cloe le ricorda bene, perché le due sono anche proprietarie dell’alloggio a sinistra di quello della zia Bice: “Cinque anni fa, quando io vivevo qui, lo davano in affitto a un carabiniere”. Linda precisa: “Adesso affittano a una ragazza, una giovane architetto”. Quella importunata da Alex. Si chiama Lavinia Escher. Cloe la conosce dalla signora Russo, dove si reca a prelevare un pacchetto e una raccomandata per Alex, che Linda aveva ritirato come faceva sempre per tutti i condomini. La signora Russo offriva ad Alex i pasti serali, mentre Carmela appare a Cloe quella di sempre: “Una sessantenne all’anagrafe, ma insicura e ingenua come un’adolescente, succube della madre a tal punto che non era riuscita a costruirsi una vita tutta sua, ma si era dovuta accontentare di guadagnare pochi spiccioli svolgendo saltuariamente lavori di pulizia presso famiglie o ristoranti”.

Il pacchetto contiene un cofanetto sulla vita e le opere di Caravaggio. La raccomandata è un sollecito di pagamento della bolletta per la fornitura elettrica. Negli ultimi tempi, pur non avendo egli in realtà problemi economici insormontabili, per illuminare le sue stanze Alex usava le candele, probabile causa dell’incendio. Il passaggio dalle gallerie d’arte ai tunnel degli psicofarmaci e degli stupefacenti, presunti rimedi ai suoi stati depressivi, per Alex era stato facile dopo la morte della madre e quella dell’anziano pittore Oliveto, che divenne il suo mecenate, avendo visto in lui un giovane promettente uscito dall’Accademia Albertina di Belle Arti. Oliveto aveva regalato ad Alex un suo dipinto, La Primavera, che Alex teneva appeso nella sua camera da letto ed è stato risparmiato dalle fiamme. L’opera fa parte di una serie sulle stagioni realizzata da Oliveto dopo una lunga esplorazione del continente americano. Mentre L’inverno se lo aggiudicò un collezionista tedesco, alcuni anni prima L’autunno e L’estate furono battute all’asta a 280mila euro l’una, prezzo che pagò proprio Keller, ovviamente consapevole che la serie intera valeva molto di più della metà in suo possesso. Alex aveva rifiutato l’offerta, presumibilmente più modesta, che Keller gli aveva fatto per acquistare La Primavera.

Del caso si occupa il maresciallo Tallone, della stazione dei carabinieri di via Giulia di Barolo che, dopo il dissequestro, consegna a Cloe i cinque mazzi di chiavi della mansarda di Alex. Le indagini hanno accertato che le fiamme si sono sviluppate nella camera da letto di Alex tra le 22 e le 23 del 4 dicembre, ma l’autopsia non ha rilevato tracce di fumo nei suoi polmoni. Alex è deceduto per un malore tra le 21 e le 22, facendo cadere accidentalmente una candela che ha innescato il rogo. Cloe vuole vederci più chiaro, coinvolgendo nell’impresa una segretaria del suo studio legale, Loredana Mazzotta, amica dalla quale è inseparabile non meno che dal tacco dodici. Loredana pensa a un avvelenamento, ma il PM richiede l’esame tossicologico specifico solo in presenza di un palese sospetto. Tra i dipinti superstiti, uno è un nudo integrale femminile in cui Cloe riconosce Lavinia Escher, che aveva chiesto inutilmente ad Alex di distruggerlo. Nell’appartamento fa capolino anche Natasha, che aveva lasciato Alex dopo una relazione da cui era nata una figlia, Vera. Natasha nota in particolare la data del ritratto di Lavinia (ottobre 2017), fiondandosi verso la porta della vicina di casa di Alex: “Adesso la sistemo io. Apri puttana, se ne hai il coraggio, Apriii!”. Lavinia si guarda bene dal farlo, finché Natasha desiste e infila le scale.

Keller&Killer? Dopo l’elogio del giovane artista ucraino, Keller si limita a confermare a Cloe e a Loredana di avere ricevuto alle 20.10 del 4 dicembre una telefonata da Alex, ma non rivela l’entità della cifra che era in discussione per l’acquisto della Primavera di Oliveto. La svolta arriva con il fermo di una persona accusata di omicidio, indicata con le iniziali L.E. in un articolo a firma di Pierluigi Tugnoli che Cloe legge su internet. Linda Errici o Lavinia Escher? La riapertura delle indagini è avvenuta su segnalazione di una veterinaria che, in una bottiglia di latte contaminato presente nella mansarda di Alex anche nella ciotola del gatto, ha rinvenuto una concentrazione di nicotina liquida di 80mg/ml, marca Limnum, in grado di uccidere un uomo in mezz’ora. È la nicotina necessaria per le sigarette elettroniche tanto care a Linda Errici, forse infuriata per un amore non corrisposto da un artista bello e dannato. Qualcuno ha avvelenato la cena che la signora Russo aveva inviato ad Alex su un vassoio davanti alla sua porta d’ingresso. Dalla signora Russo, che parla con Cloe delle difficoltà economiche della famiglia, Loredana riesce a fotografare con lo smartphone la vaschetta dell’acqua del Wc, nella quale è incastrato un recipiente con l’etichetta Limnum. “Non pensino queste due troiette di andarsene così facilmente da questa casa”, urla la figlia Carmela, intimando a Loredana di consegnarle lo smartphone. “Che ne vuoi sapere tu delle cose, brutta impicciona di merda. Non bastavano tutti i sacrifici che ho fatto nel corso degli anni, dovevi arrivare anche tu a rovinarmi la vita. Una vita di rinunce e basta mentre gli altri sempre a spassarsela”. Carmela era accecata dal timore di perdere l’introito dell’affitto pagato da Lavinia. “Non volevo, davvero…”, furono le sue ultime parole, prima di lanciarsi dalla finestra, morendo infilzata da una cancellata. 


Accanto al titolo: Torino, piazza Carlina.

Facebooktwitterlinkedin