Nicola Fano
A proposito de "Il diario ritrovato”

Il diario di Angela

Guida Editori pubblica una piccola, preziosa autobiografia di Angela Pagano, da Eduardo De Filippo a “Masaniello” di Armando Pugliese. Storie di passione teatrale vissute in una Napoli autentica. Un monologo da immaginare...

Gli appassionati di teatro – ammesso che ne esistano ancora – farebbero bene a leggere il libro Il diario ritrovato di Angela Pagano (Guida Editori, 96 pagine, 15 Euro, a cura di Francesco Scotto e con una bella prefazione di Giulio Baffi). Perché in queste poche ma preziose pagine Angela Pagano, grande attrice napoletana, apre il baule dei suoi ricordi e regala al lettore deliziosi frammenti di vita vissuta dietro le quinte.

L’autobiografia dei teatranti è un genere letterario a sé stante: da Goldoni a Viviani, per conoscere la storia del teatro spesso è necessario andare a cercare qualche briciolo di verità in questo genere di racconti. E si riesce a trovarla non tanto nei fatti narrati (gli attori, si sa, sono vanitosi e mentitori) quanto nella eccitazione o nel tormento che le loro parole esprimono. Il teatro è la relazione emotiva che si instaura tra ogni singolo attore e ciascuno spettatore: le biografie dei comici lo dimostrano; ossia raccontano l’emotività dell’attore e quella del pubblico insieme.

Prendete questo piccolo, prezioso libro. Angela Pagano vi trasferisce fatti e ricordi che i suoi spettatori più affezionati forse conoscono già, ma sulla pagina quegli episodi rivivono (anche per merito del curatore, direi) come se fossero la traccia di un monologo. Leggere queste pagine e vedere l’attrice in scena a “dircele” è tutt’uno. E chissà che in futuro Angela Pagano non tragga uno spettacolo, da questo diario…

Ebbene, Angela Pagano, una delle più celebrate interpreti napoletane di questo scorcio di secolo, è portatrice di una lunga esperienza scenica accanto a Eduardo De Filippo (e poi con il figlio Luca), ma è pure stata a lungo attrice con Giuseppe Patroni Griffi, mentre – forse – la sua popolarità maggiore la deve a uno spettacolo rimasto mitico nella memoria di chi lo vide alla fine degli anni Settanta, Masaniello di Elvio Porta e Armando Pugliese. Tutto questo viene raccontato o, per meglio dire, rivissuto, dall’autrice nel suo “diario ritrovato”; ma c’è anche un passato più lontano. Ed è quello vissuto accanto al padre, musicista di posteggia (i posteggiatori a Napoli erano quegli artisti che si esibivano nei ristoranti) con l’attrice bambina lì a cantare. In queste pagine, in particolare, traspare un elemento che ha sempre caratterizzato Angela Pagano: il suo estremo professionismo; il rigore, quasi, con il quale ha sempre affrontato tutte le sfide della sua vita artistica. E “seria e preparata” era anche da bambina, quando cantava Mamma o altri successi napoletani fra i tavoli dei ristoranti affollati di ufficiali americani.

Ecco, ne scaturisce una Napoli autentica, dolente e lontana dalle cartoline: la fame e la fatica di Angela Pagano sono vere, nient’affatto letterarie. Tanto più il lettore gioisce quando l’attrice racconta il dopo: dall’incontro con Eduardo a tutto il resto. Come se la vita avesse voluto risarcire la bambina costretta a un lavoro minorile non meno odioso in quanto artistico.

Una lettura da non perdere per tornare ad abbandonarsi a un mondo che non c’è più – il teatro nel suo complesso non c’è più – ma che come sempre nei millenni passati, prima o poi tornerà a esserci.


La fotografia accanto al titolo è di Riccardo Siano.

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