Teresa Maresca
Sul grande schermo solo il 3, 4 e 5 luglio

La fine di Ziggy (e quella di Bowie)

Da non perdere “Ziggy Stardust & The Spiders from Mars: il film”. È la registrazione del celebre concerto in cui la rockstar indossò per l'ultima volta i panni del suo mitico avatar. Bello anche l’adattamento italiano del musical “Lazarus”, ultima opera del “Duca Bianco”

Di recente ho assistito a due spettacoli su David Bowie. Il primo è la versione restaurata di Ziggy Stardust & The Spiders from Mars: il film. Il secondo è un musical, Lazarus, che Bowie scrisse prima di morire. Il film sarà distribuito nei cinema italiani, in esclusiva da Nexo Digital, solo il 3, 4 e 5 luglio, ed è un’occasione che gli amanti del rock non dovrebbero perdere. È la registrazione dell’ultimo concerto, nel 1973, in cui David Bowie porta in scena il personaggio di Ziggy Stardust. Nel concerto londinese ascoltiamo un giovanissimo Bowie cantare My death (La mia morte), seduto davanti al microfono, dopo aver chiesto più volte il silenzio alla folla urlante, accompagnandosi con la chitarra acustica. «La mia morte attende come una verità biblica al funerale della mia giovinezza. Piangi forte per questo, e per il tempo che passa». E gli accordi di The Jean Genie, che Bovie canta in ginocchio e suona lungamente l’armonica come altri nel rock, ma il suono della sua è più struggente. Poi la band, Spiders from Mars, intona un rock ‘n’roll da manuale, così come anche perfetto è il giro di blues di Rock ‘n’ Roll suicide («Time takes a cigarette», il tempo prende una sigaretta…). 

Nel film di D.A. Pennebaker, restaurato dal figlio del regista dopo cinquant’anni, ascoltando i brani del concerto ci si rende conto di quanto l’androginia e i lustrini siano qui un fenomeno glam, modaiolo del momento, solo un pretesto, un escamotage comunicativo: perché in questo concerto c’è tutto quello che resterà, e che già c’era allora, in quel lontano 1973. Al concerto Bowie appare per l’ultima volta come Ziggy Stardust, solo un anno dopo dalla prima uscita del suo celebre alter ego, nelle famose tutine luccicanti, con i capelli rossi, il trucco pesante. Non ha più bisogno di quell’avatar posticcio che gli sta evidentemente stretto. Il concerto contiene infatti già tutto il Bowie che il mondo del rock ha conosciuto da sempre e fino alla fine della sua carriera, coincisa con la morte prematura del cantante: la sua voce stupenda, matura da subito, la sua grande bellezza ed eleganza, un vero “duca bianco”. 

E poi l’amore per il rhythm and blues, lo skiffle e il rock’n’roll, a cui si accosta fin da ragazzino, la passione per Elvis Presley e per il jazz di Coltrane, lo studio di diversi strumenti, tra cui il sax tenore, e quella particolare sonorità che lo porterà in seguito ad abbandonare quasi del tutto il rock in favore di suoni più funky e soul, creando un “R&B bianco” tutto suo, inconfondibile come la sua voce. Bowie fu anche uno dei primi a usare lo stile britannico del Glam rock, poi vennero i Roxy Music di Brian Eno, e poi di Bryan Ferry. Ma la voce di Bowie è di gran lunga la più bella, la più melodiosa, inconfondibile. 

Di fatto, anche se il personaggio di Ziggy viene seppellito da quell’ultimo concerto che il film ci presenta, la scaletta contiene gran parte dei classici di Bowie che continueranno a essere ripetuti in qualunque suo concerto anche a trent’anni di distanza: da Starman a Moonage Daydream, da Rock ‘n’ Roll Suicide a Ziggy Stardust

Come il film ricorda gli inizi di Bowie, così l’opera rock teatrale Lazarus ne segna la fine. Il musical Lazarus viene rappresentato a New York alla fine del 2015. David vi assiste, e sarà l’ultima sua uscita in pubblico. L’opera è un seguito della storia del migrante interstellare Thomas Newton del romanzo L’uomo che cadde sulla terra di Walter Tevis del 1963. Thomas è bloccato sulla Terra, incapace di morire o di tornare sul suo pianeta. Dopo decenni, è diventato un alcolista insensibile, con visioni che gli mostrano cose che nella realtà non esistono. La sua solitudine è deprimente ma anche interessante, in scena si enfatizzano in continuazione cose surreali come in un viaggio psichedelico. Il testo è considerato il testamento artistico di Bowie, vi compaiono i temi ricorrenti di solitudine e di morte, e di desiderio di ricongiungersi all’universo da cui proveniamo, di tornare alle stelle. Per il musical Bowie scrisse quattro pezzi inediti, ma non riuscì a scriverne altri. Nello spettacolo sono inseriti anche i suoi successi, come HeroesLife on MarsChanges, che insieme agli inediti formano un unico modo, riconoscibilissimo, quello che è sempre stato il modo di Bowie. 

Il musical ha debuttato con successo in Italia nel marzo scorso con la regìa di Valter Malosti che ne ha curato anche l’adattamento. Sul palco due cantanti strepitosi, perfetti per le canzoni di Bowie, Manuel Agnelli, frontman degli Afterhours, e Casadilego, oltre alla coreografa e ballerina Manuela Lucenti, undici attori e sette musicisti che suonano dal vivo ottimo rock. 

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