Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Amleto e il fantasma

«Dimmi, dimmi, perché tutto questo? A qual fine? E che dobbiamo fare?»… Così il principe di Danimarca si rivolge allo spettro del padre che liberandosi dalle «pesanti mascelle marmoree» del sepolcro, «nuovamente rivestito d’acciaio», torna «a visitare i riflessi della luna»

È il momento topico della più grande tragedia di tutti i tempi: Amleto, il principe, è sugli spalti del castello di Elsinore, Danimarca. Suo padre, il re Amleto, è morto da poco e da poco si sono svolti i riti funebri. Ma le sentinelle sugli spalti, nella notte, neve e nebbia e gelo, avvertono l’apparizione di un fantasma: identico al re appena morto. Chiamano Orazio, fedele amico di Amleto, studioso, intelligente, che prima diffida, poi accetta l’evidenza. E comprende che lo spettro del re deve parlare con suo figlio: che come sappiamo, apprenderà quella notte stessa, dalle parole del padre, che la sua morte non è avvenuta per il morso di un serpente: è stato il fratello, Claudio, a versargli un veleno nell’orecchio, nel sonno, e Claudio è amante della moglie del re, Gertrude, la madre di Amleto: qui il momento sconvolgente in cui il figlio vede il fantasma del padre, identico, inconfondibile.

Amleto (allo spettro)

Angeli e ministri di grazia, difendeteci!
Spirito di salvezza o demone dannato,
sia che porti arie celesti o zaffiche infernali,
siano malvage o caritatevoli le tue intenzioni,
tu vieni con un aspetto così credibile,
che io ti risponderò. Anch’io voglio parlarti.
E ti chiamerò Amleto, re, padre, signore di Danimarca…
Rispondimi, non lasciarmi scoppiare nell’ignoranza:
perché le tue ossa santificate nella sepoltura
e già accolte nella morte della bara
han lacerato le loro vesti ceree, e perché il sepolcro
nel quale ti vedemmo qui sepolto in pace dentro l’urna
ha spalancato le sue pesanti mascelle marmoree,
per rigettarti su questa terra?
Perché tu, spento cadavere, nuovamente rivestito d’acciaio,
torni così a visitare i riflessi della luna
accrescendo il terrore della notte;
mentre noi, zimbelli della natura,
scuotiamo la nostra tempra orribilmente,
con pensieri oltre i limiti cui le nostre anima possono attingere… 
Dimmi, dimmi, perché tutto questo?
A qual fine? E che dobbiamo fare?

William Shakespeare

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