Giuliano Compagno
L'indignazione e la testimonianza/2

Cutro, vivi e morti

Pubblichiamo l'intervento che Giuliano Compagno leggerà, domani, sulla spiaggia di Cutro nell'ambito della manifestazione lanciata da Giancarlo Cauteruccio dopo l'ennesima tragedia del Mediterraneo

Quello che segue è l’intervento dello scrittore Giuliano Compagno che domani, domenica 26 marzio, a un mese della tragedia di Cutro, sarà letto sulla spiaggia del piccolo centro calabrese, su iniziativa del regista Giancarlo Cauteruccio (clicca qui per leggere il suo appello pubblicato da Succedeoggi).


A forza di scrivere non è mai risuscitato nessuno. D’altronde senza parole non si dà memoria, benché un silenzio grave superi ogni ricordo. Sempre lo supera. Nemmeno un gesto, neanche un soffio, soltanto la risacca dei corpi straziati.

Né varranno le metafore, abusate da parte di chi non prova nulla e vuole cavarsela con poco. E quel che abbiamo provato con sincerità, in ogni caso, non conterà mai niente dinanzi a una bambina che è morta ammazzata dal mondo.

Come credere che la spietatezza di chi si è mostrato razzista e deietto fosse una voce distorta…? E come immaginare che siano rappresentabili l’estremo singhiozzo di un anziano che affoga o il grido bestiale di una madre che ha perso appena la mano di suo figlio…?

E poi tutto che tace intorno. La morte sott’acqua, sopra in cielo, la morte tra le dita, nello scalpiccìo di un’affannata corsa sulla spiaggia, all’interrompersi dell’ultima sirena. La morte narrata sin dalla fondazione del tempo, e poi nelle antiche tragedie, nelle guerre nuove, nei campi di sterminio, nei mari di concentramento.

Ogni forma di vita è soffocata, è divenuta materia, è sparsa come utensile residuo; eppure ciò che non sarà più indossato da alcuno, né custodito in una tasca ricucita prima del viaggio, ha più senso e più storia di ogni altro oggetto. E ci chiama. A noi da laggiù che non riuscivamo a rispondere. E ci chiama ancora. A noi qui, vivi che andiamo a morire, che avvertiamo il segnale dei morti che tornano a vivere.

E ci uniamo a loro. E loro si uniscono a noi, che li amiamo. E loro questo lo sanno.

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