Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Il mistero della vita

Mario Luzi novantenne dichiarò che fu la poesia di Dino Campana, uno dei massimi del Novecento, a svelarglielo. Un mistero da decifrare osservando da un vetro, in un interno, il mondo esterno. E scoprire che nella sera, vestita «di velluto», «una piaga rossa languente» sempre c’è

L’invetriata: dal tavolino di un caffè il poeta vede il mondo esterno, e nell’invetriata quel mondo combacia con quello dell’interno. Subito la mente vola a una terrazza, su cui si accende a una lampada, e a una stanza con un odor di putredine: la bellezza dello stellato e il duro travaglio della nostra vita. Putredine non è morte, ma purulento segno di trasmutazione: di colpo il poeta vede una piaga, rossa, languente: emorragia, dono di sangue, offerta. E quella piaga rossa languente, la vita umana, rivela la bellezza della sera che si veste di velluto.
Difficile, apparentemente, questa poesia di Campana, ma naturale se ci si abbandona alla lettura.
Dino Campana è per me uno dei grandi del Novecento. Anche Mario Luzi la pensava così, me lo ribadì nella nostra ultima conversazione, aveva novant’anni e ringraziava il poeta di Marradi che in gioventù gli aveva svelato il mistero della vita.
Anche Carmelo Bene la pensava così: mi avvicinai al suo teatro, io ventenne, incantato dalla sua lettura di Campana che Bene aveva definito, bene, uno dei massimi poeti italiani del Novecento.

L’invetriata

    La sera fumosa d’estate
Dall’alta invetriata mesce chiarori nell’ombra
E mi lascia nel cuore un suggello ardente.
Ma chi ha (sul terrazzo sul fiume si accende una lampada) chi ha
A la Madonnina del Ponte chi è che ha acceso la lampada?
– c’è
Nella stanza un odor di putredine: c’è
Nella stanza una piaga rossa languente.
Le stelle sono bottoni di madreperla e la sera si veste di velluto:
E tremola la sera fatua: è fatua la sera e tremola ma c’è
Nel cuore della sera c’è,
Sempre una piaga rossa languente.

Dino Campana

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