Asia Vitullo
Al Teatro Basilica di Roma

Indagine su Ennio

“Catch me”, lo spettacolo del gruppo Illoco Teatro, indaga su un uomo, Ennio: la sua vita è nascosta nei suoi oggetti trovati in un baule del mercato di Porta Portese. E il catalogo delle sue "cose" diventa quelle delle sue emozioni e delle sue passioni vissute

È domenica. A Roma il sole ha uno stato d’animo sempre altalenante, ma mai indeciso. Quando c’è, picchia forte in cielo. A Porta Portese il tempo però si ferma: il marasma, il caos e i respiri affannosi occupano la scena. Il respiro. Non solo quello delle tante persone accalcate sulle bancarelle, ma dell’anima che abita dentro ogni oggetto esposto. Cianfrusaglie, ognuna delle quali racconta una storia diversa, uguale e dissimile dalla nostra. Immaginatevi quindi di trovare, per caso, in uno di questi lunghi tavoli arrugginiti, un baule. Non uno qualsiasi, ma lui, il baule dei ricordi di Ennio. Catch me, diretto da Roberto Andolfi,è la storia di un inseguimento, la caccia all’uomo dentro lo scrigno, ai suoi sogni e ricordi nascosti.

Il forziere segreto di Ennio ha offerto alla compagnia di Illoco Teatro – Maria Vittoria Argenti, Dario Carbone, Annarita Colucci, Valeria D’Angelo, Anton de Guglielmo – l’idea bizzarra di ricostruire la vita di quest’uomo con uno spettacolo teatrale (è andato in scena nei giorni scorso al Teatro Basilica di Roma). Sono gli attori stessi che chiariscono al pubblico quanto detto sopra: per un’ora lo spettatore diverrà, assieme alla compagnia, un investigatore alla ricerca di inizi. Non è una scena del crimine, ma la vita di un uomo, Ennio. Fotografie, lettere, richiami per uccelli, quadri; tutti micro-tasselli di un unico puzzle. Gli oggetti di Ennio, della sua infanzia, della sua adolescenza e della sua maturità, ci immergono dentro un viaggio onirico e reale, un nostos dentro l’anima del protagonista e dentro la nostra.

Chi è Ennio? Dove è nato? Chi erano i suoi genitori? E i suoi amici? Quanti anni aveva quando è morto? L’uomo lascia a noi le tracce, punti da unire, croci sulla mappa del tesoro. Ha catalogato e disintegrato i suoi ricordi, chiusi dentro un forziere e consegnati a chissà chi.

Con la sua drammaturgia, Rosalinda Conti tesse le fila di una matassa con l’intento di scioglierla, di trovare un unico file rouge all’interno dell’ingranaggio. Così, i cinque attori della compagnia, presentando al pubblico un oggetto qualsiasi di Ennio, tentano di ricostruirne la storia, la psicologia, innamorandosi di volta in volta di un lui che di certo ha solo il nome e la voce. Il suono dei sospiri di Ennio ci prende per mano durante tutto il lungo viaggio: nel baule vivono 106 ricordi, registrati dall’uomo, dalla sua voce. 106 ricordi di sogni frammentati e incompleti. 106 sogni impressi su 15 audiocassette di Ennio. Un racconto che intreccia quelli che ne parlano e quelli che ascoltano.

È necessaria una semplice fotografia per ricostruire la vita di un singolo? Nel comporre il puzzle, gli attori camminano lungo il loro stesso percorso esistenziale, in un turbinio di emozioni e paure. Gli attori e il pubblico, nell’intento di scovare l’anima di Ennio, si ritrovano a disseppellire la parte profonda dell’inconscio, quella che non segue una linearità logica. Lo spettacolo, diviso in quattro grandi tematiche, è il sogno di una vita, o la vita di un sogno.

L’architettura suggestiva del Teatro Basilica, assieme alla scenografia, frantuma il tempo canonico. Ennio nasce, muore, diventa grande, vive i suoi primi amori, muore e nasce di nuovo. Non esiste il convenzionale dentro l’onirico e dentro noi stessi. L’illuminazione scenica è affidata esclusivamente ad abat-jour e torce elettriche manipolate dagli attori i quali, attraverso un gioco di ombre e danze, diventano loro stessi Ennio.

L’io del protagonista diviene così un io collettivo dentro il quale ognuno tenta di riscoprirsi e di ricucirsi. Catch me racconta la caccia all’uomo, o la caccia di nessuno, o di centomila anime sparse chissà dove, chissà dentro quale vecchio baule.

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