Paola Benadusi Marzocca
A 100 anni dalla scoperta di Howard Carter

Il faraone evergreen

Nel centenario del ritrovamento della tomba di Tutankhamun, la sua vicenda continua ad appassionare. E Christian Greco, direttore del Museo Egizio, gli dedica un bel libro, arricchito da disegni e informazioni sulle sepolture nella Valle dei Re

C’è una ricca e variegata ripresa di offerta di libri di divulgazione storico-scientifica poiché la curiosità dei ragazzi comincia presto, dagli otto anni in poi. Soltanto nei libri possono trovare notizie approfondite che soddisfino la loro voglia di sapere. Tutankhamun – La scoperta del giovane faraone di Christian Greco con la prefazione di Evelina Christillin (De Agostini, 205 pagine, 13,90 euro) è uno di questi, anzi, a cento anni dalla scoperta della tomba del giovane faraone, offre qualcosa di più perché fa evadere dalla realtà quotidiana per immergerci in un mondo tanto remoto da assumere contorni fiabeschi. Basta osservare la copertina del testo che raffigura la maschera d’oro dell’imperatore impreziosita di pietre scintillanti. «Sono passati cento anni da quando l’egittologo inglese Howard Carter ritrovò la sepoltura di questo giovanissimo faraone nella Valle dei Re, e più di tremila dalla sua morte – scrive Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio di Torino – eppure noi appassionati continuiamo a parlarne come se la scoperta fosse stata fatta oggi…». 

Quello che emerge e continua ad affascinare è la concezione dominante nel mondo egizio di oltrepassare i limiti dell’esistenza umana e lasciare intatto il ricordo della propria persona in eterno. Spiega Christian Greco, egittologo e direttore del Museo Egizio: «Tutti i faraoni di quel periodo vennero seppelliti in compagnia dei loro tesori, ma tutte le loro tombe furono depredate, una dopo l’altra. I ladri trovarono gli accessi esterni, ruppero i sigilli, entrarono nei corridoi e si appropriano di ogni ricchezza». I resti delle mummie lasciati nella sabbia divennero un ammasso di polvere. Solo una tomba rimase intatta, quella di Tutankhamun. Cento anni fa Howard Carter scoprì la tomba e «nei suoi diari scrisse che l’unica notizia certa sul faraone era che morì e fu sepolto». Salì sul trono per una serie di casuali circostanze quando era un bambino fra i sette e i nove anni. Fu il comandante Horemheb a guidarlo anche se non aveva con lui nessun legame di parentela. Mentre l’Egitto combatteva una lunga guerra contro gli Ittiti, inaspettatamente, Tutankhamun morì dopo dieci anni di regno. Fu organizzato in fretta il funerale e «il silenzio calò nella piccola tomba, che fu presto dimenticata».

Si deve all’egittologo Carter, alla sua determinazione e al suo entusiasmo la scoperta di questa tomba misteriosa. Con grande pazienza e competenza studiò infatti, senza tralasciare il minimo particolare, tutti gli oggetti recuperati, consapevole che anche i detriti potevano essere una preziosa fonte di informazione. Eppure la comunità scientifica non gli riconobbe mai il suo eccellente ruolo di egittologo anche se a distanza di tanti anni milioni di persone lo hanno ritenuto «uno dei più famosi archeologi di tutti i tempi». Arricchito da un’innumerevole serie di disegni e informazioni sugli oggetti contenuti nelle tombe della Valle dei Re, il libro di Christian Greco affascina come solo le grandi avventure possono fare: una fuga nel fantastico non per evadere dalla realtà, ma per recuperarla più consapevolmente. E con l’invito a «imparare a osservare bene gli oggetti per capire quali storie raccontano». Anche se non tutti pensano di diventare futuri archeologi.

Facebooktwitterlinkedin