Alessandro Boschi
Visioni contromano

Venezia debole

La Mostra del cinema di Venezia è partita un po' in sordina. Come ha detto lo stesso direttore, Alberto Barbera, i produttori del cinema italiano hanno puntato più sulla quantità che sulla qualità: è bene ammetterlo senza ipocrisie

La 79’ Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia è appena iniziata e al momento, la cosa più notevole, è rappresentata dalle difficoltà di ottenere una prenotazione per il biglietto dei film da vedere attraverso un sistema on line che sembra realizzato da Totò e Peppino. Può esistere un paradosso più paradosso di questo? Forse sì, ma dovremmo pensarci. Molto meglio, come è stato suggerito, tornare alle file umane, carnali, che tutti gli accreditati subivano accettando la discriminazione determinata dal colore e quindi dalla importanza del loro accredito. Insomma, una lotta di classe che faceva tanto folklore e permetteva la socializzazione che oggi è molto più complicata. Dalla socializzazione al social il passo è tutt’altro che breve.

Comunque, al di là della qualità e della quantità di film che, considerando la sapienza e l’oculatezza del mega direttore Alberto Barbera, saranno (sono) di sicuro livello, vorremmo porre l’accento sulle dichiarazioni che lo stesso direttore ha rilasciato durante la conferenza stampa di presentazione: «Abbiamo visto tantissimi film dallo scorso novembre a oggi e, se i titoli selezionati nel programma della Mostra sono ottimi, a volte anche eccellenti, nel complesso mi pare che si sia puntato più sulla quantità che non sulla qualità». Ricordiamo che i film italiani in concorso sono cinque, un bel po’ quindi. Barbera non ha torto, anzi, ma indicare le erogazioni statali sulle produzioni come causa, o unica causa di questo malessere creativo può causare fraintendimenti e soprattutto dare aggio a considerazioni non solo sbagliate ma profondamente ipocrite. Tipo quello di consultarsi con produttori che hanno ricevuto fior di contributi per rivendicare non si sa bene cosa se non un consolidamento di posizioni privilegiate, anche a fronte di film che sono stati totali fiaschi. Le piccole produzioni indipendenti sono state del tutto ignorate.

Poi, poco importa se chi questi convivi organizza non vede i giganteschi flop ottenuti da chi gli è molto vicino. È una catena alimentare un po’ bislacca. Comunque, la direzione della Mostra non potrebbe essere in mani migliori, e siamo convinti che anche quest’anno molti film passati dal Lido faranno incetta di premi anche in altri contesti, come sta succedendo da tempo. Il momento è molto importante, e molte cose vanno analizzate e durate la manifestazione verranno presentati studi sullo stato del nostro cinema. Una cosa curiosa possiamo però anticiparla. Pare che le persone che al momento non se la sentono di tornare in sala siano in percentuale le stesse di quelle che non lo facevano prima del lockdown. Il problema delle sale semi-vuote esiste, ed è bello grosso, ricco si sfaccettature e interpretazioni. Tutte plausibili e degne di attenzione, al patto che alla loro base ci sia coerenza e non strumentalizzazione.

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