Anna Camaiti Hostert
Cartolina dall'America

Le scatole di Trump

L'ex presidente Trump ha rubato dei documenti alla Casa Bianca e non li ha mai restituiti. Perché? E, soprattutto, perché l'Fbi ha perquisito la sua villa in Florida per recuperarli? Una nuova ombra nera si stende su uno dei personaggi più inquietanti di questi anni

Mentre a Washington la Commissione parlamentare che indaga sui fatti del 6 gennaio ha sospeso le sue sedute che riprenderanno a settembre, gli uomini dell’FBI alle 18,52 di ieri hanno fatto irruzione in Florida nella residenza di Donald Trump Mar a Lago, mentre l’ex presidente si trovava a New York. Che cosa cercavano con tale pervicacia?

Il momento per gli Stati Uniti è delicato. La presidenza Biden, che fino a pochi giorni fa registrava il gradimento più basso tra quelle degli gli ultimi quattro presidenti, sta riguadagnando terreno. Le leggi degli ultimi giorni, passate dal Congresso, tra cui quella sulla restrizione nell’acquisto delle armi, quella che cerca di frenare l’inflazione, quella sul clima e sull’abbassamento del costo di alcune medicine essenziali in malattie diffuse come il diabete, insieme ad alcune altre, stanno facendo riguadagnare terreno all’attuale presidente.

L’iniziativa dell’FBi e del Dipartimento di Giustizia, autorizzata da un giudice federale è certamente più aggressiva di quelle promosse da altri giudici federali che nel paese indagano sull’operato di Trump. Ed è un passo inedito, improvviso e decisivo rispetto alla possibilità di incriminare l’ex presidente. Si cercano 15 scatole di documenti, alcuni dei quali altamente classified trafugati dalla Casa Bianca in Florida. Il loro contenuto è ancora sconosciuto, ma sembrano essere, secondo fonti vicine all’agenzia federale, talmente segreti che nemmeno semplici dipendenti di essa possono venirne a conoscenza. Solo alcuni di grado elevato e di provata fiducia possono conoscerne il contenuto. Gli agenti federali hanno aperto perfino la cassaforte dell’ex presidente il quale ha immediatamente reclamato, accusandoli di un’invasione della sua privacy e affermando che niente del genere era mai accaduto a un presidente degli Stati Uniti. Sebbene vada aggiunto che nessun presidente americano si è mai ritenuto al di sopra della legge e ha mai commesso azioni della stessa gravità, mettendo in pericolo la democrazia del paese come Donald Trump.

Tuttavia nelle sue accuse all’agenzia federale, Trump non è stato solo. È stato seguito immediatamente dal portavoce dei repubblicani Kevin Mc Carthy che ha perfino minacciato l’attuale Ministro della Giustizia, Merrick B. Garland, nel caso che questi ultimi vincano le prossime elezioni. Purtroppo va aggiunto che molti, troppi dei componenti di quel partito ancora oggi seguono Trump e il suo MAGA (Make America Great Again), continuando, assieme all’ex presidente, a negare che ha perso le elezioni.

Evidentemente se gli agenti si sono spinti cosi in profondità i documenti di proprietà dei National Archives che sembra li abbiano ripetutamente richiesti all’ex presidente che li ha restituiti solo in parte, sono di importanza vitale per la sicurezza del paese. Il loro trafugamento è cosi grave che sembra avere il potere di incriminare l’ex presidente. Molti già parlano di una somiglianza con la parte finale dell’inchiesta Watergate che provò la colpevolezza del presidente Nixon e culminò con le sue dimissioni di cui proprio ieri, curiosamente, ricorreva il 48esimo anniversario. Cosa ci sia in questi documenti ancora esattamente non si sa, ma appare certo che per una irruzione di questo tipo ci devono essere degli elementi specifici e ben precisi che giustificano un’invasione di tale portata da parte degli agenti del Federal Bureau of Investigation. Al momento siamo in attesa di conoscere il contenuto dei documenti e le sorti dell’ex presidente che giorno dopo giorno sembra essere sempre più vicino a pagare per le sue azioni. O almeno lo speriamo!

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