Davide Cerullo
Arte urbana

I bambini di Jorit

A Scampia è stata inaugurata una bella opera di street art di Jorit che raffigura Fabrizio De André. Ma forse sarebbe stato meglio dipingere qualcosa per i bambini: è al loro immaginario che ci si deve rivolgere, in questo quartiere...

È ormai globalmente riconosciuto come l’impatto visivo degli elementi che circondano un bambino nei primi anni di vita sia estremamente importante nello sviluppo delle sue idee, delle sue abilità e anche delle sue stesse emozioni. È consapevolezza acquisita che quello che i piccoli vedono è da loro assunto come unico parametro di scoperta e quindi sta a noi adulti il compito di rendere quella scoperta la più bella e stimolante possibile. 

Mi hanno chiesto di esprimere quello che penso riguardo all’ultima opera dello street artist Ciro Cerullo, in arte Jorit, il quale ha progettato e realizzato nel quartiere di Scampia, insieme a Trisha Palma, il ritratto, magistralmente eseguito, del cantautore Fabrizio De André e che si aggiunge alle immagini di Gandhi, Falcone, Borsellino e tutti gli altri importanti uomini con cui stiamo decorando le nostre strade. Anche questa, come le altre, è un’opera magnifica, un’immagine iconica che testimonia l’importanza che questo grande artista tributava alla vita delle periferie oltre che alla poesia come assunto di vita sua. E noi abbiamo qui, come ovunque, un grande bisogno di poesia, ma dopo anni che proprio in questo posto cerco di capire dove la poesia si è addormentata, mi è chiaro che, anche stavolta, abbiamo perso un’occasione importante. 

Non voglio assolutamente criticare l’opera in sé, né tantomeno il soggetto che, chi mi conosce, sa che reputo parte imprescindibile della mia coscienza di uomo, ma voglio solo dire che, piuttosto che creare un museo per accaparrarsi i turisti del mondo intero, attraverso messaggi comprensibili solo agli adulti più eruditi, quello che serve a questo quartiere è dipingere sui muri un mondo che parli di sogni, favole e scoperte in un linguaggio a misura di bambino. 

In questo la ritengo un’occasione persa; una possibilità tolta a Scampia di vedere nascere un’immagine che, mettendo al centro i piccoli del luogo, si rivolgesse a loro e non li guardasse solo dall’alto della sua importanza. 

Anche stavolta non siamo riusciti a metterli al centro della nostra attenzione. Eppur sono loro che ci aiutano ad avere uno sguardo rovesciato, che ci indicano nuove direzioni di spazio, che si soffermano su aspetti per noi inavvertibili, permettendoci di recuperare il cuore pulsante di un ritmo che diamo troppo per scontato, quello della crescita, della scoperta e della meraviglia. 

La street art e la urban art di Cerullo sono fenomeni attuali per il forte impatto sociale e culturale che producono, ma a chi sono rivolti? Sicuramente non ai bambini, che sono gli unici in grado di prendere per mano gli adulti e condurli ad una piena consapevolezza e urgenza dell’etica del prendersi cura. 

Questo è il tempo della cura.

Sognare un molto largo senso di bellezza, che vuol dire aver cura di noi.

Disegnare ali di farfalle, radici e foglie, impastare, fecondare insieme nuove meraviglie che stimolano alla creatività, alla possibilità di poter immaginare altro.

È forte l’arte che nasce dal basso, ma è necessario un impulso di un’arte che nasca da dentro.

Siamo terra di rivoluzionari e ci sentiamo troppo tutti eroi, ma la verità è che forse gli eroi così come i rivoluzionari, devono lasciare lo spazio a persone credibili che lavorino per la riuscita della vita del bambino… sarà lui a scegliere a chi ispirarsi, ma siamo noi a dover recuperare per lui gesti e attenzioni e sostituirle alle generiche idee e azioni di rivolta. 

Stiamo chiedendo loro uno sforzo di immaginazione possibile solo se accompagnato; perché così come nessuno che non abbia mai visto il mare potrà ricordarne l’odore e il suono, allo stesso modo, nessun bambino che frequenta scuole disastrate, senza colori e immagini sorprendenti, potrà mai disegnare la mappa per arrivare ad un tesoro. 

Noi stiamo dipingendo tesori per le persone sbagliate; stiamo coltivando piante che non servono alle nostre vite, stiamo costruendo una Scampia che funziona sui post e sui giornali, ma che non nutre i nostri semi più importanti.  Voglio dirla proprio come l’avrebbe cantata De André, che rendeva chiare le cose più oscure e diceva l’indicibile rendendolo comprensibile ai più; sono ancora troppi i bambini che dopo tanti anni di interventi tiepidi si ritrovano ad avere volti privi di vitalità, chiusi, turbati, privi di emozioni, occhi freddi privi di innocenza ma pieni delle tracce di chi gliel’ha fatta smarrire … «se li cercherai fino in fondo, se non sono gigli son pur sempre figli. Vittime di questo mondo».

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