Paolo Petroni
Il fondatore della Casa delle Arti e del gioco

Nel mondo di Lodi

Omaggio al grande pedagogo Mario Lodi nel centenario della nascita: la sua lunga avventura accanto ai bambini ha sempre teso a costruire un mondo migliore, dove fossero garantite uguaglianza, fantasia e creatività

Dopo l’apertura delle celebrazioni con la Casa delle Arti e del gioco a Drizzona (Cremona), presente in collegamento il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, le iniziative andranno vanti tutto quest’anno, in cui cadono i cento anni dalla nascita, il 17 febbraio 1922, di Mario Lodi, di cui, quella Casa da lui fondata, porta avanti le idee e l’impegno didattico e di inclusione attenzione verso i bambini. Per l’occasione sono stati ristampati anche vari suoi libri, a cominciare da parte di Laterza di quel C’è speranza se questo accade Vho uscito nel 1963, che fece di quella speranza di Lodi, della sua esperienza personale di insegnante assieme ai bambini nell’Italia di fine anni Cinquanta, qualcosa di concreto e condiviso che poi contribuì profondamente a cambiare la scuola italiana. Non a caso è stato amico e ispiratore di Don Milani, che proprio da lui e da quel suo libro mutuò la pratica della scrittura collettiva cui dobbiamo quella Lettera a una professoressa del 1967.                         

Tornano pure, pubblicati da Einaudi, quei libri che scrisse a molte mani assieme ai suoi piccoli alunni da La mongolfiera con illustrazioni di Angelo Ruta al celebre Cipì. Col passerotto Cipì e la sua compagna Passerì, protagonisti della storia sono un gatto, una margherita-poeta, tanti altri uccellini e farfalle, e soprattutto il sole, le nuvole, la pioggia, tutta la natura con l’eterno ciclo delle stagioni. Il libro narra la scoperta del mondo con i pericoli e gli ostacoli che i protagonisti affrontano con la sola forza vitale dei valori umani più alti: l’amicizia, la solidarietà, la libertà. Da quella favola è nato anche un testo teatrale inedito che esce proprio in questi giorni assieme ad un altro: Cipì e Bandiera in scena!, ritrovati da Cosetta Lodi, la figlia dello scrittore, e rispolverati a nuovo da Giorgio Scaramuzzino, uomo di teatro che ne ha curato l’edizione.

Tra le altre iniziative per questo centenario, il 15 Marzo a Palazzo Pirelli a Milano, si inaugurerà la mostra “Alberi”, organizzata dal Consiglio Regionale della Lombardia in collaborazione con la Casa delle Arti e del Gioco, aperta fino al 26 aprile: il 18 marzo si svolgerà il convegno di studi ‘Cominciare dal bambino: la scuola di Mario Lodi’, organizzato sempre dalla Regione con il Comitato promotore per le celebrazioni del centenario, l’Università Milano-Bicocca e la Cattolica di Milano; il 23 marzo alla Bologna Children’s Book Fair si terrà l’Incontro Maestri Scrittori, in collaborazione con Ibby Italia, mentre  Rai Cultura dedicherà a Lodi, sempre a marzo, una puntata di “Italiani”.  

«Io penso che per gli educatori autentici niente è impossibile – ha scritto Lodi – se noi offriamo ai bambini una scuola capace di trasformare le diversità in valori positivi, può avvenire il cambiamento della società al suo interno. Soltanto così i bambini d’oggi, che la società ha formato a sua immagine secondo le regole attuali fondate sul consumismo e la competizione, possono diventare cittadini responsabili, motivati, educati». Come questa citazione dimostra, il suo operare si ispirava a quelle idee di eguaglianza e inclusione umana e sociale, crescita e coscienza culturale basate sul dialogo e il rispetto reciproco che erano il naturale frutto dell’opposizione al fascismo e della Resistenza, cui Lodi aveva partecipato dall’ottobre 1944, subendo due volte l’arresto.

Dopo la Liberazione, nella sua città organizza un giornale, attività culturali, e una scuola professionale con docenti volontari, sino a quando, nel 1948 diventa maestro di ruolo in un paese vicino, a San Giovanni in Croce, dove resta conquistato dalle capacità creative dei bambini e avverte la propria inadeguatezza a sfruttarle e organizzarle in modo costruttivo con gli strumenti di un maestro uscito dall’Istituto magistrale. «Il bambino impara giocando da quando nasce», scriverà poi, invitando a restituire «ai bambini il piacere di scoprire – giocando – concetti scientifici e abilità tecniche che li aiutino ad ampliare la loro cultura». Entrò allora in contatto col Movimento di Cooperazione Educativa, insegnanti che intendono nella scuola pubblica ispirarsi ai principi della Costituzione, coi quali ha incontri proficui e collabora a una rielaborazione delle tecniche del pedagogista francese Celestin Freinet, nuove e alternative alla semplice trasmissione di nozioni. Si tratta di costruire un modo, per il maestro e i bambini, di crescere assieme come persone e culturalmente attraverso l’esperienza, la creatività, le attività espressive (pittura, teatro, musica, ecc.), la ricerca sul campo, la scrittura individuale e collettiva di storie e di veri e propri libri che porteranno il suo nome, ma accanto dovrebbe avere anche quelli di tutti i bambini suoi coautori, sino al 1978, anno in cui Lodi andrà in pensione dall’insegnamento attivo, ma non dal suo impegnarsi nel rinnovamento della scuola. Quello stesso ultimo anno è protagonista con i suoi alunni, del film Partire dal bambino, primo documentario della serie “Quando la scuola cambia” del regista Vittorio De Seta per la Rai, che lo trasmette nell’ aprile del ’79. 

Nei quindici anni precedenti del resto aveva pubblicato anche libri per comunicare il metodo che andava sperimentando assieme ai suoi alunni, cominciando appunto con C’è speranza se questo accade a Vho sino a Cominciare dal bambino del 1977 e nel mezzo il fortunato e esemplare Il paese sbagliato del 1971, quando si guadagnò il Premio Viareggio per la saggistica. Era il resoconto diaristico, per dare testimonianza pratica del percorso in cinque capitoli dei cinque anni dal 1964 al 1969 delle Elementari di crescita con una classe, raccontando episodi di ogni genere e sottolineandone gli esiti didattici collettivi (anche nel rapporto con la cronaca, come per l’Alluvione di Firenze del 1966), andando oltre, in modo che apparve rivoluzionario per l’attenzione all’educazione della persona nel suo complesso, al semplice e meccanico sistema scolastico allora in atto per insegnare ai bambini a scrivere, leggere e far di conto. «Questa scuola fondata sull’autorità del maestro e la sottomissione dello scolaro non assolve al suo compito, perché è staccata dalla vita» asseriva in quelle pagine, in cui era evidente la ricerca per affinare gli strumenti conoscitivi e emotivi con cui il bambino prende coscienza del suo mondo e della sua collettività di riferimento, e impara a rappresentare questa coscienza a sé stesso e agli altri.                                                                  

Andato in pensione, per tre anni dirige a Piadena la Scuola della creatività, progetto della Regione in cui i bambini dai 3 ai 14 anni e gli adulti sperimentano le più diverse tecniche creative. Nel 1980 raccoglie e classifica 5000 fiabe inventate dai bambini in tutta Italia, per dimostrare come la creatività infantile, nonostante l’invadenza della Tv, fosse sempre viva se i bambini vengono stimolati nel modo giusto. Sulla spinta di questa indagine nasce nel 1983 “A&B”, un giornale interamente scritto e illustrato dai bambini e nel 1988, su richiesta di vari Comuni, insieme al gruppo redazionale riscrive la Costituzione Italiana in una forma adatta ai più piccoli.

Nel Gennaio 1989 riceve dall’Università di Bologna la Laurea honoris causa in Pedagogia e due mesi prima aveva avuto il Premio Internazionale LEGO destinato a «personalità ed enti che abbiano dato un contributo eccezionale al miglioramento della qualità di vita dei bambini» la cui somma destinò a realizzare la cooperativa Casa delle Arti e del Gioco per dare vita a «un centro studi e ricerche sui problemi dell’età evolutiva, sui processi di conoscenza, sulla cultura del bambino», che oggi continua la su attività e la diffusione e riflessione sul suo pensiero (www.casadelleartiedelgioco.it) e per la creazione della quale nel 2006 ebbe il Premio Unicef Dalla parte dei bambini. Per anni Lodi continua a lavorare e a pubblicare tantissimi libri sino alla fine che arriva il 2 marzo 2014, poco dopo aver compiuto 92 anni, nella sua casa di Drizzona.

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