Roberto Mussapi
Every beat of my heart

La legge del Tempo

I versi che Friedrich Hölderlin dedica all’«incessanza della vita», oltre la Natura, oltre i grandi segni della permanenza della Bellezza, sono «poesia che va oltre ciò che scrive». Quello che ci circonda è provvisorio, e questa percezione non è punizione, ma azione terapeutica del divino

Visionarietà lancinante e oscura, questa di Hölderlin, ove il titolo è davvero emblema della poesia. Che è incentrata sull’antichità del vivere: le città dell’Eufrate, le vie di Palmira, le colonne del deserto, e la nostra mente, rapita nella visione dei versi, prosegue con le mura di Babilonia, le piramidi, il Faro di Alessandria… I poeti sanno evocare nomi, luoghi, realtà che vanno oltre i loro versi, ove non sono nominati né scritti, la poesia va oltre ciò che scrive, è nello spazio che spalanca.
Che è di tutti voi monumenti? Forse valicando i confini del respiro umano i vapori e il fuoco degli Dei rapirono a noi uomini le corone, i trofei. Non si tratta qui, della superbia di Babele punita con il crollo della torre. Ma di un’azione terapeutica del divino, che non castiga l’uomo edificatore, ma gli ricorda, con la legge del tempo, come ogni monumento prima o poi si sfaldi o crolli o finisca sgretolato.
Non punizione, ma le realtà che il divino ci sbatte in faccia, per amore: i templi crollano, il Partenone avrà fine, ma la bellezza permane, da sempre, immortale nella sua effimera vita che sempre prosegue: la nuvola, il capriolo, la natura dell’origine e dall’origine: persino gli Spiriti beati, in questa panica e quieta gioia, appaiono stranieri, utili ma effimeri simulacri, morti. Di fronte all’incessanza della vita.

Antichità del vivere

Città dell’Eufrate
strette vie di Palmira
foreste di colonne nel deserto,
che è di voi?
Poiché valicaste
i confini del respiro umano
vapori e fuoco degli Dei
vi aprirono le corone.
E ora io sono sotto queste nubi
(ognuna ha la sua pace)
sotto regolate querce
sulla landa ove balza il capriolo
e gli Spiriti beati
stranieri mi appaiono e morti.

Friedrich Hölderlin

Traduzione di Enzo Mandruzzato, da Le liriche, Adelphi, 

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