Roberto Mussapi
Every beat of my heart

L’onda silenziosa

Il dio Amore identificato nella donna amata, capace di restituire l’abbraccio nella nuda realtà. Così il poeta Tagore pizzica le corde della lira come Eros, ma non cerca il suono, piuttosto con il «tocco delle tue dita … l’estremo limite dei sentimenti»

Tagore si rivolge direttamente a Amore, come Saffo e Properzio a Afrodite e a Eros. Perché solo il dio dell’amore suona la lira, imitato dal poeta che ne pizzica le corde per evocarlo. Ma nello stesso tempo “amore” non è, credo, solo la divinità che lo incarna, ma anche la donna amata. Solo lei può lasciare alle sue braccia la libertà di stringere l’amato. In realtà il poeta identifica il dio dell’amore con l’amata stessa: non vuole suono di cetra, non musica, ma solo abbraccio. Nessun preambolo, ma la realtà nuda delle braccia che si stringono.
E infatti il tocco delle dita può essere solo umano, della donna: voglio queste dita su me, non quelle di Amore pizzicanti le corde della lira. E quindi le chiede di non inclinare il capo, non voltarlo, di evitare il cortese cerimoniale ma di passare subito all’amore, un bacio come un profumo, a lungo tenuto in un calice.
Analogamente niente parole, che sono vane in un bacio, e deboli rispetto alla passione. Lascia un’onda che ci trascina. 
Non conosco il bengalese, la lingua di Tagore e di questa lirica sapienziale. Certo se anziché terminare con “gioie senza limiti” il traduttore avesse scritto “gioie illimitate” il verso suonerebbe poesia, che è musica e aritmetica.

Amore, metti da parte la tua lira,
lascia alle tue braccia la libertà di stringermi.

Che il mio cuore al tocco delle tue dita
raggiunga l’estremo limite dei sentimenti!
Non inclinare il capo, non voltarlo,
ma dammi il tuo bacio come un profumo
a lungo tenuto in un calice.

Non attutire questo momento con parole vane,
ma lascia che un’onda silenziosa
ci trascini verso gioie senza limiti.

Rabindranath Tagore

Traduzione di Brunilde Neroni

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