Marco Vitale
“Viaggio avventuroso alle origini dei vaccini”

Il vaiolo e Lady Mary

Un appassionante libro di Teresa Giaveri sulla figura e l'“opera” della gentildonna inglese Mary Wortley Montagu. A lei il merito di aver introdotto nell’Europa dei Lumi il vaccino contro il terribile virus. Una vicenda che dice molto anche del nostro presente

Si dice che il grande storico Delio Cantimori abbia definito La Méditerranée del grande storico Fernand Braudel «il Via col vento della storiografia». La divulgazione non ha mai goduto di molto credito in Italia e la stessa parola evoca testi abborracciati, buttati giù almeno a quattro mani e pubblicati con copertine dozzinali a beneficio di editori in crisi di vendite. Altrove, soprattutto nel mondo anglosassone, le cose girano altrimenti. È sempre bello pertanto salutare l’uscita di un libro che, rivolto a un pubblico colto ma non specialistico, si segnala per chiarezza espositiva, uso rigoroso delle fonti e, come se questo non bastasse, per fascino di trama.

La vita della gentildonna inglese Mary Wortley Montagu si presta infatti a più di un motivo di interesse e Maria Teresa Giaveri, già ordinaria di Letterature comparate all’Università di Torino e recente curatrice del bellissimo “Meridiano” dedicato a Paul Valéry, ha il merito di ricostruirne in maniera accattivante il profilo e con esso lo straordinario caso che se ne evince (Lady Montagu e il dragomanno. Viaggio avventuroso alle origini dei vaccini, Neri Pozza, Vicenza 2021, 157 pagine, 17 euro). Il viaggio avventuroso di cui dice il sottotitolo del libro è quello intrapreso all’inizio di un XVIII secolo che si andava aprendo alle nuove consapevolezze della civiltà dei Lumi da una giovane donna brillante, sensibile, poliglotta a fianco del marito nominato ambasciatore del re d’Inghilterra a Costantinopoli. Ed è davvero sorprendente scoprire con quanta modernità di sguardo e mancanza di pregiudizi le lettere della viaggiatrice testimonino del suo interesse, e anche del suo incanto, per quell’Oriente che veniva scoprendo con i propri occhi ed entrava ormai nell’immaginario della società europea. 

Tale apertura mentale, tale gusto della scoperta saranno quanto le permetterà di conoscere e cogliere il valore di una pratica che a prima vista poteva destare raccapriccio, pratica in uso nelle zone rurali della Grecia del Nord e consistente nell’inoculazione di sostanze organiche prelevate ad ammalati di vaiolo in soggetti sani, per così preservarli dall’insorgere della malattia. Lady Montagu, cui il vaiolo aveva deturpato la bellezza del volto, si appassionò a quel metodo e al ritorno in Inghilterra, dopo aver “inoculato” i propri figli con l’aiuto del suo medico e dragomanno (interprete) italiano, se ne fece fautrice presso la principessa del Galles. Di notevole interesse è scoprire allora come un momento così importante nella prevenzione di una malattia altamente contagiosa e letale, e a quel tempo affatto incontrastata, sia dovuto soprattutto all’impegno e alla chiaroveggenza delle donne: dalle contadine della Grecia fino alla futura regina d’Inghilterra che pure, vincendo scetticismi e resistenze sia in ambito medico che politico, fece a sua volta “inoculare” i propri figli dando inizio a una consuetudine che si diffuse nelle famiglie dell’aristocrazia inglese e di lì in Europa. Di uguale interesse è vedere come nella patria del liberalismo la politica si divise sull’inoculazione – o variolizzazione – laddove i Tories (i conservatori) la avversarono mentre fu invece sostenuta dai Whigs, ed è un conflitto che ci porta a malinconiche considerazioni sulla nostra preoccupante attualità.

Lady Montagu non restò a lungo in Inghilterra; figura di intelligenza non comune, epistolografa di talento, visse un amore contrastato con l’affascinante Algarotti, ebbe frequentazioni di altissimo livello e si stabilì per la maggior parte del suo tempo in Italia. In Inghilterra tornò solo per congedarsi dal mondo e da quanto restava di una famiglia che non fu alla sua altezza. Morì a Londra il 21 agosto 1762. 

Tutto questo, sulla base in primo luogo del vivace epistolario – i diari furono purtroppo distrutti dalla figlia – ci racconta Maria Teresa Giaveri con scrittura non solo chiara, come si diceva all’inizio, ma avvincente e raffinata, che si segue con autentico piacere e lascia il lettore col desiderio di approfondire i temi incontrati, di trovare le lettere di Lady Mary e di perdersi nei viaggi e nelle idee di un secolo che ha ancora molto da insegnarci.

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