Anna Camaiti Hostert
Cartolina dall'America

La verità di Biden

A un anno di distanza dall'assalto dei fedelissimi di Trump a Capitol Hill, il presidente Biden ricostruisce in modo limpido la catena di responsabilità e bugie dell'ex presidente. Che ancora trama, con la complicità di una parte consistente dei repubblicani

In concomitanza con l’anniversario del 6 gennaio 2021 quando ci fu l’attacco al Congresso americano da parte dei seguaci inferociti di Donald Trump, le due massime autorità degli Stati Uniti, la vice presidente Kamala Harris e il presidente Joe Biden, hanno scelto di intervenire, ricordando i pericoli che la democrazia americana sta al momento correndo. E lo hanno fatto In maniera diversa l’una dall’altro, ma complementare con due incisivi e brevi discorsi. E cosi dopo un ricordo di 3 date essenziali della storia americana (il 7 dicembre 1941 Pearl Harbor, l’11 settembre 2001 e il 6 gennaio 2021) Kamala Harris ha menzionato la natura dualistica della democrazia, cioè la sua fragilità e la sua forza. E come la violenza, l’illegalità e il caos dei fatti del 6 gennaio abbiano costituito per essa un pericolo mortale e abbiano mostrato che per combattere la prima il popolo americano, “we the people”, debba essere vigile e unito per proteggerla e fare in modo che essa non corra pericoli. Mentre per mantenere la seconda, la cui caratteristica è la regola della legge, è importante che vengano rispettati e migliorati i meccanismi di libere elezioni e con essi il diritto al voto, l’espressione più alta del volere popolare. E della democrazia. Per raggiungere questo obiettivo è importante che ci sia un’unità forte nel paese e che venga varata al più presto, come già previsto, una nuova legge elettorale.

Joe Biden viceversa ha sferrato un attacco diretto e potente contro Donald Trump senza mai nominarlo, accusandolo di essere il vero responsabile dei fatti del 6 gennaio. Per la prima volta un presidente degli Stati Uniti si è scagliato contro un predecessore. È quasi sembrato che Biden volesse liberarsi di un peso che lo opprimeva da tempo chiamando le cose per nome e ristabilendo una giustizia che doveva essere fatta. E questo già la dice lunga sulla situazione attuale. Biden ha chiamato Trump ex presidente aggiungendo un paio di volte: “lo sconfitto” ex presidente. Il suo modo di argomentare parlando dalla Statuary Hall subito fuori dalla stanza della House of Representative, simbolo di quella branca del potere legislativo è stato pieno di immagini. Facendo riferimento alla statua di Clio, Musa della storia, a quelle dei passati presidenti e alle bandiere degli Stati Uniti che erano ai lati del suo podio, Biden ha ricordato la violenza di quel giorno e, ancora con un’immagine, ha fatto riferimento alla presenza in quella stessa stanza delle bandiere confederate, simbolo della divisività del paese. Portate da quella moltitudine violenta e male intenzionata ha costituito infatti una dissacrazione sacrilega e pericolosa. Neanche durante la guerra civile quando quelle bandiere rappresentavano un lato di quel conflitto, questo avvenne. Questa folla inferocita non era venuta per ristabilire la verità elettorale, ma per ribaltare un legittimo risultato – ha affermato Biden contestando le affermazioni di Trump e di molti repubblicani. E lodando il sacrificio e l’abnegazione nella difesa della democrazia dei rappresentanti delle forze dell’ordine, alcuni dei quali sono morti quel giorno per difendere la democrazia americana, ha riportato le parole di uno dei poliziotti presente ai fatti. L’uomo ha parlato di “una battaglia medievale in cui ho avuto più paura di quando ho servito come militare in Iraq”. E Biden ha continuato dicendo che di fronte a questa violenza l’ex presidente non ha fatto niente, anzi ha costruito una ragnatela di bugie, perché non riesce ad accettare di perdere e il potere per lui è più importante della verità. Non è riuscito ad accettare di avere perso le elezioni e ha incitato questa marmaglia infuriata a dissacrare e attaccare barbaramente Capitol Hill. E se alcuni repubblicani – ha continuato Biden – lo hanno criticato, molti, ancora troppi, lo sostengono.

È qui importante ricordare che alcune figure di spicco del partito, che lo avevano inizialmente criticato come Mitch McConnel, Lindsay Graham e Kevin McCarthy hanno cambiato idea molto velocemente. E vale anche la pena di menzionare che 163 repubblicani su 215 ancora sostengono Trump. E questo la dice lunga su cosa sia diventato quel partito e su come il partito democratico sia rimasto il solo a sostenere l’importanza del funzionamento delle istituzioni democratiche.

Biden ha inoltre posto alcuni quesiti su che tipo di democrazia si deve desiderare. “Vogliamo essere una nazione che accetta la violenza politica come norma? O dove permettiamo che ufficiali elettorali di parte ribaltino la volontà popolare che si è espressa legalmente attraverso il voto? O ancora una nazione che vive non alla luce della verità, ma nell’ombra delle menzogne? Noi non ci possiamo permettere di essere quella nazione. L’unico modo di andare avanti è quello di riconoscere la verità e di procedere in maniera conseguente”.

Il presidente ha poi continuato andando al cuore dell’attacco a Trump, affermando che la sua ragnatela di bugie si è basata su tre elementi fondamentali. Il primo quello di contestare una tornata elettorale che viceversa ha testimoniato una delle più alte partecipazioni al voto della storia americana. Anche durante la pandemia i cittadini hanno fato file di ore per esprimere la loro scelta. La seconda che il processo elettorale non è affidabile e che sono state commessi dei brogli, quando invece è stato uno degli scrutini più controllati di sempre. Addirittura Biden ha citato lo stato della Georgia dove i voti sono stati contati tre volte, una volta anche manualmente. Infine il terzo elemento è costituito da quelli che sono stati definiti da Trump “veri patrioti” e che sono stati semplicemente dei terroristi che hanno devastato gli uffici di Capitol Hill rubando, devastando e perfino defecando nella Hall. “E hanno commesso queste azioni essendo al servizio di un solo uomo. I veri patrioti – ha contestato Biden – sono stati coloro che sono andati a votare”.

Il presidente infine si è appellato ai cittadini dicendo, come ha fatto la vice presidente Harris, che sta a tutti noi proteggere e salvaguardare la fiamma della democrazia. E nel fare ciò si è rivolto anche ad alcune potenze straniere come la Russia e la Cina affermando che gioiscono nel vedere che la democrazia americana è in pericolo, perché cosi il loro modello acquista potere, visibilità e consenso. Ha inoltre parlato della differenza tra democrazia e autocrazia. E a questo proposito ha ribadito l’importanza del diritto di volto e le responsabilità che esso comporta.

Nella parte finale del suo discorso tuttavia Biden ha acceso una luce di speranza anche se ha affermato che “Il ricordo di un anno fa è ancora presente e ci spaventa. Dolore e paura sono ancora profonde. Ma dai giorni più bui viene sempre la luce. Come ci siamo risollevati dal Pearl Harbor e dall’11 settembre, riusciremo anche ad uscire da questa impasse. Non avrei mai immaginato di dovere fronteggiare questa battaglia, ma difenderò questa nazione, perché – e qui ancora non ha risparmiato una frecciata a Trump – il punto è che c’è un ‘noi’ prima di un ‘io’. Ma noi che siamo una nazione basata sulla legge e sulla pace se saremo insieme ed uniti saremo capaci di formare quella nazione a cui il nostro stesso nome si richiama: United States of America”.

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